Con estremo piacere ho avuto modo di partecipare i giorni 30 e 31 di Ottobre al congresso della SIP di Puglia e Basilicata. Il tema in questione era “I disturbi psichiatrici nei giovani” con una carrellata di interventi che andavano dalla neurobiologia delle psicosi con discussioni degli universitari di Bari alle problematiche inerenti la gestione e l’individuazione dei casi problematici sin dall’esordio. E’ stato piacevole incontrare colleghi, vecchi compagni di viaggio e nuove leve. L’atmosfera era gradevole, e piacevolmente mi son sentito accolto nella grande famiglia nostrana. Sento che qualcosa stia cambiando in fieri e ciò mi rende estremamente felice perché le vecchie modalità di approccio erano improntate ad un organicismo veramente povero e scarno in termini noetici e ad una logica sinceramente vetero- manicomiale. Ho notato piacevolmente che i padroni di casa hanno accettato due poster approntati dal carissimo collega psicologo Paolo Colavero riguardanti la scuola di psicopatologia fenomenologica e ho avuto modo di discutere piacevolmente delle nuove evoluzioni in ambito psichiatrico col professor Carpiniello e il professor Bertolino. Certo la psichiatria “mainstream” rimane sempre lontana da una visione olistica e totalizzante della patologia ma ogni influenza e ogni apertura al nuovo si dimostra assolutamente positiva. Ora il lavoro da fare è assolutamente comunitario interessando colleghi e pazienti, senza costruire steccati ma cercando sempre ponti, condivisioni e commistioni secondo i risultati che si stanno evidenziando anche nei congressi della Sip giovani. Applicare sic et simpliciter la statistica alla scienza ferma il nostro comprendere (Verstehen) e non è più plausibile rimanere al livello dello spiegare (Erklaren) matematicamente e meccanicamente con dati alla mano fenomeni di una determinata complessità. Il fatto che ci sia spazio per una cultura ed una branca da sempre osteggiata dalla psichiatria ufficiale come la Fenomenologia implica il fatto che si è lavorato chiaramente e in trasparenza senza aver mai sbagliato un colpo e documentando tutto “scientificamente” e, oserei dire, anche culturalmente e artisticamente. Gli spazi di movimento sono alquanto ristretti ma indubitabilmente il lavoro comunitario è a buon punto e spero che possa avere anche ripercussioni sulla qualità clinica di tutti. Il problema era dare un’anima ad un corpo meccanicamente inteso. Spero che lo Spirito stia servendo alla bisogna, anche se certe volte si viaggia in termini quasi totalmente trascendenti e si perde il contatto col paziente. Il paziente deve essere sempre il nostro obiettivo,; migliorare i colloqui, capire il suo mondo, integrare il “sensus privatus” e il “sensus communis”. Cercare il dialogo e il colloquio sempre, cercando di migliorare la qualità unica dell’Empatia. Conoscere bene i farmaci certamente, ma studiare a fondo psicopatologia, filosofia e arte in modo da migliorare e ampliare lo sguardo estetico e artistico sul mondo e sui pazienti. Volevo inoltre con questa mia ringraziare gli ospiti della SIP per il garbo e l’educazione nell’accoglienza e la vicinanza di tanti colleghi che hanno creato una vera atmosfera di dialogo e colloquio con tratti oserei dire di “celestialità”.
“Lo psicopatologo è un uomo singolare, instabile, riottoso agli inquadramenti di ogni ordine e grado” (né tantomeno a qualsivoglia “diagnosi”- termine orrido). Diciamo che il vero psicopatologo è e dovrebbe essere un ricercatore, uno scavatore, una talpa. E andare a vedere e studiare cose che magari la semplice superficialità non ti concede. Che questo breve scritto sia d’augurio per un buon lavoro a tutti.
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