In occasione di questo quarantennale sono molte le iniziative in giro per l’Italia – molte quelle concentrate intorno al 13 maggio – e dispiace nel ricevere l’invito di non potersi moltiplicare per essere dappertutto. Tra quelle delle quali mi è giunta notizia, riporto a titolo di esempio il convegno promosso dalla rivista “Animazione sociale” presso la Cascina Clarabella a Iseo (Brescia) dal 10 al 13 maggio “L’impossibile può diventare possibile. Territori ancora capaci di inclusione sociale”, o quello promosso a Roma da UNASAM insieme a un numero rappresentativo di associazioni e società scientifiche l’11-12 maggio, “Diritti, Libertà, Servizi. Verso una conferenza nazionale sulla salute mentale”. A Prato sono in corso per tutto l’anno e si concentrano a maggio le iniziative del ciclo “S-catenati da Basaglia. Sport, gastronomia e incontri per raccontare la Salute mentale a Prato”; a Reggio Emilia sono previsti una giornata di formazione per gli operatori “180/78: dal manicomio alla psichiatria di comunità” il 9 maggio e il convegno pubblico “Legge 180/78. Per una società senza manicomi” l’11 maggio, con la storica Valeria Babini autrice di Liberi tutti. Manicomi e psichiatri in Italia. Una storia del Novecento (Il mulino, 2009), un testo che in molti leggeremo o rileggeremo in quei giorni, oltre ad aperture straordinarie del Museo di Storia della Psichiatria lungo la settimana. Il 13 maggio a Mantova la Rete 180 promuove una corsa non competitiva di 5 km, "La folle corsa". La SIP ha commentato il quarantennale con un articolo consultabile su “Quotidiano sanità”[iii] e terrà una Conferenza stampa a Roma il 10 maggio. La sua Sezione veneta si smarca dai giorni più caldi, dedicando al tema il congresso “Quarant’anni senza manicomi. Fare riabilitazione psichiatrica oggi”, che si terrà il 25 maggio a Mestre. Sempre in Veneto intanto, dal 17 al 20 maggio si terrà a Venezia il "Festival dei matti" che avrà come ogni anno al centro Franco Basaglia e le pratiche di deistituzionalizzazione. Molti altri, ovviamente, gli eventi sparsi in centri grandi e piccoli. Dal 18 al 19 maggio l'Università dell'Aquila organizza "La salute mentale nei giovani 2.0. 40 anni dopo la legge 180: metodi "moderni".
Per ciò che riguarda Genova, abbiamo scelto di contraddire davvero una volta tanto la sobrietà proverbiale del carattere ligure per mettere in cantiere una settimana di eventi densa ed eterogenea: “180 x 40”. Cresciuta a partire da una pluralità di centri propulsivi, la settimana prevede infatti 37 eventi che vedono coinvolti a vario titolo più di 160 relatori, per tacere di registi, attori e quant’altro che appariranno negli spettacoli. Una cosa enorme, per Genova, che alla fine può accontentare chi pensava alla cadenza di questo quarantennale come un momento per ripensare all’allora, al momento nel quale la 180 fu varata e alla storia che aveva preceduto quel momento, perché il passato determina il presente; e anche chi pensava soprattutto all’esigenza di fare il punto su come siamo oggi, e come potremmo essere da adesso in poi. Che ha visto concentrarsi molti eventi nel centro cittadino o in quella che rimane, comunque, la roccaforte di Quarto; ma ha dato respiro anche all’iniziativa di pazienti e operatori che si muovono nei territori reali, vicino alle persone di questa città dove la tradizione dei nuclei urbanistici autonomi che la compongono mantiene un’orgogliosa e gelosa autonomia. Ed è stata una delle cose più belle vedere al lavoro questi gruppi periferici, capaci di costruire momenti caldi e intensissimi contando su budget che superano raramente il doppio zero, e soprattutto sulla passione del lavoro reale con le persone tra le persone. 180×40 offre possibilità di partecipazione a chi intende farlo il mattino, il pomeriggio, il tardo pomeriggio o la sera. E accontenta chi preferirà esserci nella forma dello spettacolo, dello sport o della festa; e anche chi preferisce farlo nella forma più compassata della conferenza o della giornata di studio. Speriamo che tanta offerta incontri l’interesse della città, e attiri magari anche qualche curioso da fuori. In definitiva, mi pare che 180×40 rifletta davvero quello che la psichiatria della 180 è stata in questi 40 anni, per alcuni soprattutto un fatto medico, per altri prevalentemente un fatto sociale; qualcosa che appartiene soprattutto all’élite della città, che deve discuterne guardando alla 180 dal vertice dei diversi saperi specialistici, e anche qualcosa che ha fortemente a che fare con la vita di tutti e merita perciò di essere celebrata a festeggiata innanzitutto scendendo per la strada insieme agli utenti e alle famiglie, e per quel che sarà possibile anche insieme alla città, cioè alle persone che vivono la follia, non più rinchiusa, nella quotidianità delle strade, degli autobus e dei caseggiati.
Tanti modi di intendere questa psichiatria della 180 che, non so se a Genova particolarmente, a volte mi sono sembrati crescere l’uno accanto all’altro sostanzialmente ignorandosi, a volte dare luogo a momenti di dialettica anche aspra, a volte giungere più o meno a integrarsi in qualche modo. E che con questo evento 180×40 si rendono visibili in tante proposte che si sviluppano ciascuna in sostanziale autonomia ma scelgono poi di collocarsi tutte all’interno di un contenitore comune e di avere come elemento coalizzante e caratterizzante due numeri: 180, che è quello di una buona legge che ha chiuso il manicomio e aperto la possibilità di fare cose buone nel campo della salute mentale; e 40, che sono gli anni che ci hanno visto impegnati fuori di esso, non senza contraddizioni ed errori certo, in questo sforzo.
In un programma così denso non sarà facile muoversi, e per non rischiare di riprodurlo pari pari in questa mia presentazione dall’interno del gruppo organizzatore – visto che è già disponibile per chi voglia consultarlo su Pol. it[iv] – ho pensato di rileggerlo smontando l’ordine cronologico e distribuendo gli eventi previsti lungo quattro direttrici. E premetto che non è stato facile, perché sono molti gli eventi compositi che rispondono in momenti diversi a più di una di queste direttrici. In questi casi, ho privilegiato quella che mi pareva la principale.
Arte e spettacolo. E’ proprio da qui che vorrei partire, perché lo spettacolo mi pare che fosse allora ma infondo sia ancora una delle forme più gradevoli, facili e attraenti per l’incontro tra il mondo della psichiatria e la città. Lo è stato, almeno, perché quel dialogo tra manicomio e città che ha rappresentato uno dei punti di forza per giungere alla chiusura è nato anche dalla favola dell’uscita di Marco Cavallo e dall’irruzione nei manicomi di Ornette Coleman, Gino Paoli, Dario Fo e Franca Rame, gli Area, Giorgio Gaber e, per Genova, il Living Theater. A quest’ultima performance a Quarto sarà dedicata quindi una parte della mostra fotografica Manicomio: figure della contestazione visibile da lunedì a venerdì alla Biblioteca Lercari e alla Sala 21 di Quarto, mentre le altre parti sono dedicate a “Morire di classe”, al “Libro bianco” e ai buoni luoghi della cura. E così avremo il giovedì sera in scena, ancora a Quarto, l’esperienza consolidata del Teatro dell’ortica di Anna Solaro con i testi del poeta Armando Misuri, un testimone in prima persona della metamorfosi della psichiatria e della società a Genova che sarà un’occasione di ricordare perché è recentemente scomparso, con lo spettacolo Quando le cose si dimenticano riaccadono. Ma già il lunedì sera alle 21 alla sala di “Music for peace” il gruppo costituitosi per l’occasione a Sampierdarena dei City Angels metterà in scena il monologo di Patricia Deegan sulla sua esperienza di recovery, con accompagnamento musicale: Ti stai sbagliando io mi riprendo la vita. E sarà preceduto dalla performance di un altro gruppo di Sampierdarena, che introdurrà alla mostra fotografica Sono io?!?! che sarà inaugurata martedì alle 18.00 e poi visibile tutta la settimana al Centro civico Giacomo Buranello. Mercoledì alle 17.30 si parlerà di Qualcuno volò sul nido del cuculo incontrando con Mario Amore nel Foyer la Fondazione Teatro di Napoli che mette in scena in quelle sere al Teatro della Corte lo spettacolo; e l’evento diventerà anche un dovuto omaggio a Milos Forman, il regista del celeberrimo film omonimo che è scomparso proprio in questi giorni. Beh certo io in quel moimento sarò in ottima compagnia, con Borgna alla Berio, ma certo se avessi la facoltà di sdoppiarmi non mi spiacerebbe; anzi magari farmi in tre, per sentire contemoporaneamente cosa si dice della contenzione a Palazzo Tursi. A Sestri, il giovedì mattina a partire dalle 9 andrà in scena uno spettacolo di strada che sta via via crescendo e prendendo forma, volto ad andare incontro alle persone percorrendo il cuore di quel territorio, e rievocando pagine della storia della psichiatria che per qualche ragione lo riguardano: Un percorso in 5 tappe nella storia della psichiatria a Sestri Ponente, con letture di testi d’epoca e più attuali. Appuntamento a Borzoli, dove si leggeranno stralci dal progetto ottocentesco di un manicomio che avrebbe dovuto esservi costruito, il manicomio migliore perché non è mai stato realizzato e quindi non ha mai rinchiuso nessuno. E poi via via tra la gente che affolla tutte le mattine la pedonale via Sestri, recuperando il dialogo tra padre Antero Micone – l’agostiniano scalzo sestrese rettore del lazzaretto nel 1656 cui è dedicato l’Ospedale di Sestri – e un uomo delirante di avvelenamento per convincerlo a mangiare; e poi stralci dalla relazione con la quale lo psichiatra, genovese di nascita, Ernesto Belmondo cui è intitolato un piazzale sul monte Gazzo, proponeva nel 1904 di abolire la contenzione, cioè di non legare più i pazienti agitati, nei manicomi ed è, questo, ancora un tema di grande attualità; poi ancora le parole centrali della legge 180, che non potevano certo mancare in questo cotesto. Si arriverà così di tappa in tappa a Villa Rossi, al capo opposto della lunga via Sestri, dove si proverà a ricostruire il clima delle due assemblee su lavoro e reddito nel manicomio di Gorizia, pubblicate da Antonio Slavich nel primo testo monografico del gruppo di Basaglia del 1967. Perché è proprio lì, a Villa Rossi, che la cooperativa “La scopa meravigliante”, che Slavich ha fondato una volta passato a Genova per l’inserimento al lavoro dei pazienti psichiatrici, ha aperto un bar e questa sarà l’occasione buona, speriamo, per farlo conoscere come possibile luogo di ricreazione e di aggregazione nella villa. E dopo aver proseguito l’assemblea ragionando insieme di assistenza psichiatrica nel distretto 9 e di quello che bisognerebbe fare in più, si passerà, finalmente, a festeggiare: “180 in festa a Villa Rossi”, con buffet, karaoke, laboratori educativi per i bambini perché la liberazione dal manicomio è soprattutto un evento da festeggiare, come una piccola Festa della liberazione, da qualcosa che era opprimente e comprimendo la libertà di molti gettava un’ombra su quella di tutti (e, già, che domani è il 25 aprile: auguri!)[vii]. Alla collaborazione di singoli, associazioni, imprese, istituzioni che sono già ringraziati nel programma ufficiale è possibile che si aggiunga il gruppo “Genova Voci”. Ancora, sempre il giovedì mattina l’incontro Il mare e l’arte al servizio della mente sarà dedicato all’esperienza della LeonPancaldo, museo navigante di art brut che potrà essere visitato, mentre il giovedì pomeriggio avremo il laboratorio di ceramica Con-creta-mente sulla passeggiata di Nervi e si leggeranno testimonianze sulla 180 con 180×40 La storia siamo noi al Book crossing point del mercato di via Certosa. Il venerdì ci si occupa ancora di cinema con Cinemamente al Centro diurno di Murta e si suona e canta insieme nel Pomeriggio musicale presso il Centro diurno di via Peschiera. Venerdì sera a Palazzo ducale sarà la volta della poesia, con Poetare la cura: un reading a due voci sul processo di cura, protagoniste Maria Ferretti e Giulia Bacchetta. E ancora sabato nel secondo pomeriggio avrà luogo a Palazzo ducale una Conversazione tra arte e psicologia: da Bosh a Ligabue, a margine della mostra dedicata al pittore emiliano che ebbe a che fare non poco con la psichiatria nella sua vita, lì allestita in questo periodo. E la sera a Quarto toccherà alla musica con il Concerto di musica classica della GOG. Insomma pittura, poesia, prosa, storia, fotografia, teatro, cinema: le muse sono tutte convocate per un incontro tra la città e la psichiatria a partire dal terreno comune, e speriamo piacevole, dell’arte e della cultura.
Sport e natura. Ma sappiamo anche che non è solo intorno alle cose pur varie della mente che si realizza l’incontro tra il nostro mondo e la città. Anche lo sport è un potente fattore coagulante della comunità e così lunedì sera si sorriderà con l’evento Psicoanalisi e gioco del calcio. Poi il mercoledì si passerà dallo sport parlato allo sport praticato con Attività fisica, salute fisica e salute mentale a partire dalla Marcia nei caruggi, non competitiva e con possibilità di un prcorso breve, uno intermedio o uno più lungo per chi se la sente e ha voglia di camminare di più, che partirà dal Porto antico alle 9 per farvi ritorno dopo un giro nel centro pedonale della città. E a seguire un’introduzione dai due punti di vista della mente e del corpo al tema e la proiezione del film Crazy for football, dedicato a una delle esperienze, diffuse anche nella nostra regione, di utilizzo del calcio nella riabilitazione psicosociale, e poi nel pomeriggio allo Stadio Carlini tornei di calcio a 7 e di beach volley. Quanto al ritorno alla natura, ci si pensa il giovedì a partire dal Centro diurno di Serino con Shopping in verde: passeggiata al supermercato della natura Shopping in verde: passeggiata al supermercato della natura, un’escursione alla ricerca di piante spontanee mangerecce, seguita da una lezione di botanica e dall’assaggio di piatti tipici a base di erbe liguri.
Prima della 180. Chi eravamo, e cosa ci insegna oggi quella storia. Festeggiare i quarant’anni di un evento significa anche ritornare su ciò che lo ha preceduto e sull’ombra che ancora quel passato proietta sul nostro presente, ed è quanto ci proponiamo con il ciclo di conferenze “180 x 40. Conoscere il passato per leggere il presente”, che prevede una serie di cinque incontri. Lunedì e martedì alla Biblioteca Lercari rispettivamente interventi di Marica Setaro, curatrice di “Asili della follia”, che illustrerà pagine della lotta antiistituzionale con l’esempio paradigmatico della Toscana e focalizzerà il tema dell’internamento delle bambine; e Oreste Pivetta che si soffermerà sulla figura e il lavoro di Franco Basaglia. Non dedicare un momento specifico a quest’uomo nel quarantennale della chiusura del manicomio, sarebbe stato come organizzare un compleanno dimenticandosi d’invitare il festeggiato. Poi il mercoledì ci si sposta alla Berio per ascoltare Eugenio Borgna, uno dei maggiori maestri della psichiatria italiana contemporanea oltre che un saggista di straordinaria umanità e successo (nella foto), che illustra uno dei suoi testi più recenti, “L’ascolto gentile”, del quale ci siamo occupati di recente[v]. Si tratta di una riflessione sulla sua lunga carriera – attraversata a metà dalla legge 180 – di psichiatra che, a partire dall’insegnamento di G.E. Morselli, ha sempre cercato di cogliere il nucleo della cura nel porsi in ascolto con umanità, rispetto e, in definitiva, gentilezza appunto, di fronte alla follia nell’abisso vertiginoso delle sue a volte incandescenti e a volte raggelate espressioni. Ritorniamo il giovedì e venerdì alla Lercari con Annacarla Valeriano, autrice di “Malacarne”, e le sue vicende d’internamento di donne e di bambine in rapporto con la posizione della donna nella società italiana dell’ultimo secolo; e con Dario Stefano dell’Aquila e Antonio Esposito con “Storia di Antonia”, un impressionante “crimine di pace” degli anni ’70 a partire dal quale si potrà ragionare, e ce n’è sempre bisogno, di Ospedale Psichiatrico Giudiziario e di contenzione fisica in psichiatria[vi]. Del martedì mattina si è occupato l’Ordine dei Giornalisti con Marcello Zinola, e il taglio sarà quindi giornalistico: Informazione e psichiatria: 40 anni in cronaca. Credo che si tratterà di ripercorrere passaggi di questi quarant’anni di legge 180 in Liguria, e confesso che anch’io aspetto la sorpresa e sono curioso di quanto sarà proposto. Ancora, poi, il ciclo delle conferenze trova il suo epilogo il sabato mattina a Quarto tra storia sociale, psichiatria, letteratura e arte, con Parole e cose della memoria in psichiatria guardando all’esempio del Museo di storia della psichiatria di Reggio Emilia, che sarà illustrato da Gaddomaria Grassi, e cercando di raccogliere e presentare, anche, per la prima volta tutte insieme le tracce che di oltre un secolo di manicomi ci rimangono a Genova: le cartelle cliniche dell’antico manicomio di via Galata e dei due più recenti, libri e riviste italiane e straniere accumulatesi negli anni e poi il presepe di Cogoleto, la pittura di Gino Grimaldi, l’esperienza trentennale di art brut del Museoattivo Claudio Costa dell’Istituto per le Materie e le Forme Inconsapevoli. E poi, ancora, arrivate tardi per essere inserite nella brochure ufficiale ma presenti nel programma e decisamente interessanti, proiezione e discussione del film-documentario “Uscirai sano” di Barbara Rosanò e Valentina Pellegrino (Italia, 2017) sulla storia dell’ospedale psichiatrico di Girifalco, che ebbe come primo direttore all’apertura nel 1881 il genovese Dario Maragliano, nell’arco di un secolo dall’apertura alla chiusura.
Chi siamo oggi: quarant’anni dopo (il doppio di Dumas). Fin qui, dunque, quello che ha soprattutto a che fare con arte e spettacolo, sport e natura, storia e persistenze. Ma il quarantennio è anche un’occasione per riflettere sull’oggi, su come cioè sono Genova e la psichiatria di questa 180 quarantenne. Si parte così il lunedì mattina, con un evento a carattere assembleare che prevede la partecipazione di tutte le realtà coinvolte nella questione Salute mentale in questa città, La città che cura. Perché davvero la psichiatria non può mai bastare a se stessa, ed è sempre la città – capace di apertura, di ascolto e di aiuto – quella che ha soprattutto nelle mani la possibilità della cura. L’evento è in sé importante, vedrà presenti politici, amministratori, operatori, pazienti e familiari – singoli soggetti, associazioni e istituzioni – e dà un seguito a quello, analogo, del 13 ottobre scorso che abbiamo commentato a suo tempo su Pol. it[viii]; porterà alla siglatura di un patto per la salute mentale, che speriamo possa dare risultati concreti. Lo stesso giorno al pomeriggio giovani colleghi che hanno fatto o stanno facendo esperienze in altri Paesi dell’Unione Europea, a raccontare affinità e differenze con l’Italia: Psichiatria di comunità in Europa. Il martedì pomeriggio la parola è ai giovani operatori delle varie professioni che compongono l’équipe multiprofessionale di salute mentale, uno strumento di lavoro del quale a quarant’anni di distanza non potremmo proprio far senza: Oltre il manicomio: i giovani e la salute mentale del nuovo millennio. E la sera la questione si fa particolarmente impegnativa parlando di diritti civili con La notte dei diritti: matti, migranti e omosessuali. Sì, indubbiamente la legge 180 ha a che fare anche con una società che s’immagina più rispettosa, più tollerante e più aperta. Il mercoledì pomeriggio avrà luogo l’incontro, che da due secoli a questa parte non è mai stato agevole, tra mondo della psichiatria e mondo della giustizia, con: Posizione di garanzia in salute mentale e responsabilità delle cure. Giovedì mattina un altro tema delicato dopo gli ultimi decenni di continuo ridimensionamento delle politiche di welfare a livello nazionale e, a cascata, locale: La città che accoglie: le risorse per l’accoglienza della sofferenza umana a confronto. Se martedì sera erano in scena i diritti civili, ora sono in scena i diritti sociali, questione altrettanto importante e altrettanto strettamente collegata alla legge 180 perché la vicenda del manicomio (e credo anche la vicenda dell’assistenza psichiatrica oggi, in gran parte) oltre che con la gestione della follia ha sempre avuto molto a che fare con la gestione della povertà. Credo che sarà un momento importante, perché da quando mi trovo a raccogliere domande di assistenza sociale ed economica dal Pronto soccorso o dai CSM – ma anche da prima a ben pensarci, quando intorno ai quindici anni muovevo i primi passi che mi avrebbero portato a svolgere una professione d’aiuto – ho sempre avuto l’impressione di Genova come una città dove essere poveri dev’essere davvero molto (forse particolarmente, temo) difficile. Una città dal cuore che mi è parso a volte duro e mercantile; dove si può non essere sicuri di trovare da dormire la notte e dove non è facile muoversi, spesso, per trovare aiuto. Temo che si parlerà, dunque, soprattutto di ciò che si fa per accogliere in una città che è complessivamente – o almeno a me pare – poco accogliente e sarà uno dei momenti a cui mi costerà di più rinunciare a essere presente, per il concentrarsi degli eventi che mi vede contemporaneamente impegnato a Sestri. Il giovedì pomeriggio, poi, si parlerà di Aspetti deontologici e integrazione professionale nel lavoro d’équipe; insomma, si parlerà di noi professionisti e come dovremmo lavorare, un discorso che prosegue il venerdì investendo la questione dell’evoluzione delle tecniche di cura nei loro diversi aspetti, con La psichiatria clinica attraverso 40 anni che vedrà presenti colleghi provenienti da molte parti d’Italia per un confronto a tutto campo che spazia dalla nosografia alla clinica, dai trattamenti psicoterapici alla psicofarmacologia, dai trattamenti precoci alla psicogeriatria, dall’abilità al lavoro ai fenomeni migratori, ai fattori sociali nella prevenzione del suicidio tanto per fare alcuni esempi.
E poi, la celebrazione ufficiale: 40 anni!! Credo che questa settimana, insomma, ci farà misurare spesso con il limite umano di non poter essere contemporaneamente presenti in più luoghi. Così almeno sarà per me; spero per molti altri genovesi, e per quanti vorranno raggiungerci e festeggiare con noi. E la concluderemo domenica 13 mattina, alla presenza delle autorità e del direttore scientifico di 180×40, Mario Amore, con uno dei protagonisti della vicenda della legge 180, quello che seppe condurre con successo il fragile vascello di questa legge impossibile – per costruire la quale in tanti avevano lavorato per quindici anni nel manicomio e nella società – tra le secche dell’iter parlamentare che, proprio alla fine, avrebbero potuto comprometterne l’approdo. E, forse, era proprio necessario un genovese come Bruno Orsini per quella delicata manovra.
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