"Liberazione dello spirito" (2). Giulio Giorello nella presentazione all’ultimo libro di Nuccio Ordine ci ricorda come "un insolito Moritz Schlick, anima del positivismo logico viennese, coglieva (1917) la radicalità della sovversione operata da Bruno commentando uno dei sonetti che aprono il De l’infinito universo e mondi come una vera e propria liberazione dello spirito"(3).
Ben oltre Copernico – quel Copernico che già aveva "varcato l’aria, penetrato il cielo, discorse le stelle, trapassati gli margini del mondo (4)" – Bruno "straccia definitivamente i limiti e i confini dell’universo"(5) . Il Nolano pensa l’universo come universo infinito in atto, omogeneo e abitato da infiniti mondi (6): nella teoria bruniana è all’opera – per continuare ad usare un’espressione di Schlick –una "forza liberatrice" che vince i pregiudizi della cosmologia precedente.
Quel che Bruno farà, sarà trarre dalla nuova cosmologia le dovute conseguenze.
Liquidato il mondo chiuso e finito della tradizione aristotelico-tolemaica, Bruno "spezza tutte le antiche gerarchie geocentriche, facendo piazza pulita di una scala di valori priva di senso" (7).
Bruno non si ferma alla cosmologia ma, in sintonia con una cultura umanistico- rinascimentale che riusciva ancora – spesso molto meglio di noi contemporanei – a leggere i nessi tra le cose e ad elaborare un pensiero olistico, riparte dalla filosofia della natura per allargare, poi, la forza sovversiva del "pensare l’infinito" anche sul piano gnoseologico, etico, estetico, politico e religioso.
La sua rivolta è radicale e il pensiero cui approda potrebbe essere visto come uno dei capitoli di quello che Michel Foucault, in un testo folgorante(8), definisce il "differenziale platonico": conversione, sovversione e perversione del platonismo e del suo impianto irrimediabilmente dualistico(9).
A leggere Foucault, viene in mente proprio Bruno.
Viene in mente la sua difesa dell’uso del volgare(10) di contro all’impaludato latino delle Università, il suo infrangere generi e stili mediante il trapassare dal comico al tragico, il suo sapiente uso del paradosso, la sua battaglia contro le regole dei pedanti che riducono "il sapere a culto della parola e a sterile esercizio etimologico" (11); ed ancora: il suo appassionato discorso sulla forza generativa e creatrice della materia, sull’incessante vicissitudine (12) che segna irrimediabilmente i processi trasformativi e il divenire di ogni cosa, sull’insaziabile e infinito desiderio – il principio dell’Orco (13) – che muove l’universo e al tempo stesso l’intelletto umano verso un limite che mai viene raggiunto.
Ma viene in mente anche il discorso, in parte di matrice cusaniana (14), sulla nuova, diversa e riconquistata dignità e centralità: non più l’uomo come centroperché abita un luogo privilegiato di un cosmo finito, ma l’uomo – in un universo infinito e perciò senza più centro alcuno – che diventa di nuovo centro solo perché qualsivoglia punto può ridiventare centro (15); centro, insomma, allo stesso titolo di ogni quantosivolgia vilissima minuzzaria (16); allo stesso titolo anche del più infimo tra gli enti, sia esso perfino una pulce (17). Si può davvero pensare a Bruno leggendo queste parole di Foucault:
"Pervertire il platonismo, significa sfilarlo sin nei minimi particolari, discendere (secondo la gravitazione propria dell’ humour) sino al capello, al sudiciume sotto l’unghia che non meritano per niente l’onore di un’idea" (18).
Uno dei punti di forza della linea di indagine proposta da Nuccio Ordine è quella, nell’ambito della vasta letteratura critica (19) dedicata al filosofo di Nola, di leggere i dialoghi italiani come discorso omogeneo, come articolazioni di un preciso progetto che, a partire dalla nuova filosofia della natura (Cena, De la causa, De l’infinito) rifonda la filosofia morale (Spaccio e Cabala) e infine la filosofia contemplativa (Furori):
"Getta prima le basi della sua cosmologia infinitistica. E dopo aver liberato l’universo dalle catene del geocentrismo, cerca di liberare con movimenti successivi e consequenziali, la materia, l’etica, l’estetica e la conoscenza" (20)
L’approdo del Nolano sarà quello di articolare una nuova filosofia che cercherà di mantenere ferma la conquista dell’infinito, di non tradire la relativizzazione dei punti di vista ma, anzi, di ripartire dalla spinta vitale che ogni ente possiede. Bruno lucidamente riuscirà a far manifestare, all’interno della molteplicità del divenire, la singolarità e la irripetibilità di ogni evento, di ogni metamorfosi e al tempo stesso cercherà di rintracciare le trame che rinviano da ogni piega dell’incessante divenire a quell’unica materia sostanziale, infinita e autogenerantesi. Un pensiero del molteplice radicato nel "dominio della mutazione e della coincidentia oppositorum" (21)o, come dice Saulino nello Spaccio, riferendosi – ancora una volta – a Cusano:
"Però se fisica e matematica moralmente si considera: vedesi che non ha trovato poco quel filosofo che è dovenuto alla raggione della coincidenza de contrarii; e non è imbecille prattico quel mago che la sa cercare dove ella consiste" (22)
Ecco che l’intera filosofia del Nolano è segnata dal primato delle mani, "organo degli organi" (23), della vita attiva su quella contemplativa, dell’inscindibile nesso tra azione e contemplazione che è alla base dell’esaltazione della magia naturale: vero mago (24) è colui che saprà leggere il labirinto del divenire, seguirne le trasformazioni e vincolare senza essere a sua volta vincolato; vero filosofo è colui che agisce, usando assieme mani ed intelletto, che si "abbandona ad un inseguimento senza fine"(25), ad una quête faticosa ed infinita.
Di qui il metodo utilizzato da Nuccio Ordine in Contro il Vangelo armato: un saggio che rompe i confini tra discipline e specialismi, che in un certo senso sdogana il pensiero di Bruno dalle ristrettezze e dalle chiuse di una lineare storia delle idee. Ordine piega l’analisi delle fonti e le ricostruzioni filologiche ad una interpretazione che intende ritessere in modo spregiudicato e innovativo la trama concettuale della filosofia nolana declinata come filosofia morale e politica.
In questa direzione Ordine apre i testi del filosofo a continui rinvii sincronici e orizzontali verso un ampio contesto europeo: temi, miti, immagini e metafore bruniane diventano così più intelligibili e a loro volta gettano nuova luce su autori e testi della stessa epoca.
Filo conduttore di Contro il Vangelo armato diventa, quindi, il tentativo di riconsegnare i testi bruniani – i dialoghi italiani e in particolare il dialogo satirico loSpaccio – ad un ampio contesto che ha come punto di partenza il soggiorno in Inghilterra del Nolano [1583-1585] in cui Bruno è ospite, a Londra, dell’ambasciatore francese Michel de Castelnau (26).
E qui, subito, il primo rinvio: rileggere i Mémoires (27), l’unica opera del Castelnau a noi pervenuta, in parallelo allo Spaccio. Mentre l’ambasciatore scriveva le sue memorie, Bruno infatti lavorava al dialogo satirico. Un primo punto di partenza che, quindi, si allarga a disegnare i possibili rinvii contestuali, oltre la Manica, almilieu accademico di Enrico III (28), ipotizzando che Bruno da Londra non abbia mai interrotto i rapporti con quella corte parigina in cui nel biennio precedente [1581-82] era stato ben accolto. Proprio a Parigi, d’altra parte, aveva pubblicato le sue prime opere: De umbris idearum, Cantus Circaeus, Ars memoriae, De compendiosa architectura et complemento artis Lullii.
Importanza del milieu francese, quindi.
Di qui il parallelo tra molti spunti della riflessione bruniana e le tematiche del poeta della Pléiade, Pierre de Ronsard, autore dei Discours des Misères de ce temps(1567, 1578): il poeta che "imbraccia le armi della sua professione – "le papier et la plume" (29) – per combattere la coraggiosa battaglia contro l’arroganza e la vana eloquenza dei protestanti" (30).
Una battaglia contro la Riforma, tuttavia, intrapresa non tanto a difesa dei cattolici quanto a sostegno di una ragion di stato – tutta politica – che vede nella religione – in linea di continuità con il dibattito che va da Bodin (31) a Machiavelli – un instrumentum regni, lo strumento per tenere coeso e unito un popolo. Ronsard si fa "difensore del re e della nazione francese che nell’autorità si incarna" (32).
Qual è allora l’utilità della religione? L’etimo della parola religione – come ripeterà Bruno – viene fatto risalire al latino religare (33) e la religione, con i suoi riti e i suoi culti, ha quindi la funzione di creare legami e connessioni, di garantire l’unione. La connessione garantita dalla religione non dovrà essere quella tra uomo e Dio – come vorrebbero i protestanti – ma tra uomo e uomo, tra singolo e comunità di appartenenza. La religione di un popolo, inoltre, fa parte della sua storia: è legame perciò in quanto ha radici profonde e non può per questo essere – come sostiene anche Machiavelli – estirpato improvvisamente.
Ma in terra francese, nell’Accademia di Enrico III, si discute anche di vizi e di virtù e, circa queste ultime, se siano più rilevanti le virtù intellettuali o le virtù morali. Ronsard si schiera decisamente per le seconde: per le virtù che hanno per oggetto le realtà instabili, le cose incerte – come, ad esempio, il governo delle città.
E vale davvero la pena tornare a sottolineare la presa di posizione di questo poeta, utile per rileggere e ripensare molti passaggi bruniani: la scelta è per la vita attiva, per le virtù morali.
Su questo fronte ci si deve impegnare perché si tratta di virtù che implicano, per essere ben esercitate, molta più abilità che non l’esercizio delle virtù intellettuali che si limitano a "guardare e meditare ciò che è costante e che non può né venirvi meno né deludervi" (34).
Tra la vita contemplativa e la vita attiva, il poeta militante francese e il filosofo eretico sceglieranno, entrambi, l’azione.
Il filosofo non può che diventare, quindi, uomo politico. Facile riconoscere ancora una volta il debito bruniano verso Platone e al tempo stesso la distanza che li separa. Laddove il filosofo greco dichiarava l’illusione e i margini di errore derivati da una visione legata alle sole ombre e bandiva dalla sua Repubblica (35) poeti, pittori e fabbricatori di specchi, Giordano Bruno troverà proprio nella dimensione umbratile la via d’accesso per un riscatto del pensiero facendo dell’ombra, delvestigium, del sigillum, dell’immagine dipinta e dell’immagine riflessa altrettante leve per scardinare l’universo chiuso dei saperi costituiti.
Il lettore poi – oltre il testo di Ordine – potrà senza difficoltà rintracciare altri nodi che arrivano fino ai giorni nostri: la riflessione sui fondamentalismi attuali potrà di certo arricchirsi nell’intessere un dialogo con le ragioni che sono alla base del rifiuto, da parte del filosofo Giordano Bruno e del poeta Pierre de Ronsard, di ogni fanatismo religioso.
*Nuccio Ordine, Contro il Vangelo armato. Giordano Bruno, Ronsard e la religione, Cortina editore, Milano 2007. Il libro riprende temi del ciclo di seminari che Ordine ha tenuto nel 1998 al Warburg Institute di Londra, rielaborati nell’introduzione allo Spaccio de la bestia trionfante di Giordano Bruno, edito a Parigi nella collana Les Oeuvres complètes di Belles Lettres diretta da Yves Hersant e Nuccio Ordine. Rispetto al saggio pubblicato in Francia Giordano Bruno, Ronsard et la réligion, Albin Michel, Paris 2004, l’edizione italiana risulta ampliata, aggiornata e arricchita da un’appendice dedicata al confronto tra la Mandragola di Machiavelli e il Candelaio di Bruno
NOTE
2 Giulio Giorello, Presentazione, in Nuccio Ordine, Il Vangelo armato, cit., p. XVIII. Il riferimento è a Moritz Schlick, Spazio e tempo nella fisica contemporanea, Bibliopolis, Napoli 1979, pp. 77-78
3 Ibidem
4 Giordano Bruno, Spaccio de la bestia trionfante, in Opere italiane, Utet, Torino, vol II p.179
5 Nuccio Ordine, La soglia dell’ombra, Marsilio, Venezia 2006, p. 74
6 Sul concetto di infinito in Bruno la letteratura è vasta; si veda per l’interpretazione qui sostenuta: Michel Angel Granada, Introduction, in De l’infinito universo e mondi, Oeuvres complètes, cit., 2006, vol IV; Antonella Del Prete, Infinito, in Enciclopedia bruniana e campanelliana, vol I Giornate di studi 2001-2004, diretta da E. Canone e G. Ernst, Pisa-Roma, 2006 , pp.47-60.
7 Nuccio Ordine, La soglia dell’ombra, cit., p.75
8 Michel Foucault, Theatrum Philosophicum, introduzione a Gilles Deleuze, Differenza e ripetizione, Il Mulino, Bologna 1971, p VIII-XXIV
9 Ibidem
10 Giovanni Acquilecchia, L’adozione del volgare nei dialoghi londinesi di Giordano Bruno [1953], in Schede bruniane [1590-1991] Manziana, Vecchiarelli 1993, pp. 41-63
11 Nuccio Ordine, Contro il Vangelo armato, cit. p. 155.
12 Cfr. per un’introduzione al tema: Michel Angel Granata, Vicissitudine, in Enciclopedia bruniana e campanelliana, vol I, cit., pp. 179-191
13 Giordano Bruno, Lampas triginta statuarum, in Opere Magiche, edizione diretta da Michele Ciliberto, Adelphi, Milano 2000, pp. 958-964 [21-29].
14 Per un’introduzione al tema di Cusano come fonte di Bruno si veda Pietro Secchi, Cusano, in Enciclopedia bruniana e campanelliana, vol I, cit., p. 19.
15 Ibidem
16 Giordano Bruno, Spaccio de la bestia trionfante, in Oeuvres complètes de Giordano Bruno, collection dirigée par Yves Hersant, Nuccio Ordine, Les belles lettres, Paris 1999, V pp. 161-165
17 Ibidem. Si veda anche il commento di Ordine in La soglia dell’ombra, cit, p. 76: "I capelli di Vesta, le pulci di Costantino, la gonna di mastro Danese, il molare della vecchia di Fiurulo occupano un posto importante nel destino cosmico".
18 Michel Foucault, Theatrum Philosophicum, op. cit.
19 Sulla stessa linea di Ordine si vedano: Vincenzo Spampanato, Vita di Giordano Bruno con documenti editi e inediti, Aragno editore, Torino 2000, p.324; Miguel Angel Granata in Introduction a Giordano Bruno Degli eroici furori, Oeuvres complètes, cit, 1999, VII pp. XXXIX-LVI; Alfondo Ingegno, Regia pazzia. Bruno lettore di Calvino, Quattro venti, Urbino, 1987, pp. 143-148.
20 Nuccio Ordine, La soglia dell’ombra, cit., p. 42
21 Nuccio Ordine, Contro il Vangelo armato, cit., pp. 177-182
22 Ivi p. 181
23 p. 78
24 Opera di riferimento sul tema dei vincoli connessi alla magia è il De Vinculis in genere. Si veda Giordano Bruno, Opere magiche, cit. pp. 413-584
25 Nuccio Ordine, La soglia dell’ombra, op. cit., p. 225.
26 A Michel de Castelnau, Bruno dedica, in segno di riconoscenza, i primi tre dialoghi italiani: La cena del le Ceneri, De la causa, principio et uno, De l’infinito, universo e mondi e l’opera latina sulla mnemotecnica Explicatio triginta sigillorum.
27 I Mémoires, pubblicati postumi nel 1621, sono l’unica opera di Michel de Castelnau a noi pervenuta. Nuccio Ordine dimostra che i Mémoires sono ancora in fase di stesura nel biennio in cui Bruno è ospite di Castelnau e sicuramente l’ambasciatore vi sta lavorando mentre Bruno scrive lo Spaccio de la bestia trionfanteil dialogo satirico, pubblicato a Londra nel 1584 presso Charlewood. Cfr. Contro il Vangelo armato, op. cit., pp.1-4.
28 Nuccio Ordine fa riferimento ai lavori che Francis Yates negli anni Quaranta dedica allo studio delle accademie francesi e che rimarranno poi privi di seguito. In particolare si veda, Francis Yates, The French Academies of Sixteenth Century, Warburg Institute, London 1947.
29 Carta e penna.
30 Ordine, Contro il Vangelo Armato, cit, p. 11
31 Ivi p. 29. Ordine si sofferma sull’analisi di alcuni passaggi dei Six Livres de la Republique (1576) di Jean Bodin, amico dell’ambasciato francese Castelnau e legato alla corte del re di Francia Enrico III.
32 Ivi p.13
33 L’ipotesi di Ronsard è la stessa di Bruno: entrambi seguono l’etimo che collega religio a religare e non a relegere [religire]
34 Ordine, Contro il Vangelo Armato, cit, p. 26-27.
35 Platone, La Repubblica, a cura di Mario Vegetti, Bur 2006, Libro X, 596c – 598b.
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