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ANGOSCIA GENDER NELLE SCUOLE

8 Set 15

A cura di Manlio Converti

Se interessati ai meri fatti, iniziate a leggere dopo la fotografia a metà articolo.

Siamo alla Paranoia ed alla Diffamazione, attraverso pubblicità online, catene di san Antonio su WhatsApp e Facebook, un vero fiume dilangante contro la famigerata e inesistente Teoria Gender.
In realtà dietro le parole ci sono i fatti concreti e le paure sincere di milioni di genitori, facilmente attendibili, che temono per il futuro della prole, temendo possano diventare omosessuali o peggio transessuali, secondo un grado di valutazione infamante soggettivo molto comune ancora in Italia.
Se infatti pensiamo al generico e stentato consenso dato per le Unioni Civili, tramite sondaggi non verificabili scientificamente, sappiamo anche che la maggioranza degli omosessuali si nasconde, che le transessuali da Maschio a Femmina (MtF) sono ancora troppo spesso condannate alla prostituzione già in età minore, e che sono gli omofobi a vantare il maggior numero di amici gay, chissà perché mai lesbiche, anonimi e concordi con le tesi a loro avversi.

Ogni genitore è quindi legittimato a temere per il prorio figlio o figlia un destino ancora infamante e difficile, che al massimo può muovere a compassione verso terzi se a noi estranei?

Solo per ignoranza, ovviamente o per palese omofobia, che danneggerà i loro figli stessi, qualunque sia il loro orientamento sessuale.

Quest'onda culturale omofoba che ci investe, a differenza di quella xenofoba, non vede però nessun medico o ordine professionale, tranne quello debole per sua natura degli psicologi, ergersi a difesa quanto meno della realtà scientifica, nonostante le chiare indicazioni dell'OMS, a loro volta manipolate e avversate come travianti e pedofile.
Il ministro della Sanità e i pochi medici che rilasciano dichiarazioni pubbliche, ad esempio al Meeting di CL, lo fanno solo ed esclusivamente per avallare le più assurde e feroci paranoie omofobe, garantendo perfino la necessità di "curare" soprattutto i minori, ovviamente omosessuali o transgender, per farli tornare sulla "retta via".

A questo punto tolte le solite mie lamentazioni che si perdono nel deserto dei miei rari lettori, passiamo ad uno schema razionale bio-psico-sociale di quello che è il Genere e da cui derivano gli studi di Medicina di Genere, rari in Italia e applicati in modo da dare un nome diverso e magari esotico alla Medicina della Donna, tanto per falsificare e censurare ancora l'esitenza e i bisogni delle persone (medici e pazienti) LGBT.

Ripartiamo dalla Genetica.
Le persone non nascono solo XX e XY. A parte che abbiamo altri 22 cromosomi che interferiscono ampiamente sul genere e sul sesso, esistono sicuramente persone che nascono XO, XXY ed XYY che non possono essere annoverate in nessun modo al sesso o al genere manicheo previsto dalla ristretta visione omofoba, che non scelgono di nascere tali e che purtroppo hanno dei problemi ben diversi, legati ad esempio al ritardo mentale, quando evidente.

Passiamo al Fenotipo, che dipende dall'epigenetica, cioè dalla manifestazione quantitativa e qualitativa dei milioni di geni sui nostri cromosomi. Dal punto di vista dei genitali non esistono solo quelli maschili e femminili in modo distinto, ma c'è una discreta continuità e varietà di dimensioni e forme, anche in chi nasce proprio XX o XY, fino alla figura dell'ermafrodito perfetto, che nasce una volta su 100mila bambini in tutto il mondo.

A questo punto dobbiamo arrivare agli aspetti neuro-psicologici.
Abitare il proprio corpo non è un evento scontato, ma perfino traumatico quando a tre anni, ad esempio, si inizia a riconoscere come propria la figura che compare in uno specchio. L'immagine del sè infatti è una sommatoria complessa, che salta completamente in molte patologie neurologiche o psichiatriche, e che abbiamo potuto studiare in tutte le sue fasi, dall'Homunuculus, alla nostra immagine allo specchio, al grande vuoto con arti controllabili intorno che contiene i nostri sensi, il nostro pensiero e il mondo che ci circonda, fino ai nostri pensieri astratti, che appartengono sempre al nostro corpo e non sono certamente altrove rispetto ad esso.

In quest'ambito dobbiamo annoverare nell'ordine.
Abitare il proprio genere, come maschi in un corpo maschile, femmine in un corpo femminile (detti oggi cis-gender), oppure incrociando i possibili dati in modo trasngender anche come intermedia visione del sè come maschile e femminile contemporaneamente in un corpo maschile o femminile come fenotipo. Tacciamo di volta in volta delle precedenti minoranze, ma è ovvio che tutto questo accade anche per loro. Abitare il proprio corpo ha una profonda valenza psicologica, ma è un fatto concreto che avviene in modo transgender in moltissimi minori. Di questi, dicono gli studi di Di Ceglie, solo l'11% sarà da adulto veramente una persona transgender o transessuale, mentre gli altri saranno prevalentemente omosessuali o bisessuali. Negare ai bambini di giocare con il proprio corpo in modo naturale e spontaneo, imponendo loro limiti culturali su base omofoba, farà soffrire tutti i bambini, anche quelli spontaneamente cisgender. Essere Cis o Trans gender non dipende in nessun caso dalla volontà o dalla scelta nè dall'educazione, nè può essere in qualche modo trasmesso se non nelle fantasie allucinate degli omofobi.

Entriamo nella complessità del desiderio. Si desidera il genere opposto, il proprio genere, un genere transgender o ermafrodito, più di uno dei precedenti. Al desiderio non si può porre limiti nè convenzioni, il farlo induce grave sofferenza e nevrosi, fino alla depressione ed al rischio suicidario. Il desiderio è il primo motore secondo Freud della nostra vita psichica, quindi della vita in senso proprio per un essere umano. Tutti gli orientamenti sessuali, tranne la pedofilia, che è un reato, sono considerati uguali ufficialmente dall'OMS. Questo non è ancora vero in Italia, come detto anche altrove.

Passiamo agli ambiti relazionali e sociali.
Si deve parlare di Comportamento maschile, femminile, virago o androgino, ad esempio, oppure usare le colorite espressioni volgari, cioè del popolo italiano, tanto più ricche e fantasiose. Queste però, sappiamo benissimo, dipendono soprattutto dai fattori culturali, da una parte, cioè dalla costruzione della rappresentazione del comportamento maschile e femminile, secondo i criteri individuati da Simone de Beauvoir o Foucault, ma anche da una spiccata propensione in alcune persone di genere maschile ad essere effeminate, molles per gli antichi romani, e se di genere femminile decisamente androgine, come Maria la Puteolana. Il modo con cui esprimeranno il comportamento Cis o Trans gender, per usare sempre gli stessi termini, ma con una sfumatura diversa, giacché si applica anche a persone eterosessuali, dipenderà da una parte dalla propria innata propensione dall'altra dai costumi storici.

Si parla infine di Ruolo maschile, femminile, virago o androgino, e via dicendo, quando si pensa alle possibilità che la società offre a tutti i livelli, dall'educazione negli asili nido fino all'inserimento lavorativo, di essere o meno tutti uguali oppure distinti nelle possibilità offerte dalla cultura e dalla società. La natura ovviamente distingue il ruolo materno e paterno in senso restrittivo, essendo la madre l'unica capace di portare avanti una gestazione, ma tolto il fondamentale momento riproduttivo, a partire da quello di cura e perfino di nutrizione, sicuramente di educazione, anche questa distinzione può sfumare in modo paritario o assumere contorni ben precisi solo sulla base delle caratteristiche culturale della società. E' vero che molte persone si sentono spontaneamente portate in ruoli sociali, lavorativi o ludici, effettivi o di fantasia, come i musicisti, gli artisti, gli aviatori, i marinai, qui declinati al maschile inteso come neutro, inesistente in italiano, per indicare anche la complessa sfumatura di gioco nell'infanzia, di educazione nel periodo formativo e poi effettivametne quello lavorativo. E' vero anche che molte persone seguono e scelgono, dalla scuola al lavoro, semplicemente quello che possono scegliere, cioè quanto viene loro offerto dalla società. Ci sono però persone, eterosessuali, omosessuali, bisessuali o transgender, che hanno sempre lottato, sentendolo spontaneo e naturale, per occupare quel ruolo sociale loro negato ufficialmente alla loro epoca, accettando compromessi o rischiando la propria vita, come Giovanna d'Arco o i ballerini del San Carlo nati in quartieri popolari.

Tutto quanto spiegato è alla base della versione bio-psico-sociale della Medicina di Genere, che include ovviamente una visione laica del comportamento sessuale (dalla masturbazione al sesso anale, orale o vaginale) e delle possibilità riproduttive offerte dalla moderna tecnologia (omologa, eterologa, surroga, adozione, affido, coadozione), per spiegarle ai bambini ed agli adulti, ma ad ognuno con il linguaggio più appropriato e secondo le proprie esigenze, senza imporre visioni pregiudizievoli, umilianti, diffamanti o ignobili come pretendono gli ostensori dell'inesiste Teoria Gender.

 

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