E’ molto probabile che, confuso nei mille banali film in costume, mal segnalato dalle critiche e afflitto da un titolo che non si nota, il bellissimo “A Royal Affair” passi assolutamente inosservato. Non lo si perda, invece!
Fedele ai fatti documentati, il film si concentra su una parte a noi poca nota della storia danese, in quel decennio tra il 1760 e poco oltre il 1770 che vede l’ingresso in Europa delle idee dell’Illuminismo, germi di una futura corrente di libertà e democrazia che cambieranno la Storia per sempre. La Danimarca era però un piccolo Regno isolato, contadino e retrogrado, afflitto da ignoranza e povertà e governato dal folle e inetto re Christian VII, uno dei tanti regnanti castrato da un piccolo mondo gretto che lo circonda, ne strumentalizza la follia per paralizzare ogni sviluppo, delegando tutto al potere di una sconsolata regina madre (siamo già in epoca senza Padri…). Viene mandata in sposa al folle re, la giovanissima Principessa Carolina d’Inghilterra, ragazza fine ed evoluta, colta e piena di speranze, già lettrice avida di Rousseau e Voltaire, che susciterà subito l’odio e l’invidia non solo dell’inetto Christian, ma di tutto il piccolo regno ancora barbaro.Per sedarne in qualche modo gli aspetti folli, viene affiancato al re un giovane medico tedesco, il dr Struensee, intelligente e brillante, fautore delle idee illuministiche, che saprà instaurare col re, da vero psicoterapeuta ante-litteram, un legame speciale, di ascolto autentico, di profonda e umana immedesimazione ed empatia, diventandogli così una sorta di alter-ego necessario, padre-fratello-amico e oggetto d’amore omofilo che può finalmente incarnarsi in qualcuno. Il legame tra i due, fra i molti pregi del film, è direi la parte più bella, a tratti persino struggente: il dottor Struensee è il primo, come accade non di rado nelle nostre stanze d’analisi, ad ascoltare per davvero un essere pur tanto sgradevole e malato, sciocco e volgare, immensamente distante da lui, con suoi rari momenti di lucidità subito vanificati dalla distruzione successiva….
Sarà inevitabile l’innamoramento con Caroline, accomunati prima di tutto da cultura, intelligenza, anelito di libertà; ma il film non si appiattisce sulla storia amorosa, restando fedele allo scenario storico complessivo, ai suoi risvolti psicologici e sociali, riuscendo a darne un’idea, pur romantica e rivolta a un vasto pubblico, ma non banalizzata e sacrificata allo star system (ottimi, infatti, poco noti a noi attori di scuola nord-europea). Non anticipiamo oltre, per non levare piacere alla scoperta della storia….se i due spiriti giusti, Struensee e Caroline, avranno vita breve com’è nel loro destino di coraggiosi emancipatori, non sarà così per le loro idee, che il giovane erede Frederick, raccogliendo il lascito materno (nella memoria inconscia, soprattutto, e nello scritto che la madre morente ed esiliata gli invierà), porterà avanti nei 55 anni di buon regno che seguiranno, e che faranno della Danimarca quel gioiello di democrazia e giustizia che oggi tutti ammiriamo.
– Disapprovo quel che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo –(Voltaire)
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