Come avviene fin dal suo primo numero, anche in questo numero della rivista viene riportato un testo di Lacan. Si tratta di un breve intervento da lui pronunciato durante la discussione che aveva fatto seguito alla comunicazione di Serge Leclaire sull’oggetto a nel corso delle Journées dell’Ecole freudienne de Paris del maggio del 1971. Si tratta, a mio parere, di un vero gioiello. Pierre Malengreau vi ha dedicato un commento, che riportiamo più avanti. Facciamo tuttavia qualche puntualizzazione.
L’intervento di Lacan parte dall’oggetto a, ma tutta la sua argomentazione ha come fulcro un altro punto : si tratta della vera falla beante che costituisce l’essere parlante in quanto tale. Tale falla fa sì che la domanda che intercorre tra il soggetto e l’altro (diciamo tra il bambino e la madre, per rendere più chiaro il discorso) si imponga con un carattere di imperiosa necessità, ma rivela anche la radicale inadeguatezza della domanda. Lacan in questo breve testo non lo dice, ma proprio per questo motivo ogni domanda è domanda d’amore, poiché l’amore è ciò che viene a colmare la mancanza. La falla però resta intatta.
Secondo punto. Lacan sottolinea che l’oggetto a non è una sua invenzione ma una costruzione che egli ha ripreso da Freud, e ricorda che l’importanza di quest’oggetto è capitale non solo per quanto riguarda la funzione della domanda e quella del desiderio, ma anche a causa dell’isoformismo che egli reperisce tra l’oggetto a e la posizione dell’analista nell’esperienza analitica. Posizione che egli aveva già precisato nel matema del discorso dell’analista che aveva messo in musica nel seminario svolto nel 1969-1970, Il rovescio della psicoanalisi (Einaudi, 2001).
Terzo punto. In questo intervento, Lacan fa un netto riferimento al seminario che egli sta tenendo, Di un discorso che non sarebbe del sembiante (Einaudi, 2010). La lezione – che Jacques-Alain Miller, quando ha stabilito il testo, ha intitolato « L’uomo e la donna e la logica » – è del 19 maggio 1971, ossia di qualche giorno dopo le Journées. Un passo ci interessa particolarmente. Lacan riprende la falla beante, aperta come una forbice, ovvero come una V. Si tratta dunque di una struttura triplice che non si richiude : si tratta della triade della domanda, dell’articolazione desiderante e dell’oggetto ; si tratta della triade del sembiante, della verità e del godimento ; si tratta, infine, della triade che si istituisce tra l’uomo, la donna e il fallo. Ora, è proprio grazie e per la virtù del fallo – che è un terzo che non funziona però da medium – che tra l’uomo e la donna la falla resta beante. Il che permette a Lacan di enunciare il suo famoso aforisma « non c’è rapporto sessuale », ossia che non c’è matema possibile del rapporto tra l’uomo e la donna, ma contemporaneamente permette a Lacan di affermare che questa falla è quello che viene velato e coperto da ogni parola d’amore.

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LANCAN E IL LINGUAGGIO

PICCOLE MAPPE 4

TRA ETICA E TECNICA

INTRODUZIONI ALLE TRADUZIONI ITALIANE DEI TESTI DI LACAN

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PICCOLE MAPPE 3

LE PSICOSI E IL BAMBINO