Percorso: Home 9 Epistemologia e storia 9 CORBELLINATE

CORBELLINATE

15 Nov 19

A cura di Francesco Bottaccioli

Immagino quello che è passato in testa a Gilberto Corbellini: il suo libro contro la “pseudoscienza”, uscito in estate, non ha sortito alcun effetto. Corbellini chi? I lettori lo hanno accolto tiepidamente, come si fa con un parente di cui si sa già tutto quello che ci dirà; gli intellettuali nemmeno lo hanno sfogliato. Sarà forse per questo che ha alzato il cannone sparando, prima dalle colonne della Stampa e poi da quelle dell’Espresso, in un mucchio molto variegato, anche se il bersaglio è unico e ghiotto.

Il mucchio è composto dall’immancabile omeopatia, tradizionalmente associata alla medicina cinese e all’agopuntura, cui si è aggiunta la biodinamica (sic!) e, udite, la psicoanalisi. Consentitemi di tralasciare l’omeopatia e l’agopuntura rinviando, per ora, a quanto scritto nel nostro Manuale1. Soffermiamoci sulla psicoanalisi e sul bersaglio, che è l’Università, rea di fornire corsi di biodinamica (ma guarda tu!) e addirittura insegnamenti curriculari di psicoanalisi all’interno della psicologia clinica e nella specializzazione in psicoterapia. Qui effettivamente assistiamo ad un salto di qualità nella crociata corbellinesca: in passato gli pseudoscienziati erano cialtroni, ignoranti fuori dalla comunità scientifica, adesso le pseudoscienze stanno nelle Istituzioni scientifiche. Il che è un bel problema, che ingarbuglia abbastanza lo schema dicotomico del Nostro: scienza versus pseudoscienza, scienziati versus cialtroni, istituzioni trasparenti orientate dal pensiero razionale versus sette segrete basate su dogmi religiosi.

A 80 anni dalla sua morte, Freud è ancora classificato dal Nostro come un “impostore” e pseudoscienza la psicoanalisi. Secondo la vulgata, una pseudoscienza è tale se non è una teoria “falsificabile” e non presenta prove a suo sostegno. Dopo essersi avvoltolato in un esempio su cosa significhi teoria non falsificabile, nell’intervista all’Espresso del 12.11.2019, più seccamente il Nostro sbotta: “e poi non c’è alcuna prova a sostegno della psicoanalisi”, “se una persona sta meglio è effetto placebo”.

Ora, il professor Corbellini ignora molte cose, direi tutto, sull’argomento. Ignora che in questi 80 anni dalla morte di Freud, molta acqua è passata sotto i ponti della psicoanalisi, con i settori più dinamici, che poi sono quelli che la insegnano nelle Università italiane, europee e statunitensi, impegnati in una profonda e puntuale revisione delle teorizzazioni freudiane. Da ultimo, cito una intervista a Peter Fonagy, pubblicata sulla nostra rivista Pnei News. Il celebre psicoanalista, critico ma non convertito, afferma: “oggi ci rendiamo conto che Freud è stato troppo specifico nella descrizione del suo modello: pensiamo a dettagli come la distinzione tra Ego Id e Super Ego che oggi è irrilevante. Freud ha creato splendide metafore della mente, che ancora oggi possono essere utilizzate come tali, solo che egli tendeva a trattarle come realtà”2. Metafore quindi non realtà. Per accedere a un rapido riassunto sulla psicoanalisi contemporanea suggerirei a Corbellini di fare due chiacchiere con il suo collega della Sapienza Vittorio Lingiardi, che potrà spiegargli nel dettaglio il tragitto fatto dal grosso dei teorici della psicoanalisi, europei e statunitensi, che documenta l’evoluzione della teoria e della stessa clinica psicoanalitica, ormai da tempo nota come psicodinamica. Lingiardi potrebbe anche consegnargli i lavori, pubblicati e reperibili su PubMed e su altre banche dati scientifiche internazionali, sull’efficacia della psicoterapia a orientamento psicoanalitico che è assolutamente sovrapponibile a quella della superlodata terapia cognitivo comportamentale.

Quindi 1) le teorizzazioni freudiane classiche sono in larga misura abbandonate anche se il lascito fondamentale di Freud, sulla complessità della vita mentale da esplorare in profondità, sulla centralità delle prime fasi della vita, sul ruolo fondamentale delle credenze e dei modelli mentali inconsci, è un nutrimento per tutti coloro che lavorano oggi ad una migliore comprensione del funzionamento della mente e dell’organismo umano in salute e in malattia, 2) le prove di efficacia e di equivalenza, se non di superiorità, delle psicoterapie, inclusa quella psicodinamica, rispetto alla psicofarmacologia, soprattutto nel medio lungo periodo, sono ben presenti nella letteratura internazionale.

A proposito della psicofarmacologia e della scienza, è davvero enorme che un paladino del metodo scientifico come Corbellini non tragga alcuna conseguenza dalla sua stessa affermazione, fatta in chiusura dell’intervista a L’Espresso: “Il problema non sono gli psicofarmaci – dice – ma l’assenza al momento di modelli biologici delle malattie mentali, per sviluppare terapie efficaci e mirate”. Che è come dire: si danno farmaci che influenzano il cervello e l’attività mentale senza conoscere la patogenesi della malattia e, aggiungiamo, senza nemmeno avere una dimostrazione del meccanismo d’azione degli psicofarmaci impiegati3.

Ad occhio questa sembrerebbe proprio una pratica clinica priva di fondamento scientifico. Pseudoscienza, scienza riduzionista soggiogata dall’epistemologia industrialista? Si potrebbe continuare con le possibili definizioni, ma ci fermiamo su una recente, pubblicata su una rivista scientifica al di sopra di ogni sospetto di combutta con gli pseudoscienziati. In una recente “Perspective” del New England Journal of Medicine4, Caleb Gardner e Arthur Kleinman, rispettivamente dei dipartimenti di psichiatria e di antropologia della Harvard University, scrivono che “la psichiatria biologica ha fallito l’obiettivo di produrre un modello teorico comprensivo dei principali disturbi psichiatrici, dei test che possono essere usati in clinica per diagnosticare chiaramente tali disturbi, (né ha fornito) principi guida per trattamenti somatici che rimpiazzino l’uso empirico dei farmaci”. I due psichiatri parlano di “crisi di identità della psichiatria”, di quella psichiatria che una quarantina d’anni fa bollava Freud come un impostore, descriveva la malattia mentale come uno squilibrio chimico e la cura come riequilibrio farmacologico. Questa psichiatria ha fallito e chi fa storia della medicina senza indossare il turbante del pasdaran non solo se n’è accorto, ma lo scrive a chiare lettere: da ultimo Anne Harrington, professore di Storia della scienza ad Harvard5.

Alla base di tale incontrovertibile fallimento, a nostro avviso, c’è il paradigma riduzionista in neuroscienze, che annichilisce la mente sui circuiti cerebrali e le sue complesse dinamiche simboliche su molecole e fenomeni di ordine elettrico, di cui più volte ho avuto modo di scrivere6. Per usare ancora le parole dell’editoriale del New England “la nostra mente emerge (arises) dalla funzione cerebrale e la mente conscia e inconscia retroagisce continuamente per modellare questa funzione (conscious and unconscious mind processes feed back continuosly to shape that function)”. Da qui la necessità di un ripensamento radicale della psichiatria, che, sempre secondo Gardner e Kleinman, dovrebbe essere “rifondata (needs to be rebuilt)”. In questo processo di rifondazione, la psicologia, intesa come studio della vita mentale, passata la sbornia riduzionista, deve svolgere un ruolo centrale.

Del resto siamo in una situazione favorevole che Paolo Migone, psichiatra psicoanalista, condirettore della Rivista Psicoterapia e scienze umane, che da decenni porta avanti una riflessione critica sulla tradizione psicoanalitica, così descrive: “Si è assistito a un rimescolamento di carte nel panorama degli approcci psicoterapeuti, con “fertilizzazioni trasversali” che non possono che giovare poiché implicano la rottura di vecchi steccati. In particolare, anche grazie alla diffusione della teoria dell’attaccamento di Bowlby, ai progressi della epistemologia evoluzionista, dell’infant research e della ricerca in psicoterapia, importanti settori della psicoanalisi si sono avvicinati, e a volte sovrapposti, a sviluppi avvenuti all’interno della tradizione cognitivista”7.

Insomma, siamo in una situazione dinamica che consente, per la prima volta nella storia, di unire psicologia e biologia. Criticare il biologismo e il riduzionismo infatti non vuol dire fare a meno della biologia. La psicologia e la psichiatria hanno bisogno di una biologia nuova e di un nuovo paradigma fisiopatologico. Entrambi sono disponibili: epigenetica e psiconeuroendocrinoimmunologia.

La prima studia il network genetico e la sua responsività verso l’ambiente interno ed esterno, la seconda studia il network umano e la sua responsività verso l’ambiente fisico e sociale. Adottare questi modelli consente di riorganizzare la produzione della teoria sui temi fondamentali: la natura umana, il ruolo della psiche, delle emozioni e della cognizione, il ruolo dell’organismo come sistema fisico e biologico, il ruolo dei comportamenti e delle relazioni sociali. Consente anche di rivisitare il ruolo e le caratteristiche della psicoterapia, che è uno dei mezzi, non l’unico, con cui si può aiutare una persona con disturbi della mente8.

Insomma siamo davvero in una situazione eccellente, che il professor Corbellini potrebbe vedere, se si togliesse quel turbante che gli è calato sugli occhi.

 


 

1 Bottaccioli F, Bottaccioli AG (2017) Psiconeuroendocrinoimmunologia e scienza della cura integrata. Il Manuale, Edra, Milano, si veda il capitolo 16

2 Il lascito di Freud alla psicologia e alla clinica. A colloquio con Peter Fonagy, direttore dell’ Anna Freud Centre di Londra (a cura di P.E. Cicerone) Pnei News 2019; 5: 5-7

3 Council for evidence-based psychiatry, traduzione italiana disponibile sul sito della SIPNEI col titolo Le bioballe della psichiatria riduzionista https://sipnei.it/news-scientifiche/le-bioballe-della-psichiatria-riduzionista/

4 Gardner C, Kleinman A. (2019) Medicine and the Mind — The Consequences of Psychiatry’s Identity Crisis N Engl J Med 381:1697-1699, October 31. DOI: 10.1056/NEJMp1910603

5 Anne Harrington (2019) Mind fixers. Psychiatry’s troubled search for the biology of mental illness, Norton & Company, New York, London

6 Da ultimo vedi la mia Postfazione I nuovi occhiali dello psicologo al libro di David Lazzari (2019) La psiche tra salute e malattia, Edra, Miano

7 Paolo Migone (2019) Gli steccati stanno cadendo Pnei News 5: 8-10

8 Francesco Bottaccioli (2019) Situazione eccellente Pnei News 5: 3-4

 

Loading

Autore

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Caffè & Psichiatria

Ogni mattina alle 8 e 30, in collaborazione con la Società Italiana di Psichiatria in diretta sul Canale Tematico YouTube di Psychiatry on line Italia