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INTERVISTA AD ALBERTO PAROLA

18 Set 12

Di Anna Fata

 

Alberto Parola è psicologo del lavoro e delle organizzazioni, docente presso il Dipartimento di Scienze dell'Educazione dell'Università degli Studi di Torino, autore del volume 'Internet per gli psicologi'.

 

D: Nel suo libro ‘Internet per gli psicologi’ lei afferma che uno dei ruoli fondamentali dello psicologo nella Rete consiste nell’osservare.

Per poter fare ciò, però, è necessario un modello epistemologico ben preciso, che diventa molto difficile da adottare ed applicare ad una realtà così mutevole quale è la Rete.

Attualmente, quali sono le direzioni più accreditate verso le quali si sta muovendo la ricerca in tal senso?

 

R: Nella Rete si tratta di indagare le medesime cose, ma con modi diversi di vedere.

Esistono numerosi modelli per compiere ciò, quello che considera la rete come una tela, come un cervello, come un villaggio globale o come un contenitore.

L’approccio varia a seconda dell’analisi che viene compiuta e a seconda delle finalità.

Sono comparsi i primi testi che trattano della psicologia di Internet, tra i quali quello della Wallace, un excursus che comprende sia la dimensione sociale, sia quella emotiva, sia quella cognitiva, della Young, che indaga le forme di abuso della Rete, i pericoli insiti in essa e le forme di dipendenza ad essa correlate, della Pravettoni, dell’Università di Milano, che si occupa di formazione a distanza, teleapprendimento, identità online, comunità virtuali, di Bonaiuto, che ha condotto un’analisi della comunicazione online, che ha raccolto in un libro, ‘Conversazioni virtuali’,

Qui da noi, a Scienze della Formazione dell’Università di Torino, il capogruppo è Gallino, che ha fondato il progetto FAR, Formazione Aperta in Rete (www.far.unito.it) ed è responsabile scientifico del progetto CampusOne.

Inoltre, più sul versante psichiatrico, da tenere ben distinto da quello psicologico, c’è Presti, che, a sua volta, ha raccolto in un volume i frutti delle sue ricerche.

 

D: Numerosi psicologi, ad oggi, sono restii all’utilizzo della Rete. Quali sono, a suo avviso, le motivazioni di tali resistenze?

R: Per poter favorire l’apertura degli psicologi verso la Rete è necessario agire su tre fronti: sull’ apertura mentale dei docenti, degli studenti e dell’Università in quanto istituzione.

Il limite fondamentale consiste nel fatto che sussistono ancora vecchi modelli mentali che rendono difficoltoso l’approccio alla Rete. Non solo, quindi, mancano le competenze per l’utilizzo della Rete, ma anche i progetti per attuare ciò.

 

D: Non si possono, tuttavia, dimenticare anche i ritardi connessi alla diffusione delle nuove tecnologie e degli strumenti di comunicazione, come, ad esempio, nel caso della banda larga, o delle fibre ottiche. Quali sono, a suo avviso, le prospettive per il futuro, almeno nel breve termine?

R: E’ necessario distinguere tra le prospettive in senso allargato e quelle a livello locale: prima saranno privilegiate le grandi città e poi i centri minori. Inoltre attualmente non è possibile fare un piano di sviluppo approfondito ragionando sui tempi che richiederanno i lavori di cablatura. Ipotizziamo di avere a disposizione la banda larga: la rete cambia identità acquisendo sempre di più le caratteristiche di una televisione personalizzata, con la possibilità di integrare diversi media. Chi, in futuro, utilizzerà la Rete, o come oggetto o come strumento di ricerca non potrà prescindere da una complessa formazione tecnica, comunicativa, dall’acquisizione di una conoscenza legata alle innumerevoli possibilità che l’incontro di tali media potrà produrre al crocevia tra diverse culture.

 

D: Attualmente, quali sono gli utilizzi principali della Rete da parte degli psicologi?

R: Gli utilizzi principali sono:

  • la formazione: si può citare, in tal senso, ad esempio, il progetto FAR dell’Università di Torino;
  • il counseling on-line, quindi la comunicazione, con tutti i limiti metodologici del caso;
  • la studio dell’usabilità delle interfacce.

 

D: Relativamente al counseling online, secondo lei, quali norme e regole dovrebbero essere adottate per salvaguardare i professionisti e gli utenti e chi dovrebbe stabilirle?

R: Molte riflessioni sono già state fatte: il risultato è che la tutela che avviene per mezzo della censura grazie alla tecnologia è destinata a fallire: è necessario puntare all’educazione dei soggetti, combattendo i tentativi di demonizzazione della rete. Per quanto riguarda il counseling significa creare un setting tecnologico protetto con alle spalle dei veri professionisti.

 

D: Quali sono, a suo giudizio, gli utilizzi potenziali della rete che potrebbero essere maggiormente valorizzati?

R: Per il futuro si prevedono, oltre alle aree sopra citate, un incremento ulteriore dei progetti di educazione continua.

Ad esempio, si può citare, in tal senso i progetti legati all’ECM (Educazione continua in Medicina), che consiste nella progettazione e nell’erogazione di corsi on-line su tutto il territorio nazionale, rivolti ai medici in vista della loro formazione e del loro aggiornamento.

 

D: A proposito di formazione online, quali sono, secondo lei, i requisiti che un corso dovrebbe avere, per permettere ai discenti di raggiungere gli obiettivi formativi prefissati, evitando il fenomeno dell’abbandono, che sembra particolarmente elevato nel caso di tale modalità didattica?

R: la nostra filosofia prevede la strutturazione dei contenuti che va progettata in modo diverso per il web, la collaborazione tra docenti, tutors, progettisti, grafici e studenti, e l’apertura alla rete nel senso della ricerca, valutazione e selezione di materiali didattici da intessere sapientemente con la conoscenza originale proposta dai docenti dei corsi. La formula magica non esiste ma è fondamentale puntare alla massima qualità di ciascuna fase del corso, alla professionalizzazione dei ruoli e ad un sistema di valutazione chiaro che abbia una coerente corrispondenza con i crediti formativi in presenza.

 

D: Quali sono, secondo lei, i nuovi sbocchi professionali per uno psicologo nella Rete (e della Rete)?

R: Lo psicologo deve tenere in considerazione gli sviluppi futuri della Rete, che significa multimedialità nel senso più largo del termine: i campi della comunicazione, della formazione, anche per quanto riguarda i soggetti in età evolutiva sono quelli con maggiori possibilità di sviluppo.

 

D: Nella comunicazione, quali sono, a suo avviso, i vantaggi e gli svantaggi che la Rete può comportare?

R: è necessario utilizzare un servizio chiedendosi a monte chi è l’interlocutore, l’obiettivo del messaggio e il contesto della comunicazione: la vera competenza comunicativa è saper scegliere lo strumento giusto e non solo quello telematico perché è più rapido: non sempre la rapidità è sinonimo di efficacia.

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