Subito ho pensato, come tutti/e, compresi i più accaniti detrattori di Toti (tra i quali mi annovero), del suo movimento politico e dei suoi alleati, ad un post fasullo. Ad una “fake news”. Toti avrà molti difetti, ma non è affatto uno stupido.
E invece no, è vero, lo ha detto e scritto davvero; e le correzioni, l’intero scritto da cui è stato estratto il post sopra riportato, sono toppe peggio del buco che cercano di ricoprire.
Subito dopo aver letto che gli anziani sono “persone spesso in pensione, che non sono indispensabili allo sforzo produttivo del Paese” ho pensato a mio padre. Ha 82 anni, come tante altre persone “spesso in in pensione”, è maltrattato dal sistema pensionistico con un reddito da soglia di povertà, ma è comunque un nonno “produttivo” che aiuta la famiglia. Mio padre, come tanti altri nonni e nonne, prende i nipotini a scuola e gli bada fino a che i genitori non tornano dal lavoro. Lo fa anche ora, con tutte le precauzioni possibili, perchè vuole aiutare, e non vuole spegnersi in solitudine, senza assaporare la vita dei nipotini. Perché se lavori, salvo avere un reddito altissimo e uno stuolo di assistenti a personale servizio, non ci sono alternative. Se non smettere di lavorare, per badare ai bimbi. La madre dei nipotini, di mio padre, non ci fosse il nonno, dovrebbe smettere di lavorare. Pensate, è un medico la madre. Se non smettesse lei, dovrebbe farlo il padre. Pensate, è un avvocato, e non ha lo stipendio fisso. Seppure stia meglio di molti altri, proprio perchè lavora grazie anche a suo padre, una delle “persone spesso in pensione, che non sono indispensabili allo sforzo produttivo del Paese” E il problema è ancora più grave per gli operai, gli impiegati, gli insegnanti… per tutti/e. Non solo per me. Per noi.
Tanti altri anziani, “persone spesso in pensione, che non sono indispensabili allo sforzo produttivo del Paese”, aiutano i loro discendenti con la propria pensione a sopravvivere a stipendi da fame, senza rete di welfare degna di questo nome. Altri, molti, “persone spesso in pensione, che non sono indispensabili allo sforzo produttivo del Paese” vivono ai confini della povertà o oltre tali confini, soli ed abbandonati da prima del virus, sopravvivendo grazie ai pacchi delle parrocchie dopo che gli è stata pignorata la casa di proprietà ,perché non riescono a pagare le spese di amministrazione condominiali. O anche per aver speso i pochi denari al banco del lotto e del Bingo. Quelli che Toti in prima battuta ha lasciato aperti dalle 5 del mattino alle 18 mentre il contagio si allargava, fino a che il Governo non lo ha fermato.
Ho pensato a quelle generazioni, ora vecchie – perché “vecchi “sono per Toti e i suoi sodali politici , anche se usano il più politically correct” termine “anziani “- che sono passate per una guerra mondiale, per la dittatura, che hanno ricostruito questo paese, permesso a me di studiare e diventare un avvocato, e a Toti di diventare – addirittura senza averne le capacità, grazie all’investitura elettorale, Presidente della Regione Liguria per ben due volte.
E mi sono sentito sopraffare da una rabbia senza limite pensando che una carica istituzionale possa essere ricoperta da una persona che dice e pensa una cosa come questa: “si tratta di persone spesso in pensione, che non sono indispensabili allo sforzo produttivo del Paese “.
Praticamente, gli anziani sono stati trattati da “animali da affezione”. E infatti, per gli animali da affezione Toti ha predisposto un assessorato. Toti non ha previsto un assessorato per il welfare, né per gli anziani, ma ha previsto le deleghe per “Tutela e valorizzazione dell’Infanzia”, “Tutela degli Animali d’affezione”, nello stesso assessorato. Non so come si possa “valorizzare l’infanzia” nella concezione di Toti, dato che l’infanzia non è ancora “indispensabile allo sviluppo produttivo del paese” come gli anziani, anche se lo sarà forse in futuro, ammesso trovi un lavoro e possa studiare. Ma è sicuro che l’idea di tutela e valorizzazione degli animali di affezione sia identica per Toti alla tutela e valorizzazione degli anziani espressa con quelle frasi.
Si potrebbe osservare che questa esternazione odierna di Toti, tra il darwinismo sociale più becero e le ideologie nazifasciste, non sia sorprendente, dato che in passato anche recente diversi esponenti leghisti, e varia paccottiglia sovranista, avevano fatto affermazioni simili.
Eppure la sorpresa c’è comunque. Perchè a fare queste affermazioni è la massima autorità regionale. Quella che presiede la Regione, titolare di competenze concorrenti con lo Stato ed esclusive assegnate dalla Costituzione. L’Ente sovraordinato al Servizio Sanitario Regionale. Che messaggio ricevono i cittadini liguri (e delle altre Regioni), il cui 30% peraltro anziani? Che messaggio ricevono i medici, gli infermieri, gli operatori che proprio ora combattono contro il coronavirus e le altre patologie, che colpiscono anche i cittadini anziani?
La rabbia cresce, è incontenibile. E ricordo quello che ho imparato, più giovane, nel praticare a livello sportivo e amatoriale le arti marziali. La rabbia non è negativa in sè, è una risorsa. Ma non deve trasformarsi in furia cieca. Va trasformata in rabbia gelida, determinata, lucida.
Toti ha dimostrato di essere indegno. Indegno a ricoprire la carica di Presidente della Regione. Toti deve dimettersi. Subito, o al più presto. Toti deve essere mandato via. Lui e i suoi alleati. Lui e tutti/e coloro che condividono l’idea che gli anziani “non sono indispensabili allo sforzo produttivo del Paese“.
Trasformiamo la nostra giusta, legittima, inestinguibile rabbia contro quest’uomo indegno di ricoprire la carica in una rabbia gelida, lucida. Usiamo questa rabbia per lavorare a prefigurare e costruire un futuro diverso. Dove Toti e i suoi sodali siano solo un ricordo del passato. Un passato che sia un monito, ed è oggi il nostro presente.
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