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CHIMICA e MATERNITY-BLUES

19 Set 18

A cura di annalisapiergallini

“La prima causa di morte fra le donne incinte e le neomamme giapponesi è il suicidio. Lo rivela uno studio del National Center for Child Health and Development che analizza i dati fra il 2015 e il 2016: quasi il 30% delle donne morte durante o dopo la gravidanza si sono tolte la vita. Per mons. Tarcisio Isao Kikuchi, arcivescovo di Tokyo, e p. Andrea Lembo, superiore regionale del Pime in Giappone, il motivo è la terribile solitudine delle neomamme in una società sempre più isolata.
La ricerca afferma che 92 donne si sono tolte la vita. Di queste, 45 avevano 35 o più anni e il 60-65% erano alla loro prima gravidanza. La causa sembra essere la depressione post-partum, e l’incidenza più alta nelle famiglie disoccupate.” (http://www.asianews.it)
Allora, innanzitutto, avrà anche ragione il monsignore giapponese, che le donne sono sole ora che la famiglia tradizionale non è compatta come un tempo, è vero pure che sebbene abbiano nomi deliziosi da cartone animati (Tarcisio Isao Kikuchi) i giapponesi non sono proprio quei cartoni che vorrei. Soprattutto per le donne. Un mondo che della tradizione conserva però saldamente il maschilismo. Incinta, sola, disoccupata, con un marito maschilista. La situazione anche di molte donne italiane.
La legge già non le aiuta come dovrebbe, ora anche la beffa di questo orrendo personaggio che sembra Roberto Gervaso, ma cattivo e ignorante, con lo sguardo che lo palesa qual è, agli occhi di tutti, e le informazioni lo confermano tale. Tra promesse di proibire l’aborto e difesa della vera famiglia, Pillon, cerca di rendere obbligatoria la mediazione familiare nelle separazioni, di cui, guarda caso, si occupa il suo studio.
Poi, femminicidi come se piovesse, e non ha mai piovuto tanto. I femminicidi aumentano, quando ogni tipo di omicidio è in diminuizione (speriamo resti tale anche con le nuove leggi criminali sul porto d’armi & Co. di Salvini).
Gli uomini uccidono le donne, le donne uccidono i figli. E’ solo probabilmente un dato statistico dovuto alla facilità con cui si può far fuori chi è più debole. Pochi sanno che a Torino c’è una specie di carcere specializzato, solo madri che hanno assassinato i propri figli.
Nel 2012 è uscito un film, Maternity blues, che raccoglieva le storie di 4 detenute per avere ucciso i propri figli. Il film fu l’occasione per dare un po’ di spazio al fenomeno della depressione post-partum, una sorta di degenerazione della sindrome ipercomune del Maternity blues, malinconia, quindi transitoria, dopo avere partorito.
Sul maternity blues non ho sentito una parola nel corso pre-parto (della Asl; speriamo che adesso ci sia meno omertà). Tanto peggio, perché il Maternity blues sembra sia associato al calo delle endorfine dopo il parto. Con la montata lattea di chi ha la fortuna di allattare il proprio figlio, la produzione di endorfine tende ad aumentare di nuovo. Durante la gravidanza la produzione di endorfine aumenta considerevolmente, soprattutto nell’ultima parte della gestazione e raggiunge il suo apice nel parto, dando perfino allucinazioni. C'è una brusca inversione che la natura impone alla donna, dopo il clou, come a dire, bene, ora non mi servi più, puoi anche deprimerti o arrabbiarti che tanto hai partorito, salvo che se allatti, allora qualche gratifica di buon umore ti viene somministrata.
Ma di questo, ripeto, al corso pre-parto, niente. Dopo la laconica introduzione di un’ostetrica, ci hanno passato la palla: avete domande? Ho chiesto a proposito dell’epidurale, l’iniezione di anestetico durante i dolori del parto, ma mi è stato risposto: signora, dipende da come lei vuole vivere il parto…. Bèh, faccio io, perplessa, meno dolorosamente possibile.
Ma insomma la frittata è fatta, quella mela, maledetta Eva, non ce la perdonano, anzi siamo noi le prime a non perdonarcela. Poi all’ospedale di Ascoli Piceno manca l’anestesista che sia in grado di fare una corretta epidurale, cosa che non sembra sia così facile, solo in pochi ospedali la sanno fare. (Adesso dovrebbe essere possibile: vi aggiornerò). Ricordiamoci pure che ad Ascoli (e non è la sola) al pubblico abbiamo il 100% di obiettori di coscienza e le donne possono abortire solo grazie all’Aied (Associazione Italiana Educazione Demografica). “Devi partorire come ha partorito la Madonna”.
Nel Simposio si parla dell’agalma dei dolori di parto della dea Athena, immortale e, appunto dea, tuttavia i dolori non le vengono risparmiati. Ci sarebbe da discutere, visto che la scienza fa progressi. Poi c’è il crollo subitaneo delle endorfine autoprodotte e… la solitudine.
Ci vuole poco a trasformare un blues, quando finisce la musica e la produzione di endorfine non è riaumentata, quando l’amore non c’è, quando il bambino piange e non dormi abbastanza, può installarsi una depressione che non passa più… almeno informazioni corrette e meno bigottismo possono aiutare a evitare l’aggravamento di alcuni casi e a godersi il maternity-blues come una schiavitù a tempo, una dolce malinconia, dovuta, almeno in parte, alla chimica.
 
 
 

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