L’impero e la vergogna
Secondo Lacan è il simbolico stesso, ossia il linguaggio, a portare con sé, necessariamente, la malattia mentale.[1] Temo che sia sempre il linguaggio a fare sì che esistano al mondo anche i senza-vergogna.
Chi sono i senza-vergogna ? Potremmo dire che sono coloro che non sanno dire: Sì, sì, No, no. Si divertono con la verità come se il reale non esistesse. E credono così di godere. Ma di che godimento si tratta ? Si tratta pur sempre del godimento fallico. « Tutto ciò che è dell’ordine del maschile è sotto il primato del fallo. Che esso si mostri in rutilanti o misere appendici di carne o di pubblici o privati poteri. »[2] Di Ciaccia parla di impero fallico o oligarghico. L’accesso a una vera democrazia sembra passare per un altro godimento, quello femminile, non-tutto fallico. L’incontro tra i due non esiste e forse proprio per questo piovono parole d’amore, le sole a dare acqua a una possibilità democratica.
Dei senza-vergogna Di Ciaccia parla in una delle note pubblicate in questa seconda sezione di Piccole mappe (la raccolta delle note introduttive a La psicoanalisi):
« …quella di oggigiorno è una situazione che appare paradossale : da un lato viene accentuato il versante che il giudizio degli uomini prevale su quello divino; dall’altro si assiste alla disgregazione della giustizia degli uomini a solo beneficio dei senza-vergogna. »[3]
Allora ? Andiamo a comandare ? No. « Il discorso dell'analista esclude, di per sé, ogni dominio e potere.»[4]
Uno dei compiti della psicoanalisi, oggi, ci dice Antonio, è destare la vergogna nei senza-vergogna ; altrimenti non c’è possibilità di rapporto con l’Altro.
Dopo la nevrosi e poi la psicosi, si spalanca per noi psicoanalisti anche il magico ripetitivo mondo della perversione, con un’altra mission impossible:
Famoli vergognà !!!
Secondo Lacan è il simbolico stesso, ossia il linguaggio, a portare con sé, necessariamente, la malattia mentale.[1] Temo che sia sempre il linguaggio a fare sì che esistano al mondo anche i senza-vergogna.
Chi sono i senza-vergogna ? Potremmo dire che sono coloro che non sanno dire: Sì, sì, No, no. Si divertono con la verità come se il reale non esistesse. E credono così di godere. Ma di che godimento si tratta ? Si tratta pur sempre del godimento fallico. « Tutto ciò che è dell’ordine del maschile è sotto il primato del fallo. Che esso si mostri in rutilanti o misere appendici di carne o di pubblici o privati poteri. »[2] Di Ciaccia parla di impero fallico o oligarghico. L’accesso a una vera democrazia sembra passare per un altro godimento, quello femminile, non-tutto fallico. L’incontro tra i due non esiste e forse proprio per questo piovono parole d’amore, le sole a dare acqua a una possibilità democratica.
Dei senza-vergogna Di Ciaccia parla in una delle note pubblicate in questa seconda sezione di Piccole mappe (la raccolta delle note introduttive a La psicoanalisi):
« …quella di oggigiorno è una situazione che appare paradossale : da un lato viene accentuato il versante che il giudizio degli uomini prevale su quello divino; dall’altro si assiste alla disgregazione della giustizia degli uomini a solo beneficio dei senza-vergogna. »[3]
Allora ? Andiamo a comandare ? No. « Il discorso dell'analista esclude, di per sé, ogni dominio e potere.»[4]
Uno dei compiti della psicoanalisi, oggi, ci dice Antonio, è destare la vergogna nei senza-vergogna ; altrimenti non c’è possibilità di rapporto con l’Altro.
Dopo la nevrosi e poi la psicosi, si spalanca per noi psicoanalisti anche il magico ripetitivo mondo della perversione, con un’altra mission impossible:
Famoli vergognà !!!
[1] Vedi : A. Di Ciaccia, « Basaglia e Lacan”, Nota editoriale de La psicoanalisi, 25, 1999; e, qui, in Piccole mappe 2.
[2] « Sulla femminilità », Nota editoriale de La Psicoanalisi, 34, 2003; e, qui, in Piccole mappe 1.
[3] « Morire di vergogna è un effetto ottenuto raramente », Nota editoriale de La Psicoanalisi, 46, 2009; e, qui, in Piccole Mappe 2.
[4] "Tutti sono folli, ossia delirano", Nota editoriale de La Psicoanalisi, 62, 2017; e, qui, in Piccole Mappe 2.