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Convegno Mondiale della WFMH a Delhi: una sfida la creazione dell’assistenza psichiatrica in India.

3 Nov 17

Di carlo@gozio.it
New Delhi 2 novembre 2017 – nostro report –

In una Delhi coperta da una nube di polvere gialla che tuttavia non toglie alla città il sua fascino  antico, si è aperto stamane il Congresso Mondiale della Federazione Mondiale della Salute Mentale (World Federation for Mental Health). E’ la prima volta che il congresso mondiale della principale organizzazione non governativa, che opera nel campo della salute mentale in 96 paesi del mondo, si tiene nel sub-continente indiano. E la scelta non é casuale.

L’importanza dell’evento é stata sottolineata dalla solenne presenza all’inaugurazione del Presidente dell’India Sh. Ram Nath Kovind, oltre che di una nutrita rappresentanza del Governo indiano con ben tre ministri: della salute, della ricerca scientifica e della cultura.
Erano inoltre presenti all’inaugurazione il Presidente della World Psychiatric Association – Dr Helen Herrman, il Presidente della World Association of Social Psychiatry (WASP) India   – Prof K Roy Abraham ed il  Presidente della World Federation for Mental Health – Prof Gabriel Ivbijaro

Con una popolazione che si avvia a raggiungere il miliardo e 300 milioni di abitanti, l’India spicca per la pressoché totale assenza di assistenza psichiatrica e pertanto la massiccia presenza delle massime autorità statali all’inaugurazione del congresso mondiale  della WFMH risuona come una sfida epocale.

Il Presidente Kovind ha  ricordato nel suo intervento, che circa il 14 % della popolazione indiana (quasi 200 milioni di persone) soffre di un qualche disturbo mentale ed il 2% (due milioni e mezzo di persone) soffre di disturbi mentali gravi, ma quasi nessuno riceve alcuna assistenza o cura.
Gli psichiatri ed i neurologi non raggiungo il numero di sei mila in tutta l’India (pari ad uno psichiatra ed un neurologo  ogni 500mila abitanti !) concentrati nelle grandi città ed in studi privati, gli psicologi sono praticamente inesistenti in India e anche gli operatori che operano nel campo della salute mentale sono un numero esiguo.  In tutta l’India i medici sono circa 700mila. Il Governo indiano impegna solamente lo 0,06% del budget sanitario per la salute mentale.

Il destino delle persone con gravi disturbi mentali é facilmente immaginale in un paese che sta vivendo una drammatica urbanizzazione, in mancanza di una adeguata pianificazione o assenza dei servizi alle persone, oltre che alla messa in discussione dei riferimenti culturali e sociali tradizionali. Mumbai per esempio sta raggiungendo in pochi anni una popolazione di venti milioni di abitanti (il doppio della Lombardia) i due terzi dei quali con età inferiore a 35 anni. Lo sviluppo della città é anarchico e devastante dal punto di visto sociale, demografico, ecologico e culturale.
Non é ´certo azzardato affermare che i nuovi "intoccabili" in India, i nuovi Dalit, sono proprio i malati mentali, che é facile incontrare per le strade delle città indiane, adagiati a centinaia sui marciapiedi delle città. I più “fortunati” finiscono nelle carceri indiane. Meno disgraziato é invece il loro destino nelle campagne, dove maggiore é il sostengo sociale e famigliare e dove i riferimenti sociali e culturali sono maggiormente conservati.

Kovind ha osservato che “Dopo la sconfitta delle principali malattie infettive sta emergendo gradualmente il problema delle malattie non trasmissibili, come nella maggior parte del mondo. E molte malattie non trasmissibili sono spesso associate a problemi di salute mentale”

Il Centro Nazionale per il Programma per la Salute mentale sta istituendo 22 centri di eccellenza e sta cercando di istituire in ogni distretto sanitario (sono circa 600 in tutta l’India) un nucleo di sensibilizzazione e coordinamento che interagisca con i medici di base, gli unici ad offrire una qualche risposta al disagio mentale, come previsto dal Mental Health Care Act 2017 recentemente approvato.
In un contesto di grave carenza di risorse l’intenzione dichiarata é quella di promuovere l’assistenza domiciliare e di comunità, anche se questa soluzione non  può rispondere ai bisogni emergenti nelle aree di nuova urbanizzazione, dove molte persone con gravi problemi mentali sono senza casa.

Una sfida così grande necessità non solo di notevoli risorse umane ed economiche ma anche di una capacità di sviluppare parternariati e scambi di esperienze a livello globale. Proprio questo é l’intento del Congresso Mondiale della WFMH il cui tema é proprio “Partnerships for mental health”.

Una sfida, che in un mondo globalizzato, non riguarda solamente l’India.

Carlo Gozio per la Redazione di Pol.it

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