L'ultimo romanzo di Gibson dal titolo Aidoru (curiosamente cosìtradotto nell'edizione italiana) racconta di un amore ai limiti dell'impossibile tra il cantante rock sino-irlandese Rez per la creatura Rei Toei. Il fatto è che Rei non è un essere umano, è un 'idoru'(che significa idolo in giapponese), una creatura 'virtuale' appunto.Nasce all'interno del computer, come un' Antartide di dati doveha acquisito la perfezione delle fattezze, secondo una 'architettura deidesideri' immaginata da Gibson. L' 'idoru' del racconto è un "costrutto di simulazione, un insieme di componenti software, la creazione di progettisti informatici". Come già in 'Neuromante' più di dieci anni fa, Gibson aveva profeticamente anticipato la vita nella Rete, cosìoggi ha scritto 'Idoru' quando ancora Kyoto, 'idoru' contemporaneo nonera stata creata nel computer.
Oggi in rete il personaggio virtuale immaginato da Gibson c'èe si chiama Kyoto'96: idolo delle teen-ager giapponesi, è molto carina, cantabene e non esiste nel mondo reale, ma ahimè solo in quello virtuale. Gibson in una intervista rilasciata a Loredana Lipperini (La Repubblica16 giugno '97) in occasione della presentazione del libro in Italia, assicura che quando aveva scritto il romanzo non sapeva nulla di Kyoto, e solo quando ha ultimato il manoscritto, ha fatto la sua virtuale conoscenza e come prevedibile ne è rimasto profondamente deluso. E in fondo possiamo credergli.
Il mondo che viene descritto è saturo di emozioni, trasfigurato in un probabile futuro che incombe e il suo 'idoru' virtuale catalizza i sogni, i desideri e le passioni di coloro che hanno l'avventura di incontrarei suoi occhi. Il cantante Rez rimane letteramente 'stregato' al punto che desidera persino sposarla.
Ed ecco come viene descritta la sua prima apparizione: "I capellineri tagliati in maniera regolare e lucidi sfioravano le pallide spalle nude mentre voltava la testa. Non aveva sopracciglia, e palpebre e ciglia sembravano spolverate con qualcosa di bianco, che metteva in risalto pupille scure…Nella struttura della sua faccia, nella geometria delle ossa sottostanti,erano iscritte in codice storie di lotte dinastiche, privazioni, migrazioniterribili. Vide tombe di pietra su ripidi prati montani, gli architravicoperti di neve. Una fila di assurdi cavalli da soma, il loro fiato biancoper il freddo, seguiva un sentiero sul pendio di un canyon".
La sua visione trasporta in un mondo onirico. Niente a che vedere dunque con una sintesi industriale di stile hollywoodiano (come appare quellaoggi disponibile in rete) delle ultime tre dozzine di facce femminili piùfamose sui media giapponesi, bensì una presenza magnetica ed evocatricedi un passato lontanissimo e perduto che ispira una profonda e struggentenostalgia in chi incrocia i suoi occhi per la prima volta. Il mistero diRei/Idoru è che rappresenta una continua creazione seriale, ovvero essenzialmente un è 'processo', non soltanto una sovrapposizione di 'personalità' variamente composte. "Le piattaforme affondano sotto di lei, una dopo l'altra, e lei diventa sempre più densa,sempre più complessa…". I personaggi che le girano intorno,al contrario, sono quasi privi di soggettività, ridotti alla banalità di corpi meccanici pieni di cicatrici, schiacciati nella labirintica città giapponese disastrata dall'ennesimo terremoto, soffocati in atmosfere perverse alla "Tokyo decadence", dove una potentissima 'nano-tecnologia' consente alle strutture della metropoli di auto-generarsi. In fondo questa realtà è quasi un incubo da cui chiunque vorrebbe sfuggire,dove per di più l'unica organizzazione sociale che 'tiene' è quella di stampo mafioso, russa o giapponese che sia. Lo sviluppo della narrazione, quasi priva di trama, si regge sull'ingenuità incontaminata della protagonista Chia, una ragazzina americana di Seattle, sulle tracce del 'suo idolo' Rez: un'adolescente che come Alice nel paese delle meravigliesi perde in una serie di avventure incredibili, tra la realtà degradata e violenta, contrapposta e variamente intrecciata con il mondo immaginario che l'informatica, altra potente tecnologia, le permette divivere come 'quasi reale' o come 'quasi certamente possibile'.
La particolarità di questo romanzo sta nell'anticipare il futuro potenziale che è già e non ancora: oggi si materializza nella rete con Kyoto96. Non è insolito per gli scrittori di fantascienza anticipareil futuro: a differenza di questi ultimi, gli scrittori del genere 'cyberpunk'invece tendono ad interpretare il presente e a proiettarlo nell'immediato futuro, ovvero quello di cui tutti noi possiamo fare esperienza. Accantoa scenari post-apocalittici si genera in molte di questi racconti visionariuna vertiginosa nostalgia per il 'mondo naturale' ormai definitivamente scomparso e sommerso da manufatti umani, compresi i 'finti animali' artificialmente generati con la manipolazione genetica. Infatti nel finale ambiguo, scaturito dalle esigenze di produzione di dare un 'lieto fine' al film Blade Runner di Ridley Scott (l'originale finale del regista non ne prevedeva la possibilità), l'umano Deckart e la replicante Rachel, la coppia ibrida che celebra un 'matrimonio alchemico' tra il biologicoe l'artificiale, fugge verso un'incontaminato paradiso naturale. Molto più astratto e corente è il 'matrimonio' tra il cantante Rez e l'idoru' Rei Toei, che richiede la realizzazione di un misterioso'Progetto': forse un'isola virtuale fantastica dove i due amanti vivranno felici e contenti in una perfetta immortalità.
- Per chi desideri approfondire le tematiche di questo nuovo genere letterariodefinito cyberpunk che apre letteralmente un' 'altra dimensione' fenomenolgica dell'umano,rimando al testo di Antonio Caronia e Domenico Gallo Houdinie Faust. Breve storia del cyberpunk, Milano,Baldini e Castoldi, 1997.
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- Qui trovate i filmati di Kyoto96.
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