Secondo una ricerca condotta dal Max Planck Institute of Psychiatry di Monaco, avere a che fare con avversità durante l’età infantile può renderci più resistenti allo stress da adulti. I risultati sono stati presentati durante il Forum Europeo di Neuroscienze, in corso a Milano.
Gli stress e i traumi vissuti in età infantile in genere sono riconosciuti come fattori di rischio che hanno impatti negativi sulla salute degli adulti. Secondo l’equipe di Mathias Schmidt del Max Planck Institute of Psychiatry di Monaco, in Germania, queste difficoltà potrebbero invece aiutare gli individui a maturare un senso di adattamento, rendendoli in grado di affrontare meglio le avversità. I risultati di questa ricerca sono stati esposti il 7 luglio al Forum Europeo di Neuroscienze (FENS Forum), in corso a Milano.
Avere a che fare con avversità durante l’età infantile può generare dei cambiamenti di lunga durata nel cervello in grado di modificare la memoria, le capacità d’apprendimento o addirittura causare una serie di patologie. “Finora gli studi sugli umani hanno mostrato che lo stress nei bambini generalmente è correlato con l’aumento del rischio di insorgenza di disturbi di carattere psichiatrico, come la depressione” commenta Mathias Schmidt. “In realtà, non tutti poi sviluppano disturbi dell’umore; alcuni diventano invece più resistenti allo stress della media. Quindi dovremmo prendere in considerazione anche altri fattori, come il rischio genetico e l’ambiente in cui viviamo o lavoriamo da adulti in relazione alle condizioni di vita vissute da bambini”. I ricercatori del Max Planck Institute of Psychiatry hanno realizzato una serie di esperimenti sui topi, scoprendo che la predisposizione genetica può determinare i casi in cui le esperienze stressanti in giovane età sono nocive e quelli che invece rendono più adattativi.
Gli scienziati sanno che le esperienze di vita possono modificare l’espressione dei geni negli individui. "Volevamo capire come componenti genetiche e ambientali interagiscono nel tempo, e insieme creano il rischio di sviluppare disturbi", dichiara Schmidt.
Il team ha confrontato nei topi le condizioni di stress ambientale in età giovane e adulta, così come le avversità durante lo sviluppo e la maturità. "Una delle più note cause ambientali di disagio psichiatrico è lo stress" ha spiegato Schmidt. "I topi ci hanno permesso di vedere come gli effetti a lungo termine dello stress possano agire lungo il corso di una vita."
Ogni situazione è stata testata con topi che esprimevano specifici fattori di rischio genetici. Uno stress moderato nei primi anni di vita è stato creato fornendo alle madri pochi materiali per il nido, generando così un’imprevedibilità in grado di influenzare i giovani topi. Lo stress da adulto invece è stato creato controllando in vari modi i contatti sociali.
Lo screening comportamentale e l'esame molecolare hanno indicato che i topi con alcuni fattori genetici si sono adattati meglio alle sollecitazioni subite da adulti; avversità moderate durante la fase dello sviluppo hanno comportato una maggiore capacità di recupero dello stress in età avanzata. I topi geneticamente meno predisposti all’adattamento sono stati invece i più colpiti dalle situazioni di stress da adulti.
I risultati indicano che ambienti ed esperienze stressanti in età precoce condizionano la salute emotiva e cognitiva in età adulta, ma molti di questi effetti sono influenzati dai geni. I risultati individuali dipendono quindi da predisposizione genetica, l'intensità e l'ampiezza dell'esposizione durante l’infanzia, e dalle condizioni ambientali in età adulta.
"Individui geneticamente predisposti ad affrontare lo stress precocemente potrebbero aver aumentato il rischio di disturbi psichiatrici successivi” spiega Schmidt. Ma altri geneticamente predisposti a essere meno colpiti potrebbero essere meglio attrezzati per affrontare simili sfide da adulti. Così un'infanzia dura può renderci o meno più resistenti allo stress nella vita adulta. All'interno di un determinato intervallo, si possono rilevare i risultati di un adattamento" commenta Schmidt, che spera che queste ricerche possano condurre a migliorare le terapie avanzate per chi mostra disturbi indotti da stress nei primi anni di vita; e anche a identificare meglio le persone a maggior rischio di disturbi dell'umore legati allo stress.
"Non esiste una bacchetta magica che possa levare lo stress nei primi anni di vita," conclude Schmidt. "Ma almeno nei topi, stiamo cominciando a capire come funziona questo meccanismo nel cervello".
Gli stress e i traumi vissuti in età infantile in genere sono riconosciuti come fattori di rischio che hanno impatti negativi sulla salute degli adulti. Secondo l’equipe di Mathias Schmidt del Max Planck Institute of Psychiatry di Monaco, in Germania, queste difficoltà potrebbero invece aiutare gli individui a maturare un senso di adattamento, rendendoli in grado di affrontare meglio le avversità. I risultati di questa ricerca sono stati esposti il 7 luglio al Forum Europeo di Neuroscienze (FENS Forum), in corso a Milano.
Avere a che fare con avversità durante l’età infantile può generare dei cambiamenti di lunga durata nel cervello in grado di modificare la memoria, le capacità d’apprendimento o addirittura causare una serie di patologie. “Finora gli studi sugli umani hanno mostrato che lo stress nei bambini generalmente è correlato con l’aumento del rischio di insorgenza di disturbi di carattere psichiatrico, come la depressione” commenta Mathias Schmidt. “In realtà, non tutti poi sviluppano disturbi dell’umore; alcuni diventano invece più resistenti allo stress della media. Quindi dovremmo prendere in considerazione anche altri fattori, come il rischio genetico e l’ambiente in cui viviamo o lavoriamo da adulti in relazione alle condizioni di vita vissute da bambini”. I ricercatori del Max Planck Institute of Psychiatry hanno realizzato una serie di esperimenti sui topi, scoprendo che la predisposizione genetica può determinare i casi in cui le esperienze stressanti in giovane età sono nocive e quelli che invece rendono più adattativi.
Gli scienziati sanno che le esperienze di vita possono modificare l’espressione dei geni negli individui. "Volevamo capire come componenti genetiche e ambientali interagiscono nel tempo, e insieme creano il rischio di sviluppare disturbi", dichiara Schmidt.
Il team ha confrontato nei topi le condizioni di stress ambientale in età giovane e adulta, così come le avversità durante lo sviluppo e la maturità. "Una delle più note cause ambientali di disagio psichiatrico è lo stress" ha spiegato Schmidt. "I topi ci hanno permesso di vedere come gli effetti a lungo termine dello stress possano agire lungo il corso di una vita."
Ogni situazione è stata testata con topi che esprimevano specifici fattori di rischio genetici. Uno stress moderato nei primi anni di vita è stato creato fornendo alle madri pochi materiali per il nido, generando così un’imprevedibilità in grado di influenzare i giovani topi. Lo stress da adulto invece è stato creato controllando in vari modi i contatti sociali.
Lo screening comportamentale e l'esame molecolare hanno indicato che i topi con alcuni fattori genetici si sono adattati meglio alle sollecitazioni subite da adulti; avversità moderate durante la fase dello sviluppo hanno comportato una maggiore capacità di recupero dello stress in età avanzata. I topi geneticamente meno predisposti all’adattamento sono stati invece i più colpiti dalle situazioni di stress da adulti.
I risultati indicano che ambienti ed esperienze stressanti in età precoce condizionano la salute emotiva e cognitiva in età adulta, ma molti di questi effetti sono influenzati dai geni. I risultati individuali dipendono quindi da predisposizione genetica, l'intensità e l'ampiezza dell'esposizione durante l’infanzia, e dalle condizioni ambientali in età adulta.
"Individui geneticamente predisposti ad affrontare lo stress precocemente potrebbero aver aumentato il rischio di disturbi psichiatrici successivi” spiega Schmidt. Ma altri geneticamente predisposti a essere meno colpiti potrebbero essere meglio attrezzati per affrontare simili sfide da adulti. Così un'infanzia dura può renderci o meno più resistenti allo stress nella vita adulta. All'interno di un determinato intervallo, si possono rilevare i risultati di un adattamento" commenta Schmidt, che spera che queste ricerche possano condurre a migliorare le terapie avanzate per chi mostra disturbi indotti da stress nei primi anni di vita; e anche a identificare meglio le persone a maggior rischio di disturbi dell'umore legati allo stress.
"Non esiste una bacchetta magica che possa levare lo stress nei primi anni di vita," conclude Schmidt. "Ma almeno nei topi, stiamo cominciando a capire come funziona questo meccanismo nel cervello".
0 commenti