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OPG: appello Sip a Camere e Governo.

23 Nov 14

Di carlo@gozio.it

Appello Sip a Camere e Governo, fissare regole condivise o sistema implode. Il primo aprile 2015, addio Opg. Niente più possibilità di proroga per la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, ma “ancora non c’è nulla di pronto”.

Non solo: “Ci chiedono di svuotarli però continuano a riempirli, con 89 ingressi da giugno a settembre contro 70 uscite. Abbiamo una legge buona in una realtà pessima, e senza fissare dei punti fermi si rischia il caos”.

A lanciare il monito sono Emilio Sacchetti e Claudio Mencacci, presidente e past president della Società italiana di psichiatria, che chiederanno “alle commissioni competenti di Camera e Senato e al ministero della Salute l’istituzione di una Commissione nazionale multidisciplinare, che comprenda anche figure specialistiche del mondo medico, con il compito di definire regole condivise con politica e magistratura”.
“Negli Opg si stima la presenza di 100-300 pazienti definiti problematici”, osservano i due esperti in occasione della Conferenza monotematica Sip “Mens sana in corpore sano: un ritorno al futuro”. “Ma dove andranno questi malati? Verranno affidati ai nostri servizi territoriali e alle nostre cliniche ospedaliere, ma il problema è che lo decideranno i magistrati. E se in base a quanto previsto dal codice penale nei cosiddetti casi di pericolosità sociale il magistrato disporrà un ricovero poniamo di 3 anni in clinica psichiatrica, cosa succederà? Per questi pazienti sarà peggio del carcere, vivranno situazioni di conflittualità continua con il pericolo di essere sovra-medicalizzati. È una prospettiva che non possiamo avallare”, ammonisce Sacchetti, direttore del Dipartimento di salute mentale Spedali Civili, università di Brescia.

Contro il rischio che il sistema imploda “chiediamo una programmazione, e chiediamo di poter partecipare a decisioni che ricadono sul nostro lavoro”, incalza il numero uno della Sip. “Il nostro obiettivo, che sono convinto sia anche quello della magistratura – aggiunge Mencacci – è che possano essere garantite cure adeguate a chiunque ne abbia bisogno. Ma noi siamo psichiatri e vogliamo poter curare, non dover custodire”.

Di più: “Vogliamo curare i malati, non i delinquenti. Oggi – avverte infatti lo specialista – c’è il pericolo concreto che un sistema di regole spesso poco chiaro si trasformi in una breccia aperta alle infiltrazioni da parte della criminalità organizzata. Alcune stime – ricorda Mencacci – parlano di oltre un centinaio di esponenti della camorra e della ‘ndrangheta che hanno utilizzato il canale psichiatrico per depenalizzare i propri reati o ottenere sconti di pena. Tutto questo non dovrà più succedere e per mettere i paletti serve un’alleanza con le istituzioni”.

Adnkronos, 20 novembre 2014

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