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DORMIRE PER PREVENIRE LA DEPRESSIONE

7 Lug 14

Di Redazione Psychiatry On Line Italia
L’assenza di sonno è strettamente legata all’insorgere di ansia e disturbi dell’umore, tra cui la depressione. Un gruppo di ricerca del Max Planck Institute of Psychiatry di Monaco di Baviera ha analizzato i meccanismi biologici che regolano il fenomeno. I risultati sono stati presentati il 7 luglio al Forum europeo delle Neuroscienze a Milano.
 
Il sonno agitato è un segno ben noto di depressione. Tra i sintomi principali ci sono la difficoltà ad addormentarsi o a rimanere addormentati e la bassa qualità del sonno. Nel tentativo di comprendere i meccanismi molecolari dei disturbi dell'umore, tra cui la depressione, gli scienziati del Max Planck Institute of Psychiatry di Monaco di Baviera hanno individuato un forte legame tra disturbi del sonno, ansia e ormoni dello stress. Mayumi Kimura, direttrice dell’Institute's Sleep & Telemetry, ha presentato oggi (7 luglio) la sua ricerca a Milano durante il Forum europeo delle Neuroscienze, spiegando le molteplici connessioni tra depressione e disturbi del sonno.
 
Molti pazienti che soffrono di disordini da stress, compresi quelli dell’umore, spesso soffrono di insonnia. Si tratta di una condizione dovuta a un prolungamento della cosiddetta fase REM, quella vicina alla veglia in cui il sonno è meno profondo. Questo provoca l’aumento della produzione del Corticotropin-releasing hormone (CRH), un ormone dello stress che in quantità eccessive causa disturbi dell’umore. È per questo che molti farmaci contro la depressione sopprimono la fase REM del sonno, ha spiegato Kimura.
 
Con il suo gruppo, la ricercatrice punta a capire se i disturbi del sonno siano o meno equivalenti a quelli dell’umore. “Se esaminiamo il sonno, possiamo individuare potenziali pazienti che soffriranno anche di disordini dell’umore?” si chiede Kimura. “Ci siamo chiesti se la difficoltà ad addormentarsi possa essere un biomarcatore di possibili altri disturbi”.
 
Per rispondere a questa domanda, Kimura e colleghi hanno esaminato i cambiamenti nella fase REM del sonno a partire dall’osservazione del comportamento di topi con particolari espressioni geniche. In questi animali spesso si notava una sovrapproduzione dell’ormone CRH in diverse aree del cervello: un fattore collegato al prolungamento della fase REM e alla difficoltà a riprendere sonno. Si tratta della prima scoperta che mette in relazione questi due aspetti – aumento di CRH e insonnia – che secondo Kimura sono strettamente connessi anche ai comportamenti ansiosi.
 
“Questo indica che l’ansia potrebbe essere proprio il meccanismo che ci tiene svegli. Dal momento che i soggetti ansiosi non riescono a rimanere addormentati per lunghi periodi, il loro debito di sonno si accumula” spiega la ricercatrice. E conclude: “Le persone con disturbi del sonno cronici potrebbero essere più predisposte alla depressione. Per questo conoscere queste associazioni tra sonno e disturbi dell’umore potrebbe aiutarci a prevedere l’insorgere di stati depressivi”.
La ricerca potrebbe fornire nuovi strumenti per prevenire la depressione: “Se aiutiamo i pazienti a dormire meglio, forse potremo evitare loro i disturbi dell’umore”.

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