È possibile andare “a spasso con Jung” e respirare tanta aria buona, sentirsi interrogare senza mai provare una nota di fastidio o, peggio, di noia? Certo che sì. Per farlo, però, devo farmi accompagnare, lungo il percorso, da Gian Piero Quaglino e Augusto Romano, due autori innamorati del pensiero di Jung, che a Jung hanno dedicato buona parte della loro vita. Ottima la scelta di Raffaello Cortina di rieditare questo libro a distanza di sedici anni dalla prima uscita, ampliandolo con dodici nuove frasi commentate con puntualità e sobrietà dai due studiosi, che erano già andati, nel 2006, “A colazione da Jung”, e si erano immersi, nel 2010, “Nel giardino di Jung”.
Che cosa si scopre, nel 2021, andando “a spasso con Jung”? Si scopre che i giganti sono difficilmente superabili e raramente cedono, col passare del tempo, in forza e profondità. Basta perdersi o riperdersi nelle frasi di ieri e di oggi per trovare e ritrovare tanto nettare da suggere, tante riflessioni da fare in piena libertà, tanti sguardi interiori che avevo appena dimenticato. Jung ci riporta a noi stessi, all’incanto e al tragico che siamo, alla poesia e alla prosa che alterniamo nel ritmo incessante della vita quotidiana.
Scrivono Quaglino e Romano: “Per ridurre all’osso il discorso e restare nella cornice delle nostre aggiunte del ‘Prima vivere’, a noi sembra che, a proposito della vita, Jung si tenga lontanissimo da ogni precettistica, da qualsivoglia consiglio o suggerimento contenutistico, e soprattutto da quel grande creatore di inganni che è il cosiddetto buonsenso.
Due soltanto sono i termini, tra loro opposti, cui direttamente o indirettamente egli fa costante riferimento: l’energia vitale (‘la vita che vuole essere vissuta’ di un’altra citazione), assunta come dato indiscutibile, e il significato, che a quel dato si sovrappone riportandolo dentro una trama di riferimenti, cui forse qualcuno sarebbe tentato di dare il nome di destino. Quando i due termini si incontrano, si danno barlumi di pienezza, o felicità, o come altro si voglia chiamarli. Per il resto, si tira a campare, immersi – spesso senza saperlo – in un eccesso di coscienza o in un eccesso di inconsapevolezza”.
Appena aperta la nuova edizione, sono andato immediatamente a leggere i nuovi passi, tutti pertinenti, tutti efficaci. Da domani rileggerò anche quelli letti nel 2005, continuando a frequentare Jung, ad andare “a spasso con Jung” in compagnia di Quaglino e Romano. Mentre chiudo il libro, mi sovviene una domanda: sarebbe possibile andare a spasso anche con Freud o con Lacan? Forse no. È questa la risposta che mi arriva d’istinto, come se a pronunciarla sia stato non io ma qualcuno al posto mio. La voce somiglia a quella di Jung…
Che cosa si scopre, nel 2021, andando “a spasso con Jung”? Si scopre che i giganti sono difficilmente superabili e raramente cedono, col passare del tempo, in forza e profondità. Basta perdersi o riperdersi nelle frasi di ieri e di oggi per trovare e ritrovare tanto nettare da suggere, tante riflessioni da fare in piena libertà, tanti sguardi interiori che avevo appena dimenticato. Jung ci riporta a noi stessi, all’incanto e al tragico che siamo, alla poesia e alla prosa che alterniamo nel ritmo incessante della vita quotidiana.
Scrivono Quaglino e Romano: “Per ridurre all’osso il discorso e restare nella cornice delle nostre aggiunte del ‘Prima vivere’, a noi sembra che, a proposito della vita, Jung si tenga lontanissimo da ogni precettistica, da qualsivoglia consiglio o suggerimento contenutistico, e soprattutto da quel grande creatore di inganni che è il cosiddetto buonsenso.
Due soltanto sono i termini, tra loro opposti, cui direttamente o indirettamente egli fa costante riferimento: l’energia vitale (‘la vita che vuole essere vissuta’ di un’altra citazione), assunta come dato indiscutibile, e il significato, che a quel dato si sovrappone riportandolo dentro una trama di riferimenti, cui forse qualcuno sarebbe tentato di dare il nome di destino. Quando i due termini si incontrano, si danno barlumi di pienezza, o felicità, o come altro si voglia chiamarli. Per il resto, si tira a campare, immersi – spesso senza saperlo – in un eccesso di coscienza o in un eccesso di inconsapevolezza”.
Appena aperta la nuova edizione, sono andato immediatamente a leggere i nuovi passi, tutti pertinenti, tutti efficaci. Da domani rileggerò anche quelli letti nel 2005, continuando a frequentare Jung, ad andare “a spasso con Jung” in compagnia di Quaglino e Romano. Mentre chiudo il libro, mi sovviene una domanda: sarebbe possibile andare a spasso anche con Freud o con Lacan? Forse no. È questa la risposta che mi arriva d’istinto, come se a pronunciarla sia stato non io ma qualcuno al posto mio. La voce somiglia a quella di Jung…
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