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Aldo Carotenuto, Jasmine e una cartolina

11 Dic 20

A cura di Davide D'Alessandro

«I can't tell you anything because I am ashamed, anyway a lot of kisses». È la cartolina che una donna, Jasmine, invia dagli Stati Uniti al suo analista italiano, Aldo Carotenuto, dopo dieci anni dall'ultima seduta ma, di più, il segno di un fiore mai completamente sbocciato, di un vetro protettore mai definitivamente mandato in frantumi, il vetro che lei aveva eretto davanti a lui e al mondo, prigioniera di un passato che non doveva passare.
Ho letto il racconto di quest'analisi durata sei anni, snervante e logorante per entrambi e ne ho scorto, attraverso le pagine intense, l'incontro di due anime ferite che hanno cercato, lui più di lei, di sanarle per consentire aperture, scoperte, emozioni mai vissute prima.
Già, il fiore e il vetro, perché dietro il secondo si cela il primo che, inconsciamente, arde dal desiderio di sbocciare. Ho sofferto molto durante la lettura. Chi ha frequentato il setting analitico, o "temenos" come lo chiama Carotenuto, rivive momenti, situazioni, dialoghi, silenzi. Chi ha saldato sé stesso con un’altra persona per scendere negli inferi e risalire, se e come gli è riuscito di risalire, sa che nelle storie di tutti i giorni si incontrano fiori e vetri, ansie, incertezze e la paura che tutto muove: la paura di essere feriti!
«Non mi ferisca, non mi ferisca» urlava piangendo la paziente dopo un sogno rivelatore. La paura che l’altro possa ferire, scavando la propria terra alla ricerca del seme autentico, della perla, del tesoro nascosto, impone la difesa, l’erezione muraria, la dieta emotiva, la formazione dell’iceberg che tutto ghiaccia, in modo da rendere il terreno incolto per sempre.
Quanta sofferenza dietro certi visi e sorrisi, deliziosi e sfigurati! Quante preghiere d’aiuto senza mai trovare, tuttavia, le parole per dirle! Quanti occhi da dove cogli, dietro la freddezza, il luccichio di una speranza! Non solo in analisi. Anche tra noi, al bar, in piazza, al mercato, al lavoro. Tra genitori e figli, tra amici, tra innamorati.
Ha scritto Albino Pierro:«Si guardaàine citte e senza fiète i 'nnammurète. Avìne ll'occhie ferme e brillante, ma u tempe ca passàite vacante ci ammunzillàite u scure e i trimuìzze d'u chiante. / Si guardavano zitti e senza fiato gli innamorati. Avevan gli occhi fermi e brillanti, ma il tempo che passava vuoto vi ammucchiava il buio e i tremiti del pianto».
Il teologo Vito Mancuso, dopo “L’anima e il suo destino”, si cimenta con “La vita autentica”, ritenendola tale solo se siamo liberi dalla finzione, dalla menzogna, da noi stessi. Solo se aderiamo alla verità. C'è chi è disposto a rivelarsi, a mettere in gioco tutto sé stesso, per sé e per l'altro, e chi è chiuso nel suo bunker, apparentemente sicuro. È possibile, se non rompere, almeno scalfire l’iceberg, renderlo meno granitico, per non dire "penetrabile"? Parola terribile, in questi casi, evocatrice di non so quali violenze…
Sì, è possibile. Ma sono tentativi devastanti, disperanti, al limite del masochismo. Occorre grande solidità, sostanza, direbbe Ferrucci, un notevole investimento di energia psichica, in una parola: amore! Non per conquistare l’altro, per manipolarlo, per sottometterlo, per muoverlo al proprio disegno e possederlo, bensì per aprirlo, per renderlo visibile, ammirabile, autentico. Non si agisce per esercitare un potere o un dominio, ma per liberare.
L’altro svicola, fugge, si nega, riceve e non ricambia, ottiene e non gratifica, appare e scompare, chiude a chiave ogni porta, blocca ogni pertugio. Ma a quella porta continua a battere impietosamente, insieme alla nuova presenza salvifica, il dolore che l'altro ha soltanto tentato di reprimere, di occultare. Continua a battere l’identità negata e tradita dalla falsa immagine che da tempo è costretto a impersonare. È con quel battito che occorre fare i conti. Chi ne porta il messaggio non è un nemico, un pericoloso predatore. È un amico del quale si serve il destino, un amico che ha già ascoltato, sopportato e, dopo tanti travagli, superato quel battito. Un amico disposto a farsi carico, a rendere evidente che un’apertura è possibile. Che un’altra vita è possibile. Che una vita vera è possibile. Che una vita d’amore è possibile. Perché una sola è la vita.

 

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