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La guerra di Zelenski

9 Set 22

Di Sergio-Mellina
Nella consueta maglietta militare, la solita divisa spoglia, il solito presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelenski, che ormai salta fuori dappertutto quando meno te l’aspetti, è comparso anche alla 79ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. Ha preso la scena alla serata inaugurale del 31 agosto 2022, balzando dallo schermo con un video-messaggio drammatico per invitare tutti i convenuti, peraltro suoi esimi colleghi, maestranze, registi, produttori e cineasti in genere, a “non dimenticare quello che sta accadendo in Ucraina” … "perché la vostra voce conta". Senza farsi tanti problemi ha rubato la scena e il microfono alla malcapitata conduttrice di turno, l’attrice spagnola Rocio Munoz Morales per manifestarsi nei toni drammatici della tragedia shakespeariana. Così, tra il “Leone d’oro alla carriera” a Cetherine Deneuve e “White Noise”, ha iniziato a leggere, ad una ad uno, un lungo elenco di nomi di “bambini innocenti” (358 vittime per l’esattezza fino al giorno prima dell’apertura del Festival). L’età? Da piccolissime creature in culla a ragazzi di 18 anni; un martirologio-nazionale seguito dai milioni di Ucraini in fuga. Ha minacciato i presenti che non avessero scolpito nella memoria quei nomi a ricordo perenne, perché "I nomi sono importanti, rischiano di cadere nell'oblio". Quasi inutile ribadire il colpevole, ci pensa lui. "Questo è il Cremlino" – "Non bisogna rimanere in silenzio, sarebbe fare quello che la Russia auspica: abituarsi alla guerra, rassegnarsi alla guerra, dimenticare la guerra. Sono macellai, terroristi, assassini, un orrore che non dura 120 minuti come un film ma ormai da 189 giorni, tanti sono quelli della guerra scatenata dalla Russia contro l'Ucraina". Zelenski ha studiato a sufficienza il suo mestiere di attore da non ignorare che alla scuola del grande Eduardo si diceva che «'A lucierna senz'uoglie se stuta » “La lampada senza olio si spegne”. Chi non lo ricorda il primo marzo scorso, ancora in borghese, annunciare direttamente al Parlamento Europeo riunito in plenaria straordinaria a Bruxelles, la guerra che stava subendo dalla Russia. Chi non ricorda il convoglio di mezzi militari russi con la Z, lungo 60 Km in marcia verso Kiev. Chi non ricorda le sue parole drammatiche: "Sapevamo che ci sarebbe stato un prezzo da pagare, ma la tragedia che stiamo vivendo è immane" – "Non riesco a dire buongiorno o buonasera, perché ogni giorno per qualcuno può essere l'ultimo giorno. Parlo dei cittadini ucraini che difendono la libertà a caro prezzo” – “Provateci che non ci lascerete soli” [tg24.sky.it › mondo › 2022/03/01 › ucraina-zelensky-parlamento-europeo]. A Venezia c’era da aspettarselo. Non si era perso, infatti, il Festival di Cannes del maggio scorso, suo terreno preferito, per entrare con la famosa citazione di Apocalypse Now "Amo l'odore del napalm al mattino", per enfatizzare le atrocità commesse da Putin a tutte le ore del giorno e della notte (Agenzia BFM TV-17 maggio 2022). Citazione azzeccatissima per i Francesi che la frase «à la guerre comme à la guerre», addirittura l’hanno inventata. Ebbene, non pago di questo attivismo forsennato, ecco Zelenski irrompere il giorno successivo (1 settembre 2022) alla prestigiosa “Villa d'Este” il raffinato Albergo di Cernobbio, in quel ramo del lago di Como che non volge a mezzogiorno. Punto strategico da cui farsi notare, sempre in tenuta disadorna da combattimento. Vi si sta svolgendo il “Foro Ambrosetti”, a partecipazione limitata e strettamente riservato ai destinatari. Si tratta di un crocevia internazionale per esponenti della politica mondiale, dell’economia, dell’accademia … insomma, di tutti quelli che contano fra gli “Atlantici”, top manager, gruppi imprenditoriali, politici, istituzionali, ossia presidenti, Amministratori Delegati, CEO, Managing Director e via andare. Il pistolotto di Zelensky è stato ascoltato per cortesia! Invece a Vladivostok, Vladimir Putin ha celebrato il suo contro-Foro Ambrosetti con un successo straordinario. La curiosità è sapere chi del mondo cosiddetto “Occidental-Atlantico” democratico e buono per antonomasia, sia stato mandato a spiare i “cattivi”, in quella città portuale dell’ estremo lembo Orientale di territorio siberiano. Il fatto nuovo è convincersi, oggi come oggi, che la ”cortina di ferro” è stata fusa da Michail Sergeevič Gorbačëv e poi confusa da Borís Nikoláevič Él’cin, dunque è inutile intimare: “O di qua o di la, tu con chi stati?” Da Yalta e Potsdam (1945) in poi, gli assetti mondiali sono completamente cambiati perché ci sono almeno due nuove grandi, potenze in più, la Cina che parla il “mandarino” cinese tradizionale e l’India che parla un fluente inglese e tiene la sinistra, nel senso di marcia stradale, con Indonesia e Pakistan circa mezzo miliardo di individui, in aggiunta ai 2 miliardi e 438 che sommerebbero Cina e India nel 2022.

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