Per prima cosa è riuscita a inventare un Frecciarossa mensile della cultura Roma-Pompei, preso stamane di buonora in pompa magna, che non può esistere tecnicamente per il materiale rotabile inadatto. Questo, indipendentemente dalla pessima fama che circonda l’alta velocità italiana, a parte gli scioperi, anche recenti. Il nuovo servizio ferroviario è stato inaugurato dalla Meloni, Gennaro Sangiuliano (Ministro della Cultura), Luigi Ferraris (AD del Gruppo FS Italiane), Massimo Osanna (Direttore generale Musei) Gabriel Zuchtriegel (Direttore del Parco Archeologico Pompei). Ha molto opportunamente disertato l’evento Daniela Santanché (Ministro del Turismo), invitata a tenersi alla larga dopo le tormentose vicende parlamentari di “Visibilia” in cui ha giurato di non aver mai avuto alcun ruolo operativo in “Ki Group”, come a suo tempo faceva Berlusconi arrivato a giurare pubblicamente “sulla testa dei suoi figli”, di essere innocente. Questo il comunicato ufficiale – frutto della collaborazione tra Ministero della Cultura (MiC) e Gruppo F.S. Italiane – «Il collegamento diretto senza cambi tra la Capitale e uno dei siti archeologici più famosi al mondo sarà effettuato con il Frecciarossa 1000, treno di punta della flotta di Trenitalia (capofila del Polo Passeggeri del Gruppo FS) ogni terza domenica del mese e permetterà a viaggiatori e turisti di raggiungere Pompei da Roma in un’ora e 47 minuti e di tornare, la sera, in due ore e un quarto. Già durante il viaggio i passeggeri potranno conoscere la storia dell’antica Pompei attraverso una clip che sarà trasmessa sui monitor di bordo». Sono in molti a ritenere che resterà uno spot interessante ma di scarsa credibilità, basterà verificare subito dopo Ferragosto.
L’aspettava a Napoli l’aereo per Tunisi dove ad attenderla c’erano Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, alla caccia di un secondo mandato cercando di accontentare tutti e Mark Rutte, dimissionario in Olanda dopo il crollo del suo partito proprio a causa dello zelante impegno nella migrazione africana. Il padrone di casa, l’ambiguo e imprevedibile autocrate Kais Saied, quello che insulta i compratori perché sostiene di non fare il carceriere degli africani, per conto terzi! Che, tra l’altro sono dei meridionali, rispetto ai tunisini, ma pretende sempre più denari per firmare un “Memorandum d’intesa UE-Tunisia”. Questo, allo scopo di fermare il flusso dei disperati che attraversano il “Mare Nostrum”, secondo il “Modello Nordafrica” della Meloni. Detto più esplicitamente, un partenariato strategico e globale con la Tunisia, dell’Unione Europea al fine di cooperare nel grande problema della migrazione africana. Questo è il grande gioco di prestigitazione che il nostro primo ministro si è inventata, approfittando della confusione EU e NATO, di chi vuole entrare, ma non vuole che altri entrino, di chi vuole “eurofighter “e “Leopard” ma intanto gli danno “bombe a grappolo” perché è rimasto senza munizioni, ma s’incazza perché è venuto per timbrare l’ingresso subito e lo rimandano a settembre, forse.
Semplicissimo e geniale il giochino della Meloni [01], ripetuto appena trova spazio per parlare all’estero che, se abbiamo capito bene, funziona più o meno così
– Guarda il dito, lo vedi? Bene! Da un lato ci sono i “problemi interni” di ogni nazione, legittimi e indiscutibili, sacrosanti, che nessuno nega e che l’UE riconosce pienamente, capito? Dall’altro ci sono i “problemi esterni”, quelli che ogni nazione, con la propria identità, che nessuno nega, e dunque l’Europa nella sua interezza deve affrontare, capito? Basta separarli “problemi interni” di qua e “problemi esterni” di la, capito? –
– Si! Ma Polonia e Ungheria hanno detto no, sono contrari, eppure sono europei di destra … –
– Ah, ma allora non mi sono spiegata! Guarda il dito, lo vedi? “Problemi interni” di qua, “esterni” di là. I loro sono “interni” e sono affari loro, ci mancherebbe! Noi abbiamo problemi “esterni”, che te lo dico a fare, l’Africa ti pare Europa? Per questo stiamo preparando un memorandum europeo con la Tunisia al quale torneremo come già precedentemente con politici di grande prestigio e autorevolezza quali la von der Leyen e Mark Rutte –
– Si! Ma quelli di “Visegrad” se ne fregano e si mettono di traverso, non sono problemi che li riguardano e non sganceranno un centesimo … –
– Ma allora non stai attento, guarda il dito: “problemi interni” e “problemi esterni”, noi a Tunisi facciamo come ci pare: “problemi esterni”, capito? E naturalmente forzeremo le decisioni più opportune per l’Europa, s’intende! –
– Si, certo, ma chi paga questo sforzo “esterno”, perché gli USA hanno fermato il FMI, finché Saied non intraprenderà certe riforme per la democrazia e cesserà tutte le violenze in atto contro i migranti
– Ecco questa è una questione scabrosa, ma noi intanto portiamo 150 milioni di euro, a sostegno del bilancio tunisino più 105 milioni, come supporto di controllo alle frontiere dove termina il deserto, in modo da fermare sulle coste africane i flussi che giungono dalla regione del Sahel. Certo Saied è insoddisfatto, vorrebbe di più, ma la nostra diplomazia sui problemi “esterni” lavora per l’obbiettivo prioritario della Ue che vede nella presente intesa l’interruzione dell’immigrazione all’origine. Del resto avete sentito anche le dichiarazioni del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi di venerdì 14 «Il blocco navale lo stiamo facendo con l’accordo con la Tunisia». Comunque dovremmo riuscire a sbloccare la seconda tranche di 900 milioni in attesa al FMI, sempre che Saied mantenga fede alle promesse concordate con l’UE e soprattutto con gli USA.
Le reazioni negative al memorandum d’intesa in 10 punti firmato domenica 15 luglio 2023 da Saied per la Tunisia e dalla delegazione UE (Von der Leyen, Meloni, Rutte) sono state copiose unanimi e serrate, dalla maggior parte dei paesi mediterranei. Tra l’altro il sessantacinquenne rais tunisino pare non sia visto di buon occhio neppure in patria. La Tunisia è stretta tra le sue tirannie feroci e le sue paranoie spietate, cui aggiunge di proprio una deriva autocratica. Alla fama di incorruttibilità egli associa quella di negazione dei diritti umani, che rende drammatica la profonda crisi economica della Tunisia. Col suo panarabismo nasseriano, frammischiato ad un conservatorismo komeinista, unito a un antioccidentalismo binladenista, Kais Saied, richiama in maniera contraddittoria, e in tono minore, figure del passato arabo-islamico. Dà l’impressione di non sapere che pesci pigliare, sul piano ideologico, mentre tra dollari ed euro non mostra esitazione, afferra entrambi.
Ecco qualche titolo meno interessato alle glorie africane della Meloni. “La bocciatura arriva dalle due sponde del Mediterraneo. Ed è corale. Al memorandum di intesa fra Unione europea e Tunisia il mondo delle ong dice rotondamente no”… “Quando interesse e umanità sono in conflitto, l’interesse vince sempre. C’è chi ancora pensa che esistano i diritti umani. È la più grande bugia della storia”, commentano da “Refugees” in Tunisia, rete civile di solidarietà che si è costituita negli ultimi mesi fra i rifugiati che sono fuggiti o stanno tentando di farlo dal regime di Kais Saied. (www.repubblica.it › 17 luglio 2023 migranti_accordo_ue_tunisia_reazioni_le ong in coro: “Memorandum vergognoso…) I fondi Ue alla Tunisia nel silenzio sui diritti umani – Eunews (www.eunews.it › 17 luglio 2023 › fondi-ue-tunisia-migrazione-saied-accuse…).
È certo che la richiesta del terzetto UE (pagando, s’intende) e la risposta piccata dell’interlocutore tunisino (alzando la posta, ça va sans dire), non solo sono ciniche e invereconde, ma entrambe, anche presuntuose, antistoriche, fuori dal tempo. Tornano subito in mente le antiche mappe dell’impero romano, con la scritta “hic sunt leones” (qui ci sono i leoni). Il significato profondo era che al di là del limes imperiale, si apriva uno spazio sconosciuto, informe, indefinito, abitato da fiere, mostri e barbari, non civili, comunque, e chissà di che fatta! Ebbene, non si stenta a pensare che Kais Saied nei panni del garante del limite, del confine meridionale dell’Unione Europea da un lato e dall’altro, Ursula, Giorgia e Mark, nelle vesti dei nuovi imperatori europei (altrettanti Scipioni africani, per dire), eterodiretti da superpotenze extraeuropee, che impongono le loro volontà per giocare su altri scacchieri dove l’Europa non c’entra affatto, sono una rappresentazione grottesca della realtà.
Eppure un tempo non era così. Basterebbe un’occhiata frettolosa ai testi di storia antica per sapere che Tunisi fu uno dei primi villaggi sottomessi da Cartagine, leggermente più a nord, completamente sul mare, la città che la leggenda vuole fondata da Didone, la dolente e tragica regina fenicia giunta da Tiro. In eterno contrasto con Roma per la supremazia nel Mediterraneo, e polo commerciale di molte culture, alla fine della terza guerra punica, come tutti sanno, Publio Cornelio Scipione, detto l’Africano, ebbe la meglio su Cartagine. I suoi soldati andarono casa per casa uccidendo gli abitanti e rendendo schiavi i sopravvissuti. Il porto e la città furono completamente distrutte e rase al suolo, quando correva l’anno 146 a.C. Da quel momento Tunisi, che si allunga su una serie di collinette, non più di 50 mt s.l.m., digradanti sul lago omonimo, da cui si poteva controllare il traffico intorno alla nuova Cartagine (ricostruita, romanizzata e cristianizzata), cominciò a decollare per l’importanza strategica e militare, prima dei bizantini, poi dei musulmani arabi. Vi regnarono gli Aglabiti, la prima dinastia musulmana, successivamente gli Ziridi, una dinastia berbera, poi gli hafsidi e così via, sempre tra guerre distruzioni, saccheggi e incursioni di corsari babareschi, data la posizione di presidio nel Canale di Sicilia.
Un periodo di relativa calma per quanto la ricostruzione storica sia difficile e confusa, si ebbe durante il regno dei Bey di Tunisi. Per esempio tra il XVII e il XVIII secolo regnarono come Bey di Tunisi anche due Muraditi che in realtà erano due rinnegati italiani [02]. Il primo come Murad Dey Yûssuf, era un corso rinnegato (Giacomo Santi) catturato a 9 anni da corsari tunisini agli ordini di Ramadan Bey, che divenne, suo maestro e ne sposò la figlia. Yussuf, abile amministratore raggiunse il rango di pascià e succedette al suocero. Il secondo, Usta Murad, era un rinnegato genovese, padre di Hammuda pascià, che per un mero errore di trascrizione possedeva i titoli di Bey, Dey e pascià, errore poi ripetuto nel tempo. Come che sia, il periodo storico dei Bey di Tunisi, più prossimo all’impresa garibaldina in Sicilia, favori una copiosa immigrazione di siciliani da Pantelleria, Lampedusa Marsala e Palermo che trovarono più conveniente cercare futuro in Tunisia, che essere arruolati dai Piemontesi per andare a reprimere il brigantaggio in Calabria, come fece mio nonno Gioacchino. Fiorì sull’altra sponda dirimpettaia della Sicilia l’opera di molti viniviticoltori provenienti da Pantelleria e Lampedusa per vinificare raffinati zibibbo e frizzanti varietà di moscato “avec la methode champenoise”, il metodo classico degli spumanti. Il Banco di Sicilia aprì filiali, dove lavorò anche una mia cugina con funzioni direttive. Tutti sanno che li nacque Claudia Cardinale. Anche molti gelatieri siciliani “gelavano” aromi di frutta per la corte del Bey di Tunisi e altrettanto facevano pasticceri con frutta candita, cannoli ripieni ed altre leccornie per allietare salotti di corti ottomane. Infine – 25 luglio 1957 – prevalse Bourghiba che divenne presidente e cacciò gli Italiani. Tempi lontani, sapori e culture mediterranee, intramontabili, ma dimenticate, anzi calpestate dalla ferocia di chi oggi lucra sulla disperazione dell’Africa depredata.
Note.
01. Si rimanda a: “Vertice NATO a Vilnius, conferenza stampa del Presidente Meloni” ( www.governo.it › articolo › vertice-nato-vilnius-conferenza-stampa-del-pr… 30 giugno 2023 · Io voglio fare le mie congratulazioni al Presidente della Lituania, Gitanas Nausėda, che incontrerò a breve in un bilaterale, l’ultimo impegno …)
02. Si veda “Murad Bey e Murad Dey, la storia di due rinnegati italiani” di Kais Ben Salah i Dialoghi Mediterranei (www.istitutoeuroarabo.it › murad-bey-e-murad-dey-la-storia-di-due-rinneg…1 mar 2022 • “La dinastia dei Muraditi diventò tunisina e non si vide mai più a capo dello Stato personaggi così esotici come Murad Cursu e Osta Morato …)
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