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INTERVISTA a BRUCE LABRUCE autore di GERONTOPHILIA

8 Apr 19

Di Manlio Converti
Bruce LaBruce, nome d'arte di Justin Stewart nato in Canada nel 1964, è uno scrittore, regista, fotografo e sceneggiatore divenuto famoso dopo aver girato un certo numero di film assai controversi, che mescolavano le tecniche e il linguaggio artistico del cinema indipendente con la pornografia gay.
Dopo il premio al Sundance & Berlin per “The Raspberry Reich” è entrato nel circuito internazionale dei festival cinematografici partecipando ad oltre 150 fino al successo della proiezione al MoMA a New York nel novembre 2008.
E’ sembrato completamente diverso il suo ultimo film presentato al Festival di Venezia nella sezione “Giornate degli Autori”, che è la sezione più sperimentale.
Come meglio spiegato nella recensione sulla rivista nello SPECIALE VENEZIA 70 http://www.psychiatryonline.it/node/4501  questo film è quasi un “Harold & Maude” omosessuale, dove un giovane neoassunto in un ospizio sviluppa un amore romantico ed un’attrazione sessuale per Mr. Peabody, un ottuagenario ivi residente. A differenza dei precedenti film di LaBruce, Gerontofilia non è sessualmente esplicito; come riferito in conferenza stampa dallo stesso autore, egli ha scelto di adattare i suoi temi tradizionali sui tabù sessuali realizzando un film più appetibile per un pubblico generalista.
 

Vorrei sapere se  hai scelto le tematiche delle persone anziane e degli zombie per salvaguardare l’idea che almeno un gay debba morire in un film di successo a tematica omosessuale, come è avvenuto finora in ogni film premiato con l’Oscar?

 

I miei film sugli zombie rappresentano alcuni aspetti della mia esperienza gay, ma non del dover morire per avere successo. Nel mio film Otto, il giovane protagonista è stato tanto traumatizzato da tutta l’ostilità e negatività contro di lui in quanto omosessuale dal percepire sé stesso come uno zombie, come un morto. O meglio come un non.morto.
L.A. Zombie è invece completamente diverso. Lo zombie alieno in questo film scopa con i cadaveri riportandoli alla vita. E’ una specie di salvatore, un visitatore che viene da lontano, rattristato da tutta la violenza  e negatività della terra, che cerca di aiutare le vittime resuscitandole.
In Gerontofilia, il vecchio uomo è anche lui una specie di zombie troppo medicalizzato costretto nell’ospizio, mentre il giovane cerca di riportarlo alla vita. E’ un tipo diverso di resurrezione. Il vecchio muore alla fine a causa dell’eccitazione, ma, in fondo, muore felice!|
Gli omosessuali hanno spesso tradizionalmente avuto la peggio nei film più importanti e questo mi ha sempre riportato alla mente molti significati possibili. Prima che l’omosessualità diventasse “conservatrice”, “assimilata” e “de radicalizzata”, gay, lesbiche e transessuali (Lgbt) erano emarginate e brutalizzate dalla società (ovviamente lo sono ancora in alcune società), per cui il cinema popolare semplicemente rifletteva questi maltrattamenti di quanti sfidavano le norme e le convenzioni della sessualità. Spesso, in film come La Volpe di Sandy Dennis o Il Sergente di Rod Steiger, la morte dell’omosessuale alla fine del film era sempre rappresentata in un modo orribile, quasi Shakesperiano o come nelle tragedie greche. Questi personaggi omosessuali si trovavano loro stessi in circostanze impossibili e tragiche dettate da una società repressiva e oscurantista, per cui le loro vite non potevano durare a lungo. Mi ricordo sempre del detto di Marcuse “un individuo ben fatto in una società malata è lui stesso (o lei) un malato!”.
Nel cinema gli omosessuali erano spesso associati al cinema con un elemento criminale, speso perché dalla società non era offerta loro alcuna alternativa. Per me questo era spesso una notevole ritrattistica romantica di criminali, radicali e perfino di terroristi sessuali. Nulla di cui vergognarsi!
Nel mio lavoro, ho visto gli zombie gay ed i vecchi come rappresentazione di una vecchia scuola sull’omosessualità, quella che era militante, estrema tanto da celebrare gli outsider. Per me gli omosessuali siano morti, non.morti, quasi morti, sono l’ultimo fronte contro la banalità, il conformismo e l’implacabile ubiquità della cultura etero normativa.

 
Conoscerai la recente love story di Berlusconi con una minorenne, cosa ne pensa della gerontofilia in questo caso e in generale?
 

Orbene mio caro, Berlusconi è un orribile caso speciale. Cerca di restare giovane e preservare la sua giovinezza con una modalità vampiristica, scopando giovani prostitute. Non c’è davvero gerontofilia in tutto ciò. Le giovani sono attratti da lui perché ricco e potente, non per la sua età o la sua saggezza, né perché pensino che sia sexy.
Berlusconi è un tipo diverso di zombie, uno zombie cattivo. Non può essere ucciso. Torna ogni volta in vita per portare la società in una palude di corruzione, apatia e cinismo.
Il mio concetto di gerontofilia è opposto. Per me i gerontofili idolatrano e feticizzano i vecchi  per la saggezza, per l’esperienza e per vite piene di sofferenza, gioia ed amore. Provo rispetto per quanti abbiano questo feticcio come dei santi o dei martiri che si sacrificano sull’altare di vite complete e piene d’esperienza, che grazie a questo raggiungono l’inevitabile stato di grazia.

 
Può il cinema aiutare la lotta all’omofobia in qualche modo?
 

Il cinema è la più profonda e potente forma di propaganda al mondo, per cui può essere usata per combattere qualunque cosa, incluso l’omofobia. L’omofobia però è un fenomeno davvero complicato, ed ecco che è un compito di registi come me di esplorarla in un modo complesso e sofisticato. Ad esempio, il mio film Skin Flick ruota intorno ad un  gruppo di skinheads neonazista che hanno rapporti omosessuali tra loro che non sono identificati come gay, tanto che sono omofobi ed odiano quanti chiamino sé stessi gay. E’ una strana e perversa psicologia che coinvolge la negazione, la proiezione, l’omofobia interiorizzata e via dicendo.
Alcuni hanno anche detto che la descrizione degli omosessuali e dell’omosessualità nei miei film promuove l’omosessualità, altri vedono nei miei film la celebrazione dei disadattati sociali ed il richiamo alla sessualità deviante o non.ortodossa  per porre la questione della loro stessa umanità per esprimere la loro differenza liberamente e con gioia.

 
Mi parli della tua esperienza con la Psichiatria e la Psicologia?
 

Ho avuto un lungo periodo di fascinazione per la teoria psicanalitica. Ho preso la laurea in una facoltà chiamata “Psicanalisi e Femminismo” in cui ero l’unico maschio del corso. Durante l’Università dovemmo leggere tutto Lacan tradotto in inglese, il che per me è stato difficilissimo non essendo pratico delle teorie francesi post.strutturaliste!
Ho diretto e scritto a Berlino un’opera per il teatro Hau che chiamai “Il cattivo seno” o “Lo strano caso di Theda Lange”, ispirato all’opera della psicanalista postfreudiana Melanie Klein. Questo testo parla della relazione tra un’attrice stagista nevrotica e ninfomane e la sua psicoanalista Kleiniana! Mi piacerebbe trasformarla in una narrazione drammatica filmata.
Ho avuto solo due psicoterapeuti nella mia vita, che mi hanno aiutato in periodi difficili della mia vita. Ogni trattamento è durato un anno. Ho praticato la psicoterapia, ma non ho ma non sono mai stato psicanalizzato. Forse è venuto il momento!

 
 
Mi parli del tuo Coming Out? Come potremmo aiutare le stars ed i VIP italiani a fare anche loro Coming Out?
 

Da noi fare il Coming Out è diventata un po’ “vecchia scuola”. Se le persone vogliono restare nascoste, credo che sia una loro scelta. Alcune persone non vogliono definire le loro vite attraverso indentità politiche o attraverso filtri ideologici. Posso apprezzare questo punto di vista.
Non sono tanto militante quando ci si aspetta che tutti debbano identificarsi come “gay” o fissare le proprie identità sessuali. Mi piacerebbe un’espressione più fluida e meno restrittiva espressione della sessualità e dell’omosessualità. Oggi d’altra parte soprattutto nel mondo occidentale, non è tanto difficile fare Coming Out, e si possono anche avere dei vantaggi in alcuni casi. Detto ciò, è difficile mantenere una vita segreta, ed io sono sicuro che talvolta è un grande sollievo ed estremamente liberatorio vivere la propria vita apertamente e liberamente.
Io non ho mai ufficialmente fatto un Coming Out. Ho semplicemente supposto che tutti lo sapessero! Credo che piuttosto le star dello sport debbano fare Coming Out, anche se io aborro lo sport. Credo che loro siano ancora molto repressi sessualmente ed abbiano bisogno di superare questo problema.

 
Cosa ne pensi della vita gay italiana, se ne hai avuto esperienza?
 

Sono stato spesso in Italia ai festival di film Lgbt a Roma, Torino, Milano o Bologna. Un libro sul mio lavoro, intitolato “Bruce(x)ploitation” è stato pubblicato da un’editore Torinese, Queer Frame, che è una divisione della Atlantite Entertainment. Sempre la Queer Frame sta distribuendo anche un set con i miei due film sugli zombie gay (Otto sottotitolato Up with Dead People e L.A. Zombie).
Adoro gli uomini italiani (anche le donne!). A me piacciono anche gli hustlers (prostituti palestrati NdA) e la contrattazione rude con loro.
Credo che molti italiani siano capaci di esprimere appassionatamente la propria omosessualità, anche se non sempre apertamente, sempre con grande stile ed eleganza.
Naturalmente in una nazione molto cattolica le questioni omosessuali sono molto complicate. Eppure l’Italia ha prodotto uno dei più grandi artisti e filosofi omosessuali di tutti i tempi. Pier Paolo Pasolini!
La Chiesa Cattolica è ovviamente piena di omosessuali, e l’estetica barocca della Chiesa è allo stesso modo molto omosessuale, il che produce ogni tipo di paradosso e contraddizione! Non puoi essere più gay del Vaticano!

 
Qual è la tua specifica opinione sulla Gerontofilia, come sindrome, perversione, comportamento o altro?
 

E’ una modalità Fetish certificata anche nel dizionario. Anche la rivista Scinetific American lo certifica! Come potete leggere nel sito http://blogs.scientificamerican.com/bering-in-mind/2013/07/31/everlasting-beauty-a-sexual-attraction-to-the-elderly/
 

La sessualizzazione del corpo dell’anziano è un tema raro e solo moderno: quali sono stati i tuoi riferimenti in questa scelta?
 

Non ho davvero cercato alcun riferimento moderno. Anche il film Harold e Maude non è tanto un film sul feticismo per il corpo di una donna anziana, ma il racconto di un uomo giovane che ama una donna anziana a dispetto della sua età. Ecco perché ho configurato il mio film piuttosto come una “Lolita alla rovescia”. Mi sono basato di più su informazioni aneddotiche, storie raccolte personalmente da persone che ho incontrato nella vita reale.

 

Hai mai visto il film “Il Compleanno” di Marco Filiberti (di cui seguirà intervista alla rovescia nella prossima puntata)? Il film tratta di una Lolita gay con un “happy end” (o meglio con la morte di un’eterosessuale ed una scena finale a tratti comica in cui ci si confronta con la perdita). Ad ogni buon conto questo film può essere considerato l’opposto del tuo Gerontofilia. Ti sei mai confrontato con questo film o con l’originale Lolita?

 

Non conosco questo film italiano. Ho ovviamente letto la novella di Nabokov (diverse volte) ed ho visto la versione di Kubrick molteplici volte. Ho provato ad immagine il vecchio Mr Peabody in Gerontophilia con un carattere parallelo a Lolita. Come lei diventa in qualche modo consapevole del potere (sessuale) che possiede sul suo amante intergenerazionale, e si burla di lui in un modo quasi civettuolo.
Anche l’incidente che ha la madre in Gerontofilia è parallelo alla morte della madre in Lolita. Può essere letto come un desiderio inconscio del giovane almeno temporaneamente di eliminare sua madre in modo da poter adempiere e perseguire i propri desideri verso l’uomo anziano.

 
Un altro film con cui confrontare il tuo Gerontofilia è naturalmente Qualcuno volò sul Nido del Cuculo, non credi?
 

Gerontofilia si riferisce al “Nido del Cuculo” (ho letto il romanzo e visto il film) dal momento che un personaggio, Mr. Peabody, è istituzionalizzato ed anche isolato parzialmente a causa della delle scelte non convenzionali e non ortodosse fatte durante la sua vita.
L’istituzione cerca di trasformarlo in uno zombie, come avviene nel “Nido del Cuculo”, sia per punirlo sia per renderlo più docile e manipolabile.
Ho visitato molte persone in istituzioni psichiatriche durante molti anni, per cui capisco quanto la medicazione sia spesso usata solo per rende i pazienti manipolabili.

 
Perché hai fatto Psicoterapia? Quali risultati o cambiamenti hai ottenuto?
 

Ho fatto seriamente due volte la psicoterapia, entrambe dopo esperienze traumatiche. Ho avuto problemi di tossicodipendenza. In entrambi i casi ho avuto grandi terapisti che mi hanno aiutato ad andare oltre questi tempi difficili ed oltre la dipendenza attraverso una combinazione di terapie. Entrambi credevano molto nella terapia “parlata”, nella terapia cognitivo-comportamentale ed in altri tipi di terapia, da quella umanista a quella psicoanalitica fino alla prescrizione di medicinali. Mi piace molto questo approccio multidisciplinare, ritagliato sul paziente individuale.

 
L’uso di droghe o di psicofarmaci è oggi un mezzo di ispirazione artistica per te o per il tuo ambiente artistico?
 

Ho usato un numero ampio di droghe, sia ricreative che terapeutiche, durante la mia vita. Ho sperimentato stati alterati della mente come modalità d’apertura delle porte della percezione, come era detto una volta, per aprire la mente a diversi modo di vedere il mondo. Ho avuto trip divertenti, spirituali o altrimenti illuminanti, come ho avuto trip cattivi.

 
Questo è il tuo primo film non indipendente: questo ha cambiato qualcosa del tuo modo di lavorare o del programma originale di questo film?
 

Non per il film, no. Questo film è stato concepito fin dall’0inizio come un film più accessibile in un contesto più “industriale”, per cui non c’è stato bisogno di cambiare toni abbassando alcunché né di fare compromessi. Ho programmato di fare un tipo diverso di film, ma ho scelto un tema che fosse ancora in linea con i miei film precedenti – la storia di un outsider e di una “deviante” sessuale, un disadattato, ed un rivoluzionario.
La differenza principale è stata che non è esplicita sessualmente come i miei film precedenti. I miei film precedenti sono romantici e comici, ma sono anche espliciti sessualmente.

 

L’intera storia è più romantica e meno “malata” o meglio meno “provocatoria” degli altri film, anche come scelta di regia: questo cambiamento di “stile” è dovuto a pressioni della produzione o c’è in qualche modo un’evoluzione del percorso artistico di La Bruce?

 

Come ho già detto l’intera idea era quella di provare un nuovo metodo e raggiungere un diverso pubblico. Ho fatto sette uscite esplicite sessualmente, per cui ho pensato che era tempo di provare qualcosa di diverso. E’ stata una bella sfida lavorare con un budget maggiore, lavorare con una troupe organizzata dai sindacati, lavorare secondo il modello “industriale”. Questo non vuol dire non voglia continuare a fare lavori sessualmente espliciti o shoccanti o d’avant-garde (in francese nel testo).  In fatti ho già fatto un film sperimentale, basato su un mio stage sul Perrot Lunare di Arnold Schoenberg , che riguarda un transessuale da donna ad uomo, che è sessualmente esplicito ed anche shoccante in qualche modo. E’ anche anti.narrativo ed a basso budget.

 
Dato il tema del film non posso non chiedere quale rapporto avessi con i tuoi genitori e nonni…
 
Posso confessare di avere avuto durante l’infanzia una fissazione per mio padre, che non aveva nulla di inusuale, per quanto ne capisca io…
 
Allo stesso modo vorrei chiedere se hai mai avuto rapporti “gerontofili” nella tua vita personale, affettiva e sessuale…
 
Sono molto democratico nei miei gusti sessuali e pratiche, per cui ho fatto sesso, ad esempio, con uomini sopra i sessant’anni. Ma non sono un gerontofilo per questo.
 
Come abbiamo già detto hai girato dei film nel contesto culturale tedesco: ha avuto la Germania una parte significativa nella tua vita? Che relazione hai con gli “europei”? Girerai mai un film qui in Italia?
 

A Berlino ho girato tre film e diretto tre stage di produzione. Ho anche girato un lavoro a Londra ed un breve documentario a Parigi. Adoro la Vecchia Europa, ma ho bisogno di bilanciare il mio tempo tra il Vecchio Mondo e il Nuovo Mondo. Per me l’Europa può avere un ruolo “pesante e macerato” (qui torna al doppio senso in modo esplicito perché vuol dire anche sesso pesante e bagnato NdA), che è valutato poco a causa della sua storia pesante e complicata (e qua non si capisce se intende parlare allo stesso modo di una relazione con me che sono però stato troppo pesante nel fargli queste domande NdA narcista).
Per me il Canada e gli US sono in qualche modo più leggeri e più orientati alle frontiere, con cieli aperti, grazie al relativamente recente sviluppo. L’America è come un adolescente mentre l’Europa  è una baldracca di mezza età! Mi piacciono entrambi!
Mi piacerebbe girare un film in Italia. Ho anche una scrittura in corso di sviluppo sul fotografo tedesco Wilhem Von Gloeden che vorrei girare in Sicilia, ma non ho ancora trovato i fondi necessari per farlo.

 

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