Il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) caratterizzato da timori di contaminazione e rituali di lavaggio è indubbiamente uno dei più frequenti e invalidanti. Tradizionalmente si ritiene che le compulsioni di lavaggio riferite siano funzionali ad evitare potenziali conseguenze catastrofiche a carico della salute propria o altrui, e a rimuovere germi, batteri, virus, sostanze tossiche, veleni, e quant’altro potrebbe essere dannoso.
Recentemente, però, è stata descritta da Rachman (2004) una forma di disturbo ossessivo-compulsivo caratterizzata da importanti e invalidanti rituali di lavaggio, ma in cui la sensazione di contaminazione non deriva tanto dal contatto con agenti esterni potenzialmente pericolosi, quanto da pensieri, ricordi o immagini che attivano una profonda sensazione di “sporco interno” e di auto-disgusto che il lavaggio (soprattutto dell’intero proprio corpo) tende ad alleviare. Si parla quindi di quella che è stata definita “Contaminazione mentale”, distinguendola da quella tradizionale “da contatto”, riscontrata inizialmente nelle vittime di violenza sessuale.
Studi successivi hanno dimostrato come la sensazione di sporco derivante dallo stato di contaminazione mentale possa attivarsi anche in seguito ad eventi meno “gravi” dell’abuso, quali violenze fisiche, tradimenti, umiliazioni, ecc., tutte situazioni comunque in cui la persona si sia sentita profondamente degradata e “indegna”. Rachman ha poi osservato come la contaminazione mentale si inneschi anche in relazione ad esperienze di auto-contaminazione, ovvero situazioni in cui la persona compie cose che ritiene profondamente immorali e contrarie al proprio sistema di valori, percependosi ancora una volta come indegna e meritevole di disprezzo e disgusto morale (ad es., tradimento del partner, aborto, ecc.). La contaminazione mentale e i relativi rituali di lavaggio rispondono molto meno bene dei tradizionali sintomi DOC da contaminazione sia alle strategie farmacologiche che a quelle cognitivo-comportamentali basate primariamente sull’esposizione e prevenzione della risposta. Gli studi hanno dimostrato come in questi casi sia essenziale identificare l’evento (o gli eventi) originari che hanno scatenato lo stato di contaminazione interna e rielabolarli con strategie più simili a quelle impiegate nel disturbo post-traumatico da stress (PTSD), con cui questo fenomeno ha molti punti di contatto.
Negli ultimi anni, quindi, sono fioriti nella letterature scientifica specialistica un gran numero di studi volti a indagare il ruolo della contaminazione mentale in relazione ai sintomi del disturbo ossessivo-compulsivo e del PTSD. Sono stati anche messi a punto specifici strumenti per valutare la contaminazione mentale, che ovviamente presentano correlazioni elevate con le misure dei rituali di lavaggio del DOC. In particolare, la Vancouver Obsessive-Compulsive Inventory- Mental Contamination Scale (VOCI-MC), che nasce come appendice del noto VOCI, uno dei più diffusi strumenti self-report per valutare i sintomi DOC, ha dimostrato eccellenti proprietà psicometriche ed è stata largamente impiegate nei suddetti studi recenti.
Pochi giorni fa, è stata pubblicata su Comprehensive Psychiatry la sua versione italiana, con relativi punteggi normativi, unico strumento che abbiamo a disposizione per l’assessment di questo fenomeno e che, data l’importanza ai fini dell’impostazione del trattamento di distinguere le compulsioni di lavaggio derivanti da timori ossessivi di danno per la salute conseguente alla contaminazione da quelle derivanti da stati di contaminazione mentale, dovrebbe essere comunemente inserito nei protocolli testistici da utilizzare con pazienti che presentano questo tipo di sintomi.
La scala è disponibile per libero utilizzo, con le dovute citazioni, per tutti coloro che ne facciano richiesta.
Melli G., Carraresi C., Stopani E., Radomsky A.S., Bulli F. (2014). Factor structure and temporal stability of the Vancouver Obsessional Compulsive Inventory – Mental Contamination Scale (VOCI-MC) and psychometric properties of its Italian version. Comprehensive Psychiatry. http://www.comppsychjournal.com/article/S0010-440X(14)00376-9/abstract
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