È più difficile dimenticarti
Di quelle felicità intraviste
Dei baci che non si è osato dare
Delle occasioni lasciate ad aspettare
Degli occhi mai più rivisti”
(De Andrè, Le passanti)
8 marzo.
In una città in zona rossa, uomini escono dalle loro case per andare timidamente o pigramente a comprare un fiore alle loro mogli, madri, figlie.
Alberi fioriti, un grande albero di mimosa colora il grigiore di un nuovo inizio di lockdown.
Come un passerotto smarrito, un uccellino spaesato che scruta la realtà con occhi limpidi e perplessi, una ragazza oggi vaga per la città in cerca di aiuto.
Non capisce bene dove si trovi, perché e come ci sia finita lì.
Perché succede quello che le succede?
Occhi grandi come due olive, persi nell’immensità della vita.
Si sente dentro una coltre di nebbia che la avvolge, cammina a tentoni cercando di non perdere il sentiero.
Con un po’ di fatica inizia a concentrarsi sul presente e mettendo in fila i passi ricomincia a camminare.
Inizia a vedere i piedi, a sentirli effettivamente suoi.
La via sembrava essere più nitida fino a che non è arrivata una novità a ricondurla nella nebbia.
Una piccola vita in una piccola donna.
Di nuovo, domande su domande che non sa spiegarsi. Un passato inaffrontabile arriva a scuotere le sue membra.
Il suo corpo, di cui si era appena riappropriata, di nuovo preda di qualcun altro… qualcos'altro.
Non sa decidere se sia bello o brutto, al momento non può deciderlo.
Un altro cuore, un altro respiro, un altro corpo, un’altra vita soprattutto… non si sente in grado di gestirlo.
Come se dal suo interno venisse richiamata a tornare nell’ombra, in quel passato terribile da cui voleva affrancarsi.
Con la delicatezza che la contraddistingue, cerca riparo nelle persone che al momento sente essere il suo riferimento.
Cerca un nido, un posto sicuro dove non sentirsi sola, cerca sollievo nella condivisione di una scelta più grande di lei con gli operatori della struttura notturna che la ospita.
Sente che nuovo macigno resterà insito in lei da ora e per sempre.
E’ una lotta contro natura, contro la nostra cultura, contro l’asimmetria del potere a cui è abituata, a cui tutti noi siamo abituati.
Ma sente che questa scelta sia necessaria al fine di ottenere il diritto di essere se stessa e a ricercare un’identità che ancora non ha trovato.
Ha necessità di crescere per lei e per quello che un giorno potrà diventare, nella consapevolezza di se stessa e delle sue potenzialità.
Ha spiccato troppo presto il volo e ora deve ritrovare il suo nido, ritrovare una rete di persone che possano rispondere al suo bisogno di accudimento.
Costruendo la sua identità troverà una strada da percorrere e così infine, con la consapevolezza di avere le capacità per farlo, potrà riaprire le ali.
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