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Sulla psicopatologia dei nativi digitali – Intervista a Riccardo Dalle Luche

2 Lug 22

Di Mario Degli Stefani

Tra le 7 tracce proposte per la prova di italiano all’Esame di Stato (che si è svolta il 23 giugno us), il 21% dei maturandi di tutti gli indirizzi, dunque la maggioranza, ha scelto L’iperconnessione e Internet.Il 14/04/2022 avevamo affrontato proprio tale argomentoin un webinar con lo psichiatria professor Dalle Luche, che qui riproponiamo in una sintesi1.

 

 

 

Marina De Rose :Oggi ho l'onore di ospitare il professor Riccardo Dalle Luche, psichiatra, psicopatologo e psicoterapeuta,per parlare di un argomento attualissimo, che ha molti risvolti:La psico(pato)logia dei nativi e dei primitivi digitali: il Digital Self degli iper-connessi.

Vorrei partire dall'anno 2013, dottor Dalle Luche, quando l'Editore Corbaccio pubblicò un libro di uno psichiatra e psicopatologo tedesco, Manfred Spitzer, dal titolo Demenza digitale.Come la nuova tecnologia ci rende stupidi.Crede anche lei che a causa dellemoderne tecnologie stiamo diventando stupidi? Inoltre, ci spiega questa suggestiva concezione del Sé Digitale?

Riccardo Dalle Luche: Io sono arrivato in maniera autonoma alla questione del DigitalSelf. In Italia si è discusso molto di transizione digitale, ma limitando la questione agli aspetti tecnologici ei burocratici. Ciò che è sfuggito alle istituzioni è che la transizione digitale ha avuto un impattopsicologico importante su tutti noi non nativi ma soprattutto sui nati in era digitale, che sono cresciuti in era digitale. Mi sono accorto nella pratica clinica che i giovani appartenenti a questa generazionehanno una espressione clinica del loro disagio psicopatologico completamente diversa dai loro coetanei di un tempo. È ovvio che tutte le generazioni sono diverse una dall'altra ma la struttura psicologica di questi giovani esseri umani mi pare profondamente mutata, come si evidenzia da due fenomeni fondamentali: il gender fluid e la ridefinizione drastica delle relazioni sessuali da un lato, il Sé Digitale dall’altro. Mi sono quindi messo a studiare se e come questa diversità si rifletta nel tipo di psicopatologia.

MDR: Spitzer sostiene, ed io concordo, che l'uso massiccio delle tecnologie social sta mandando all'ammasso il nostro cervello – e in particolar modo quello dei giovani -mentre la lobby delle società di software ne promuove e pubblicizza gli esiti straordinari…Prendiamo la scuola;da qualche annoilMinistero impone che le abilità digitali devono essere stimolate,gli studenti devono essere performanti su Internet. Spitzer però già nel 2013 ci avvertiva che sulla base di alcuni studi era lecito lanciare un allarme generale, perché i media digitali rischiano di indebolire non solo il corpo ma anche la mente dei nostri figli; e se utilizzeranno compulsivamente (e unicamente) la rete per chattare, twittare, postare, navigare su Google, andare (aggiungo io perché forse all'epoca non c'erano) su TikTok, WhatsApp, Instagram,Telegram etc., finiranno per perdere alcune funzioni psichiche fondamentali come la capacità di riflettere e concentrarsi.

RDL:Secondo me il problema non è cognitivo. Io sono favorevole alla transizione digitale anche radicale e penso che,se usata adeguatamente,sia uno strumento eccezionale di ampliamento delle conoscenze, di possibilità di contatti;inoltre non credo che la sua diffusione progressiva sia in qualche modo arginabile.Il multitasking sta cambiando il modo anche di studiare, in qualsiasi momento della giornata quando mancaun dato, una nozione, o dobbiamo tradurre qualcosa, basta cliccare sullo smartphone. Gli strumenti digitali sono, da questo punto di vista, un'espansione straordinaria del Sé. Gli aspetti problematici sono altrove: essi infatti trascinano un problema di perdita di situatività dell’Io: chi li usa continuativamente e compulsivamente ha smarrito l'unità di luogo e di tempo: una volta eravamo di volta in volta in un luogo, in un tempo e in un solo mondo, abitavamo il mondo della famiglia,il mondo della scuola, il mondo dello sport, il mondo degli amici…adesso invece è normale, grazie allepossibilità degli strumenti digitali,essere contemporaneamente in tutti questi mondi: a scuola, ma anche con gli amici, con la famiglia, nel mondo variegato dei social, nei gruppi più disparati e eterogenei, nel mondo delle chat, dei videogames, dei video, dello streaming musicale e così via. Man mano che si avanza con l'età, si va sempre più verso l’intrattenere relazioni molteplici,professinoali, amichevoli, ma anche sessuali. Questo problemaè sempre esistito ma, come dire, era più limitato e collocato in una situatività per cui uno usciva dalla stanza A ed entrava nella stanza B, ossia osi era nella stanza A o nella stanza B… mentre invece il problema è che ora si è contemporaneamente nella stanza Ae nella stanza Bsenza alcun conflitto comunicativo, relazionale, o dei comportamenti sessuali. Non ci sono più le cornici normative che sostenevano la maggior parte dei conflitti sociali e relazionali, quelli che io, con Simone Bertacca, definivamo nel libro del 2006 (L’ambivalenza e l’ambiguità nelle rotture affettive,F.A.)a fini operativi, cioè terapeutici, come “ambiguità” o “ambivalenza”. La questione è: “come si struttura il soggetto quando fin dai primi anni di vita si vive in un ambiente di questo tipo?”la persona è multipla, diffusa, è un agglomerato di identificazioni e modelli eterogenei e spesso perfino contraddittori. Strutturare un Io come organizzazione funzionale coerentenon è più possibile:probabilmente i nativi digitali non ne hanno neppure la cognizione. Noi ne osserviamo gli effetti: non esistendo più le de-limitazioni relazionali, gli spazi differenziati del mondo psichico, anche il Super Io è scomparso:non esistono più i conflitti super-egoici, le ansie da trasgressione, con le quali anche noi abbiamo convissuto. Il Super Io è divenuto al massimo un’istanza estetica, non più etica, il bene e il male riguardano le modalità in cui ci si esprime, non cosa si fa, infatti, ad esempio, aumentano i reati relazionali in quanto non si ha più la percezione che siano illeciti.L'Io oggi (se si può ancora parlare di Io) si plasma in una situazione di coesistenza di piani spazio-temporali multipli e concomitanti e diventa quello che viene definito il Digital Self, quindi un Sé che è strutturalmentediffuso, disperso e potenzialmente incoerente, ramificato, a rete, rizomatico, come dicevano profeticamente Deleuze e Guattari negli anni ’70 del ‘9002. Fino a pochi anni fa psichiatri importanti come Kohut parlavano di coesione del Sé come un elemento di salute mentale edi diffusione dell’Io come un elemento basico della psicopatologia della personalità, ad esempio nelle cosiddette personalità Borderline: si diceva cheladiffusione dell'identità creasse un sacco di problemi,o comunque fosse l’esito di una complessa operazione difensiva nata dall’ambivalenza affettiva, che impediva relazioni mature; oggi siamo passati direttamente dalla diffusione dell'identità alla liquidità del Sé come fatto naturale.

Che cosa fanno questi strumenti social? non fanno altro che materializzare il pensiero sullo spazio digitale e concretizzare le relazioni sempre nello spazio digitale per cui le persone comunicano, si connettono, si scambiano informazioni, ma nonsi incontrano realmente, non si relazionano più in modo concreto, impegnativo. Una volta per vedere gli amici si andava al bar, in centro, al cinema, ci si incontrava, si faceva gruppo, si chiacchierava.Adesso bastano due scambi su WhatsApp ed è già fatto, ragion per cui non c'è più bisogno di vedersi. L'essenziale si è detto, il contatto si è mantenuto,anche l'intimità della relazione è garantita da questo mezzo, ma non si ha più una vera relazione, con tutto il suo carico di regole e impegni e la fatica di mantenerla.

Ci sono tuttavia delle eccezioni, ad esempio le psicoterapie on-line,che saranno sempre più diffuse. Oggi ci sono psicologi epsicoterapeuti che lavorano ormai esclusivamente online, come se l’online sostituisse il contatto reale: non si accorgono della differenza fondativa che esiste tra l’essere nel mondo (in-der-Welt-Sein), come si diceva una volta, e l’essere nel web (in-der-Web-Sein) (prendo il gioco di parole da un articolo di DiCangio appena pubblicato3).

Di recente ho risposto a un questionario, un’indagine nazionale sulla psicoterapia online, e ho detto che secondo me vanno benissimo, anzi, sono ancora più “pure” di quelle in presenza,intanto perché c'è un libero scambio fra due “soggetti” in un setting elastico e spesso anch’esso svincolato dallo spazio-tempo tradizionale; questi principi sonoalla base della mia teoria psicoterapeutica clinica e fenomenologica4. La psicoterapia online è uno spazio di grandi e liberepossibilità espressive,non sussiste nessun rischio di contaminazione e di un rapporto reale tra paziente e terapeuta, ma vanno riscritte le regole: il setting è molto diverso da quello usuale: è più affine al funzionamento in tempo reale della mente, ma molto meno responsabilizzante sul piano personale. Per certi aspetti riproduce il setting analitico freudiano classico, ed infatti so che alcuni analisti aboliscono nella videochiamata, dopo i saluti, il contatto video.

Questo mondo digitale fatto di iper-spazi e iper-tempi, che noi non nativi abbiamo imparato ad abitare con alle spalle un Sé (un Io) già fortemente strutturato; è abitato dalla nascita dai nativi di oggi, pensi ai bambini piccoli sui passeggini col videogame sul cellulare: che Sé struttureranno?

MDR: verissimo, a tal proposito ho preparato delle foto, ora le faccio vedere!

RDL:Quando io ero bambino, mia mamma, che era maestra, diceva che i bambini da quando c'era la televisione erano più intelligenti di prima. Io penso che in chi utilizza i mezzi tecnologici probabilmente lo sviluppo cognitivo è ulteriormente migliorato e forseè cambiato anche qualitativamente.Piuttosto, cambiando la struttura dell'apprendimento, i programmi scolastici dovrebbero essere completamente riscritti in questa direzione: ad esempio la Storia andrebbe insegnata al contrario, partendo dall’attualità per tornare indietro a scoprire le condizioni che hanno creato il presente. In tal modo i ragazzi capirebbero e si appassionerebbero ad una materia che, così come viene insegnata, è assolutamente odiosa. Chi si occupa di scuola, di psicoterapia, di sociologia,dovrebbe ripensare completamente il mondo da questo punto di vista perché (faccio un esempio banale) è abbastanza improbabile che questi ragazzi di oggi possano identificarsi con una struttura familiare tradizionale…

MDR: Si,tutti noi vediamo delle trasformazioni dell’assetto familiare giàcome persone ‘normali’ e come insegnanti, e quindi assolutamente lo capiamo; insisterei invece sul discorso del cognitivo. Lei ha utilizzato un avverbio di modo praticamente calzante, ossia adeguatamente; anche Manfred Spitzer dice proprio questo in una conferenza del 20165,afferma infatti che manca l'uso adeguatodelle tecnologie e fa riferimento anche al suomodus operandi con i propri figli. Sostiene che la iper-connessione o il fatto di essere alwaysconnected, senza nessun freno, senza inibizioni, senza un controllo,ha inevitabilmentedelle ricadute nella sfera cognitiva.Io, per esempio, horiscontrato che i miei studenti si svegliano di notte, si alzano e stanno due tre quattro ore a fare videogiochi violenti, a chattare con un amico, un’amica, accedono purtroppo a certi siti…anche Milena Gabanelli di recente ha fatto un intervento in tal senso… a siti di contenuti pornografici, senza filtri, senza supervisione; poi la mattina alla prima ora quando io entro in classealle 8, già sbadigliano, e da lì tu capisci, epoi glielo chiedie ovviamente ti dicono di sì, che non hanno dormito la notte perché sono stati connessi per moltissime ore.Le chiedo: a causa di questi comportamenti si può parlare di un aumento della psicopatologia adolescenziale?

RDL: Per rispondere bisognerebbe avere dei dati, sono indagini epidemiologiche molto complesse. Quello che le posso dire dal mio osservatorio è che da qualche anno a questa partenei nostri reparti (gli SPDC)creati per gli adulti, dai 18 anni in su, capita con una frequenza sempre maggiore che si ricoverino degli adolescenti; tenga presente che a proposito dei servizi psichiatrici di diagnosi e cura negli ospedali generali, c'era un certo pregiudizio, che non si dovesse ricoverare nessuno, che si trattasse di una specie di inferno, figurarsi se si poteva ricoverare un adolescente, che doveva starci con un genitore, con il permesso di un giudice tutelare eccetera; oggiquesto tabù si sta completamente disfacendo di fronte alla pressione, al bisogno, perché non si può non ricoverare il ragazzino che si butta dalla finestra, che si taglia, si autolesiona…una volta i ragazzi si tagliuzzavano sull’avambraccio, ora si vedono ragazzine con dei tagli sull'addome, sulla pancia, sul seno;in situazioni di questo tipo è molto difficile non ricoverare. E’ diventato un problema istituzionale perché, siccome i posti letto per gli adolescenti sarebbero ancora nelle pediatrie o negli istituti universitari o di ricerca specialistici, che sono pochissimi, si comincia a pensare di creare dei repartiad hocper gli adolescenti.Questo dàla misura della gravità della situazione,e non so se essa dipenda solo dal digitale …

MDR: però mi scusi dottore, in una certa misura si…

RDL:Sì, però non so dire se sia dovuto a questo o se,ad esempio, anche al disfacimento complessivo dell'ordinamento familiare.

Oggi dobbiamo ridefinire un’altra questione cruciale: chi si deve occupare degli adolescenti?Una volta non c’erano dubbi: erano leneuropsichiatre/psicologhe dell’età evolutivacheavevano il compito di analizzare una situazione, prendendo in carico i giovani, le famiglie, tenendo un rapporto costante con i genitori.Oggi la situazione è molto più complessaperché prevede a livello internazionale l’uso dei farmaci, e quindi gli psichiatri sono necessariamente implicati, la presa in carico è multi-disciplinare, e estremamente complessa anche per il disfacimento dei legami familiari.C’è anche il problema delle diagnosi perché una cosa su cui dissento in senso stretto da Spitzerè che si possa parlare propriamente di“depressione”…

MDR: per i giovani dottore, mi scusi?

RDL:Si perchéper ‘fare’ una depressione ci vuole un Io strutturato, e gli adolescenti ancora non ce l’hanno. Inoltre pensiamo a come sia cambiata la depressione: una volta c’erano depressioni molto chiare perché connotateda idee e deliri centrati su contenuti morali e sociali, come quello di andare in rovina, di non poter mantenere la famiglia,l’idea di colpa per aver commesso delle ‘cose’ anche in un passato remoto… Oggiqueste depressioni non esistono praticamente più neanche negli adulti, sono rarissime, c'è qualche anziano che ancora presenta un tipo simile di depressione ma va detto che le depressioni hanno tutti altri temi già negli adulti figuriamoci con quali modalità si può manifestare una depressione in un ragazzo… posso affermare con una certa sicurezza che essa non si manifesta con sintomi psichicima con i comportamenti:quando dobbiamo visitare questi ragazzi e gli chiediamo “ma perché ti tagli?”, “ma perché ti vuoi lanciaredalla finestra?” spesso rispondono “non lo so”; “come stai?” “non lo so”, questa è la depressione negli adolescenti.Però se gli chiediamo“ma che bei tatuaggi che hai, mi li fai vedere?”, “mi fai vedere i piercing?” loro si levano la maglia ete li fanno vedere, hanno la loro storia scritta addosso, le fantasie, gli oggetti e gli eventi per loro veramente importanti ce li hanno tatuati sulla pelle. Quindi noi siamo costretti avisitare i pazienti (come accadeva quando non c’erano strumenti diagnostici) perché questi non parlano,non sono in grado di “mentalizzare” la loro esperienza, di riferirla inmodo autoriflessivo: questa capacità è andata perduta, oppure, forse, non si è sviluppata, perché la riflessione interiore è stata sostituita dal dialogo ininterrotto con l’immaginario trasmesso dai devices: forse non c’è più un dialogo introspettivo con se stessi ma un dialogo continuo con le varie agenzie e figure della rete, noti come evito intenzionalmente la parola “persone”: vi è una specie di estroversione digitale che elude la consapevolezza, la quale implica una introversione. Il paziente ragazzo/adolescente tipico che finisce in SPDC ha gravi disturbi di comportamento, fa uso di sostanze, spesso in totale solitudine (oppure in un contesto Web), senza alcuna motivazione ricreativa o socializzante, o ha tentato il suicidio o si autolesiona…. Sono ragazzi magari intelligentissimi ma che hanno abbandonato gli studi e non riescono più a riprenderli, e quando vi riescono magari nelle scuole private, chi può permetterselo, è già un miracolo…

L’altro grande argomento è la questione del gender fluid, dei bisessuali naturali, apparentemente senza alcun conflitto di genere, deiqueer, che non sanno se sono maschiofemmine, ed infine le cosiddette “disforie di genere”, cioè coloro che non si riconoscono nel loro sesso biologico e chiedono la trasformazione endocrinologica e chirurgica…Tutte queste condizioni, che sono legittimatein quanto diritti individuali e per la tutela contro le discriminazioni, hanno però come corrispettivo frequentissimoalterazioni della percezione del Sé, sia sul piano psichico che fisico, quei disturbi che noi chiamiamo depersonalizzazione somatica e psichica: alcuni di questi ragazzi percepiscono il loro corpo in maniera distorta, oppure non lo percepiscono e devono sentirlo, magari attraverso il dolore. Qualche mese fa ho visto una ragazza ventenne, queer, che si tagliava per sentire se esisteva, se era ancora viva…Questa potrebbe essere una espressione di “depressione” ma è chiaro che la psicopatologia adolescenziale è tutta da ri-descrivere.

MDR: Negli ultimi anni, poi, si è abbassata anche l'età a partire dalla quale si comincia a bere, a “fare sesso” e ad usare sostanze …Che ne pensa?

RDL: Per quanto riguarda il sesso la discussione è aperta e ha i rischi accennati prima, ma anche quelli legati al cosiddetto poliamore. Nelle relazioni sessuali sta perdendo completamente la sua posizione tradizionale il concetto di esclusività, cioè il fatto che una relazione sia esclusiva.C'è tutta una letteratura che sta venendo fuori sul poliamore etico, che esclude l'esclusività,mi perdoni il bisticcio, e con essa l’invidia e la gelosia, ma implica la sincerità, cioè il fatto che tutto sia esplicitato: ci sono, l'ho scoperto da poco, delle psicologhe, delle psicoterapeute, specializzate nel poliamore…quindi se esistono vuol dire che stanno cavalcando un mercato e se c'è un mercato c'è una realtà dietro…

Per l’uso di sostanze invece la situazione è decisamente drammatica, anche perché pare (io non sono direttamente un esperto) che non solo la cannabis, considerata erroneamente innocua e sempre più liberalizzata, ma anche altre sostanze sintetiche,abbiano un potere moltomaggiore di un tempo di indurre psicosi acute, che possono anche non essere solo esperienze transitorie ma trasformarsi in disturbi mentali cronici.

MDR: E arriviamo al ruolo delle ‘moderne’ configurazioni familiari di cui lei si è occupato, anche facendo un intervento che mi ha molto colpito alla Scuola diPsicoterapia Erich Fromm… configurazioni familiari che non sappiamo più nemmeno come definire e che lei definisce anedipiche…Ovviamente ora ce lo spiega un pochino meglio,ma è perché manca il Super-io, perché è evaporato il padre, che le famiglie si sono completamente trasformate, una volta si diceva “allargate” e si diceva che erano “intelligenti”, insomma quanto questo “essere nuove” delle famiglie ha inciso nella dispersione emotiva e affettiva dei ragazzi?

RDL: Io sono partito da un’osservazione banale, ossia che moltissimi ragazzi adottati hanno una particolare strutturazione,per il solo fatto di essere adottati, anche se le famiglie sono splendide e i genitori adottivipersone meravigliose. Tante volte, però, questi ragazzi adottivi hanno tutti, anche nelle migliori adozioni(e poi ci sono i picchi disfunzionali), delle problematiche di identità, hanno in mente il genitore biologico (una connessione talora puramente immaginaria)e, pur nutrendo verso il genitore adottivo un sentimento di gratitudine,avvertono una diversità, una mancanza e perfino immaginano verso il genitore biologico, anche quando sconosciuto, sentimenti intensi (un po’ come accade in neurologia per le sensazioni dell’”arto fantasma”). Analogamente, non si è tenuto conto, quando si sono create queste nuove famiglie “allargate”, che la maggior parte dei ragazzini vivono in una situazione di doppia semi-adozione o di semi- adozione,nel senso che stanno con la madre e con un nuovo compagno della madre, oppure anche il padre ha una nuova compagna quindi quando vanno dal padretrovano un’altra donna diversa dalla madre. Si tratta già di un cambiamento strutturaleche mette in forma, plasmandole, l’identità e la struttura affettiva di questi ragazzi, ovviamente chi più chi meno. Ma la situazione è ulteriormente cambiata in quanto oggi non si può più parlare di famiglie allargate, intanto perché ci sono situazioni di figli che non hanno un padre,nel senso che il padre non è conosciuto, non è mai stato reso noto, e si sono create un sorta di dinastiepuramente matriarcali, che spesso hanno una struttura che non più gerarchica nel senso generazionale ma addirittura quasi di sorellanza:la nonna ha un compagno, la madre ha compagni che poi cambiano nel corso del tempo, la figlia passa da un fidanzato all’altro, oppure è bisessuale o queer…il comportamento si amplifica generazionalmente e queste donne dialogano di queste cose in maniera molto libera, riducendo la figura maschile ad un semplice, per quanto necessario, incidente, oppure a meri dispensatori di denaro.

Da qualche tempo ho cominciato a mappare queste nuove famiglie, che a volte hanno dei genogrammi veramente complessi; in un caso particolare, un uomo ha avuto tre mogli e tre figli da queste mogli ma queste mogli a loro volta avevano avuto altri matrimoni e altri figli. Uno dei figli che una delle mogli aveva avuto con un altro uomo ‘si è messo’ con una dei figli avuti dall’uomo in una relazione precedente… tra di loro non sussiste legame biologico, per cui possono stare insieme, però non si può negare che vi sia legamefamiliare, anche se sono figli di padre e madre completamente diversi: cito sempre questo esempio come una sorta di aggiramento del tabù dell’incesto; questo è un modello di famiglia esogamica ed endogamica nello stesso tempo, e molte famiglie allargate corrono un rischio in tal senso. Tutti i giorni ci arrivano segnalazioni dal Tribunale che dicono: dovete valutare la genitorialità di questa situazione e di quest’altra, e poi ci sono gli stranieri,i figli di matrimoni misti…Qualche tempo fa mi è arrivata una segnalazione che ho passatoad un team di psicologhe perché mi facessero il genogramma,in quanto io non ero in grado di capire il caso, quello diunbambino natonel 2021, dalla terza unione con un uomo che però aveva altri quattro figli con altre quattro donne… cioè era una situazione di una complessità tale che per stabilire le parentele neho delegato lo studio. Ci scherzo anche un po' su però è un problema,di cui peraltro nessuno parla; questi ragazzi crescono in un contesto in cui ci sono poche figure (diciamo così) biologicamente rilevanti e molte figure che transitano, cheappaiono e scompaiono…Diciamo che le famiglie un tempo erano un punto di riferimento stabile, adesso anch’esse sono divenute “fluide”.

MDR: si perché poi i genitori si lasciano anche con i secondi compagni…

RDL …quindi, che cosa può venir fuori a livello di strutturazione di personalità da questi ragazzi se il Sé è ormai diventato digitale, multiplo, non più legatoalla situazione spazio-temporale, e la situazione familiare rinforza questa diffusione rizomatica?

MDR: …dottore, ma in un simile scenario, quale educazione all’affettività possono ricevere questi ragazzi?

RDL:A livello anche di Governo, di Ministero della Salute e dell’Istruzione si dovrebbe affrontare seriamente la questione, senza cavalcare esclusivamente l'onda dei diritti individuali. Io non chiamo più famiglie queste famiglie, ormai le definisco“sistemi generativi” perché è più fenomenologico, cioè nessuno si ponela questione che in tali assemblaggi di persone nascono poi dei figli. Non le chiamo più famigliemasistemi generativiperchè hanno una dinamica e una relazionalità interna che sono completamente diverse da quelle tradizionali. Noi abbiamo vissuto il momento in cui la famiglia era, come dire, la causa di tutti i mali, abbiamoanche generazionalmente contribuitocon il divorzio, l'aborto eccetera a distruggere l’assetto della famiglia tradizionale, però direi che questi sviluppi di cui qui abbiamo delineato i presupposti forse non ce l'aspettavamo. Insomma io non lo so se c'entri qualcosa, se questo si correli con la patologia…certamente cambia la cornice, cambia la cornice di riferimento e quindi cambiano le manifestazioni e i modelli interpretativi.

MDR:è lecito chiedersi come vengano poi introiettati il paterno e il materno in questi ragazzi?

RDL:per ora ho più domande che risposte;nella mia pratica clinicaalle persone adulte che visitodomando regolarmente: “i suoi genitorisono ancora vivi?” Qualche giorno fa un paziente mi ha risposto: “no, mia mamma è morta” ed io ho detto: “le mamme non muoiono mai, ognuno i genitori li porta dentro di sé e continuano a parlarci finché viviamo” … insomma io penso che le immagini della mamma e del babbo che abbiamo avuto sono sempre presenti,tanto più quanto più si va avanti con gli anni.Anche i ragazzi di oggi interiorizzano delle figure genitoriali che spesso sono state del tutto assenti nella loro vita, come alcuni padri che sonostati in giro per il mondo, o che avevano altre famiglie, che quando tornavano litigavano con le madri o con le compagne e poi ri-scomparivano.In situazioni di questo tipo la figura del padre è sempre presente, solo che l’identificazione non è avvenuta in presenza ma tramite un gioco di proiezioni, di aspettative e di identificazioni: anche il padre è divenutouna figura virtuale, unavatar. E magari invece la madre, che è stata presente anche in sostituzione del padre, viene attaccata in maniera ambivalente per moltissimi motivi, perché paradossalmente la struttura familiare padre/madre serve anche a scaricare su entrambi i genitori l'ostilità e l'ambivalenza, mentre se ce n'è uno solo va a finire tutto su quello che è statofisicamente presente,cioè prevalentemente sulla madre. Quindi il problema non è neanche il Super-io, che una volta era paterno ed oggi è quasi totalmente materno e spesso perfino più severo. Ecco perché non mi sento di attribuire responsabilitàa quelloo a quell'altro, dico soltanto che le condizioni generative e le situazioni ambientali nel mondo del digitale, in cui questi ragazzi vivono, hanno creato persone profondamente diverse, magari con aspetti superiori, anche migliorativi rispetto a noi e alle nostre capacità cognitive, ma probabilmente con una serie di gravi carenze, soprattutto dal punto di vista relazionale e dal punto di vista affettivo.E’ un problema soprattutto di costanza d'oggetto, di capacità anche di avere progettualità, caratteristiche che sono necessarie per portare avanti dei ruoli sociali stabili necessari, ad esempio, per diventare genitori sufficientemente adeguati e presenti.

MDR: perché sono nichilisti, come dice Galimberti, non hanno scopo…

RDL: …anche i grandi opinionisti sono ormai avviati alla obsolescenza, parlano un linguaggio di altre epoche: questi ragazzi non sono nichilisti,perché per essere nichilisti bisogna essere educati ad un sistema di valori che poi si rinnegano. I valori, come ho già detto, sono più estetici che etici, oggi.

MDR: E quindi qual è il problema effettivo?

RDL: Semplicemente non ce la fanno, non hanno la volontà, non hanno la progettualità e l'attenzione, sono distratti da tremila cose, magari sono già sotto psicofarmaci, devono stare attenti a non tagliarsi di nuovo, devono sforzarsi per alzarsi dal letto,sono velleitari, incostanti, ogni giorno inseguono una fantasia diversa, non riescono a combinare assolutamente nulla: è difficilissimo fondare qualcosa su tali“strutture diffuse, disarticolate, destrutturate. É come creare delle case senza le fondamenta, ma non si tratta di fondamenti cognitivi, che spesso sono invece eccellenti. Ecco perché sono molto critico verso Spitzer,perché a mio avviso dobbiamo parlare proprio dei fondamenti della struttura dell'Io e del Sé, dei fondamenti della struttura relazionale e della capacità relazionale.

MDR: Un'ultima domanda gliela farei proprio sul discorso della capacità di provare emozioni che non siano quelle primarie e magari regressive,sull'incapacità di provare affetti sinceri, l'incapacità di intrattenere relazioni autentiche visto che ormai sono tutte liquide …

RDL: Ma questo linguaggio è antico, obsoleto…

MDR: lo so dottore ma io lo rivendico.

RDL:Il problema è questo… l'ideologia dominante non attacca la capacità di amare,quando si parla ad esempio delle ragazze che si definiscono bisessuali epoli-amorose l'amore c'è, nel senso che possono amare persone diverse di sesso anche diverso. Cioè posso amare chiunque, posso amare persone indipendentemente dal loro sesso e anche più persone allo stesso tempo. E quindi il problema non è amare perché questo l’ideologia lo ammette. Il nodo è che è cambiata la struttura, il poli-amore è questione diversadalla situazione in cui una persona in un certo periodo sta con due persone diverse, cosa che sempre è esistita.Il peccato non consistepiù nell’ amare due persone contemporaneamente,ma nel non dire al partner originale che si ama anche l'altra persona, cioè il peccato sta nella bugia e non nella molteplicità amorosa. Nelle serie Netflix e di altre piattaforme internazionali –le serie televisive sono un chiaro specchio dei mutamenti dei tempi, si vedano serie come Euphoria, Gypsy, The girlfriend experience– si propone con molta chiarezza lo stato delle cose amorose oggiLapulsionalità che questi ragazzi provanoè normale perché vivono la tempesta ormonale, c’è lo sviluppo, si tratta di ragazzi che fisicamente sono normali, hanno la spinta sessuale di tutti in adolescenza, spinte pulsionali come trasformazione di una tempesta pulsionale… quindi l'amore lo provano,o almeno credono di provarlo, come le precedenti generazioni, del resto

MDR: Altri fenomeni di cui parlaSpitzer…in Sud Corea, dove fanno delle full immersion di connessione online anche di 50 ore sia negli ambienti lavorativi sia nella vita privata,negli ultimi 10 anni è in aumento vertiginosotra i bambini la miopia perché stanno sempre con gli occhi puntati sullo schermodel cellulare, oppure altri casi ancora, ma questi sono avvenuti anche in Italia, ne abbiamo visti tanti, di incidenti con un ferito o addirittura un morto stesi per terra e invece di andare a prestare soccorso la gente riprende col telefonino…

RDL:…io non sarei così catastrofico, penso che il digitale, la rivoluzione digitale sia inarrestabile, manderà in pensione tutta una serie di cose, per esempio i maxischermi televisivi, lo streaming, ormai stannodismettendole sale cinematografiche,il commercio online i negozi tradizionali…in sostanza se alle persone gli dai la lavastoviglie non lavano più i piatti, se gli dai il film in tv non vanno più al cinema, una volta che gli dai la possibilità di fare sesso online con il compagno o con uno sconosciuto, non si mettono più in una storia e non escono più di casa… Questo è il punto. La conclusione del nostro discorso è che forse ci siamoaccorti che mantenere delle relazioni familiari, sociali, interpersonali è estremamente faticoso,quindi incontrare “gli altri” come avatar online è molto più semplice. Quando non voglio più vederti smetto di rispondere alla chat, chiudo l’applicazione oppure ti rispondo domani se oggi non ne ho voglia, oppure ti banno del tutto. La fine di tutto questo ragionamento è che il digitale rende le relazioni multiple, disperse nello spazio e nel tempo, coesistenti, e assolutamente non fondamentali. Tutti sono sostituibili. Questo è il mondo che siprospetta.

1 Dalla Scheda del Ministero dell’Istruzione si legge testualmente: PROPOSTA C2.Testo tratto da V.Gheno e B.Mastroianni, Tienilo acceso. Posta, commenta, condividi senza spegnere il cervello, Longanesi, Milano, 2018. Non v’è dubbio, a parere di chi scrive, che i due Autori riprendano anche lessicalmente, rielaborandola, la concezione di Manfred Spitzer, il quale nel suo best-seller Demenza digitaleafferma, tra l’altro, che l’uso massiccio delle tecnologie di consumo “sta mandando il nostro cervello all’ammasso” (n.d.i.)

2 Deleuze G., Guattari F: L’Anti-Edipo (1972), tr.it.1975.

3Comprendre 31-24, 2022.

4Dalle Luche R., Princìpi di psicoterapia clinica e fenomenologica, Mimesis 2021

5Conferenza di Manfred Spitzer, Padova 18.10.2016, Segnavie, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. Per una completa comprensione dello Spitzer-pensiero la versione integrale è al seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=f4tiRFj0B3U

 

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