E su tale vita portano la loro visione, la loro ermeneutica, la loro interpretazione strettamente collegata agli strumenti che la formazione ha loro fornito….
Propongo oggi la recensione di un libro molto politico e molto legato alla attualità "Il Grillo canta sempre al tramonto. Dialogo sull'Italia e il Movimento 5 Stelle" scritto da Dario Fo, Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Qui è possibile trovare il testo completo del mio lavoro che presento ora in forma ridotta avendolo deputato da riflessioni legate ad un contingente (l'articolo originale è di qualche mese addietro) oggi forse superato.
Ho trovato la lettura molto interessante e naturalmente ho trovato conferme a cose note. Ma è degli accenti e dei non detti che voglio dare conto, in questa breve recensione, ai miei lettori.
Il libro è di facile lettura ed è impostato come una chiacchierata tra amici durante la quale un raffinato, erudito e lucido Dario Fo fa da facilitatore e stimola l'approccio agli argomenti centrali del programma del Movimento.
La parte per me più riuscita è quella centrale nella quale si affrontano i temi della democrazia diretta, della comunicazione, dell'economia, del lavoro. Molto suggestiva la chiusura che riporta il discorso di Pericle agli ateniesi, una sorta di sintesi del programma, che, suggeriscono tra le righe gli autori, rimane ancor valido a 2500 anni di distanza.
Pur senza addentrarmi nei dettagli dirò brevemente cosa mi ha colpito maggiormente in positivo (il recupero di una visione anarchica ed il concetto di trasformazione) e in negativo (l'assenza di importanti riferimenti ai diritti civili)
Anche se gli autori non lo citano mai mi è venuto spesso in mente, soprattutto leggendo le affermazioni di Casaleggio, Pierre-Joseph Proudhon il primo filosofo che ha attribuito un significato positivo alla parola anarchia.
L'idea è quella della leaderless una democrazia diretta che, attraverso l'uso della rete, associ le intelligenze senza la necessità di un leader. In conseguenza di tale idea il Moviemento non è, nè vuole diventare, un partito, vuole anzi superare i partiti al punto che quando il percorso sarà ultimato, anche dello stesso Movimento non vi sarà più alcun bisogno. Ed il percorso è quello che consentirà ad ogni cittadino, anche grazie alle tecnologie, di partecipare in prima persona, senza deleghe, alla vita pubblica. Si tratta naturalmente di utopia ma l'elemento utopico è ingrediente fondamentale di ogni alchimia politica. E forse è proprio quell'elemento che è divenuto deficitario nella sinistra italiana, deficit che spiega molto della disaffezione.
Leggiamo questo passaggio "Bisogna collaborare con ogni mezzo per scoprire le leggi della società, i modi in cui si realizzano queste leggi e i processi tramite cui siamo capaci di scoprirle; ma, per il buon Dio!, quando avremo demolito tutti i dogmi aprioristici, non pensiamo di indottrinare a nostra volta il popolo" Avrebbero potuto scriverlo Grillo o Casaleggio… è invece di Pierre-Joseph Proudhon, seconda metà del 1800.
C'è poi nel libro non solo la consapevolezza del cambiamento drastico e radicale in atto in tutto il mondo occidentale ma un pensiero innovativo teso ad affrontarlo tale cambiamento, a volgerlo a favore di una società capace di modificare i propri fondamentali, di sovvertire le proprie gerarchie. L'economia che si centra sulla rete più che sul denaro, sulla conoscienza e sulla coscienza più che sulla piramide del potere… il rispetto dell'essere umano e dei suoi tempi, delle risorse naturali… l'attenzione all'usabilità, al risparmio… il progetto di limitare gli accumuli di denaro proprio per salvaguardare una dinamica del potere che possa restare democratica… tutti temi ben sviluppati nei capitoli che si occupano dell'organizzazione del lavoro.
Ed infine ciò che a mio avviso può essere visto come pecca. Omissioni più che pensieri non condivisibili. Debole, poco sviluppata e un poco banale (del tipo insegnamogli a vivere bene in casa loro) la tematica dell'immigrazione. Mi sarei aspettato di più. Da cosmopolita quale sono avrei molto apprezzato un'altra grande utopia che invece completamente manca: quella dell'abbattimento delle frontiere. Del tutto assenti poi i grandi temi dei diritti civili, la valorizzazione delle diversità, i temi etici legati al fine vita etc.. peccato per queste tiepidità
Belli invece i personaggi così come emergono. Dario Fo più lucido raffinato ed analitico di quanto nelle immagini televisive appaia, Grillo ivece esattamente sanguigno e graffiante come nelle piazze siamo abituati a vederlo e Casaleggio, la vera sorpresa, un intellettuale profondo che emerge con forza come quello che sa non solo sognare ma anche pensare un mondo nuovo e diverso.
Un libro decisamente da leggere, che parla delle sfide che abbiamo di fronte e che è anche molto più pragmatico di quanto io, che mi sono concentrato su questioni di fondo, abbia saputo descrivere. Nessuno, come ben spiega Casaleggio e che io riformulo, può ignorare che siamo sull'orlo di un baratro e che tutto può precipitare da un momento all'altro. Il Movimento è un argine, contiene rabbia, contiene ed incanala verso forme democratiche una violenza che purtroppo continua a montare, ma potrebbe non farcela… La società è complessa e globale, la crisi investe non solo l'Italia nè la sola Europa… C'è il mondo in convulsioni.
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