Quel “twist” non era solo muovere le gambe a regola d’arte come da manuale. Anzi, era proprio il contrario. Nel giorno della morte di Chuck Berry , rispunta una delle scene cult di un film altrettanto cult. E’ il ballo di Uma Thurman e John Travolta, ovvero di Mia e Vincent che salgono sul palco del locale in cui lei ha trascinato la “bodyguard per una notte” che le è stata affibbiata dal marito Marsellus Wallace.
Dopo quella scena i due sono diventati icona di un modo di essere, oltre che di ballare. Ma le due cose sono in fondo sinonimi, come Murakami insegna in “Dance, dance, dance” nel meraviglioso dialogo tra il protagonista e l’uomo pecora:
“Ma cosa devo fare allora?”. “Danzare” rispose. “Continuare a danzare, finchè ci sarà musica. Capisci quello che ti sto dicendo? devi danzare. Danzare senza mai fermarti. Non devi chiederti perchè. Non devi pensare a cosa significa. Il significato non importa, non c’entra. Se ti metti a pensare a queste cose, i tuoi piedi si bloccheranno … Danzare è la tua unica possibilità … devi danzare, e danzare bene. Tanto bene da lasciare tutti a bocca aperta .. ” .
E in quella scena sembra proprio che i due attori e i loro personaggi abbiano capito che non c’era altro di più importante, quasi urgente, che essere lì in quel momento e lasciar andare i corpi sulle punte dei piedi scalzi lei, su quelle ricoperte dai calzini lui. E nel modo in cui il loro mentore voleva che lo facessero mentre “You never can tell” di Chuck Berry gli raccontava che “è la vita … ti mostrerà cose che non potrai mai raccontare” e che invece altri avrebbero continuato a fare per loro, ancora oggi.
Tarantino stesso racconterà poi diverse volte come era nata quella scena nella sua mente. Lo fece, ad esempio, al Graham Norton Show sulla Bbc nel 2013:«Vincent e Mia dovevano avere due modi differenti mentre ballavano il twist. Per Mia l’immagine a cui avevo pensato era quella della danza dei gatti ne “Gli aristogatti”».
Ma non è in quella intervista che si comprende realmente cosa volesse il regista. Lo si vede e lo si percepisce totalmente in un altro video, spuntato anche questo a distanza di anni dall’uscita di Pulp Fiction e diventato per gli appassionati ancora più cult della scena originale. E’ il backstage delle riprese della danza di Thurman e Travolta in cui si scopre che, in realtà, quello fu un ballo a tre: con il regista che dietro le quinte – ma proprio “vicino vicino” a loro – muoveva anche lui i fianchi e accompagnava i suoi attori ad ogni passo (vedi video in testa all’articolo).
I due danzeranno di nuovo insieme in “Be Cool”, nel 2005, diretto da F. Gary Gray. Con la musica dei Black Eyed Peas ad accompagnarli, balleranno finalmente toccandosi, lasciando immaginare che quella distanza, quel ballare insieme ma non essere insieme in Pulp Fiction era stata definitivamente cancellata.
E questa scena, poco conosciuta, è nella sua evoluzione proprio il ritrovarsi in due, questa volta. Sì, sempre circondati da una troupe, ovviamente, ma in una sequenza in cui sembrano essere davvero da soli. Una lontananza fisica che si risolve di citazione in citazione e che parte con lei che gli dice: “Tu balli, Joe?” e lui che risponde: “Ehi, io sono di Brooklin” (e qui la mente va a “La febbre del sabato sera”). Che passa poi tra i primi passi scambiati ancora e di nuovo a una certa distanza. E finisce con un’altra di quelle scene che avrebbero potuto essere un cult nella storia del cinema. Se solo prima di loro non ci fossero stati gli “altri loro”: Vincent e Mia.
A proposito di citazioni, poi, l’origine di questa lunga danza segnata dalle note di Chuck Berry ha origini italiane. In un bell’articolo del Il Post sono raccolte un po’ di curiosità sul film. Tra le tante, si ricorda che quel ballo tra Mia e Vincent era stata girata da Tarantino come omaggio alla scena di ballo tra Barbara Steele e Mario Pisu in 8½ di Federico Fellini.
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