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Corpo di donna, corpo d’incanto

21 Gen 21

A cura di vastopolis

Non è vero che “Il corpo incantato”, di Roberto Peregalli, edito da La nave di Teseo, è “un piccolo manuale (quasi) pornografico”, come lo definisce l’autore. Per me, che ho voluto fortissimamente leggerlo, è un incontro con la vita, con la vera vita. È l’incontro con la bellezza, lo spirito, l’ammirazione, l’imperfezione,  di donnala fusione. È l’incontro con il particolare, con i tanti particolari del corpo che spesso ci sfuggono per disattenzione, per fretta, per insensibilità. Il libro li riporta, quei particolari, affidandosi a immagini tratte da sontuose opere artistiche. Pensate all’emozione davanti a un quadro di Paolo Veronese, di Tintoretto, di Gustave Courbet, di Lucio Fontana, di Eugène Delacroix e di tanti altri che arricchiscono il volume consegnando al lettore la parola, l’immagine e la riflessione, la riflessione dopo la parola e l’immagine.
Peregalli non spreca parole. Sulle forme, il seno, il pube, le natiche, la bocca, gli umori, il sapore e il profumo, la voce, usa le parole che servono, non una di più, ma quelle parole e non altre, perché si chiamano così, per dire dell’incanto del corpo, questo corpo troppo spesso nascosto e troppo spesso mostrato, troppo spesso abusato e troppo spesso allontanato dagli occhi e dal cuore. Abbiamo sempre lasciato che la mente divagasse su quelle parole, allargasse il proprio desiderio di desiderare senza dire. Invece è dicendo e scrivendo che il desiderio, il congiungimento carnale, da ogni posizione, la gelosia, l’ossessione, prendono …corpo, si rivelano e si affermano, si impongono con la loro inesauribile forza.




Anche l’epilogo, dove si narra del piacere e dell’amore, non è un epilogo ma un invito a perdersi, a provare, a mettere in gioco ciò che allontaniamo dal gioco, poiché resta un gioco il piacere e resta un gioco l’amore, ma un gioco serio, non per chi non è disposto a giocare con serietà.
Scrive l’autore: “Il corpo della donna è forse veramente un soggetto indicibile, sospeso tra la banalità della consuetudine e l’ovvietà della pornografia. Resta uno spazio stretto in cui cercare un sentiero che ne lasci intatto il mistero lucente delle sue forme. Questo sentiero ho cercato di percorrere, pensando che il cuore del frutto si sarebbe rivelato, o perlomeno avrebbe mandato bagliori di luce. Nella notte buia della carne la limpidezza tagliente dell’alba, quando il corpo si risveglia alla vita, svela la bellezza dei sui contorni”.
E svela la bellezza di un libro che consiglio, di un corpo di donna che chiama un corpo di uomo, non prima di aver investito il suo occhio, il suo guardare, il suo inevitabile immaginare.

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