L'"odio della rete" è un concetto-valigia così ampio e strapazzato da contenere ormai tutto il contrario di tutto: dal male antropologico, all'aggressività, alla volgarità, al narcisismo all'odio per la stessa rete. Il tema torna ciclicamente e consente praticamente a tutti, chi attingendo alla propria disciplina, chi alla propria esperienza, alla morale, alla politica, all'ultimo fatto di cronaca, di sostenere una propria tesi, spesso contagiata dal livore del tema. (Anch'io non mi sono sottratto all'inquinamento della blogosfera ).
Ora uno studio o meglio due studi correlati, seri, precisi, ed approfonditi, di ricercatori (Erin E. Buckelsa, Paul D. Trapnellb, Delroy L. Paulhusc) dell'Università canadese di Winnipeg fanno un po' di chiarezza – certo sempre relativa e provvisoria – su uno dei fenomeni più diffusi e temuti del WEB quello del trolling.
Il trolling online, da loro definito come "la pratica di un comportamento ingannevole, distruttivo o disturbante in un setting sociale su Internet senza un apparente scopo strumentale" potrebbe essere accostato all'archetipo del "burlone", del brigante e prima ancora dell'imbroglione dell'antico folklore. Anche i trolls operano, in modo analogo ai burloni, come agenti del caos ma tecnologicamente, su Internet, in modo da farci diventare isterici, scemi, folli. Se uno cade nella loro trappola, i trolls rincarano la dose con spietato piacere; per cui è saggia regola "non nutrire il troll". Proprio le caratteristiche di fraudolenza e di disturbo gratuito, senza scopo, sembrano differenziare il trolling da altre forme di dissocialità online, come ad esempio il cyber-bulling in cui l'intento è invece chiaro e manifesto.
Già precedenti ricerche avevano suggerito un collegamento tra il trolling e la cosiddetta tetrade oscura delle caratteristiche di personalità, vale a dire machiavellismo, narcisismo, psicopatia e sadismo, laddove il sadismo sembra essere il parente più prossimo.
I due recenti studi canadesi che hanno coinvolto complessivamente più di 1200 persone, contattate online, si sono proposti proprio di indagare sperimentalmente queste ipotesi con l'aiuto di test di personalità e questionari di auto-valutazione.
Nel primo studio – in cui è stato tra l'altro chiesto a 418 persone quale fosse l'attività sociale più piacevole in rete – l'attenzione si è concentrata sulla possibilità di prevedere il piacere del trolling come l'antitesi di altre attività sociali online quali la discussione e la chat. L'ipotesi di studio immaginava che la suddetta tetrade oscura di personalità (machiavellismo, narcisismo, psicopatia e sadismo) sarebbe stata positivamente correlata con la tendenza a scegliere il trolling come l'attività più piacevole su siti "trollabili" (qui definiti come quelli che consentono di interagire postando commenti).
I risultati dello studio dimostrano che il tempo passato a commentare è correlato con una minore coscienziosità e con maggiori punteggi nei parametri della tetrade oscura, ad eccezione del narcisismo. Il 23,8 % del campione preferiva il dibattito, il 21,3 la chat, il 2,1% far amicizie, il 5,8% altre attività e il 5,6% il piacere del trolling, mentre il restante 41,3% dei partecipanti erano non commentatori.
Come atteso da ipotesi, i punteggi della tetrade oscura erano i più alti tra quei partecipanti (5,6%) che avevano scelto il trolling come l'attività più piacevole; e ciò in misura statisticamente significativa.
La correlazione dunque è stata inequivocabilmente confermata.
Per ovviare ad alcuni limiti del primo studio (l'indice categoriale di trolling potrebbe portare a sottostimare gli effetti, possibile influenza/interferenza del tempo complessivo di uso di Internet, etc) i ricercatori hanno ideato e condotto un secondo studio reclutando anche un numero molto maggiore e variegato di partecipanti tale da consolidarne la forza statistica.
Come atteso, anche nel secondo studio – cui hanno partecipato un gruppo di 188 studenti – di psicologia! – canadesi e 609 studenti americani – sadismo, machiavellismo e psicopatia erano positivamente correlati con il piacere (auto-valutato nel questionario) del trolling, mentre non lo era il narcisismo. Il tempo complessivo di uso di Internet non era invece influente. I risultati hanno inoltre messo in evidenza che il più affidabile predittore di trolling è il sadismo, (in grado di anticipare i maggiori punteggi di GAIT, l'indice abbreviato di trolling). Lo studio conferma infine l'ipotesi dei ricercatori che il sadismo induce al trolling proprio perché tale comportamento genera piacere. Da qui anche il titolo dell'articolo, che può apparire a prima vista tautologico "Trolls just want to have fun" ma che esprime con humor la tragica verità "online trolls are prototypical everyday sadists" (Buckels et al., 2013) i trolls online sono il prototipo del sadista quotidiano. Sia i trolls che i sadisti provano una gioia appunto sadica a tormentare gli altri e Internet è il loro parco giochi.
Altri risultati sembrano poi avvalorare l'ipotesi di una correlazione tra abuso tecnologico e dissocialità. Ma qui il tema si fa minato e necessita di ulteriori studi ed evidenze per non ricadere nelle livorose dispute da cui siamo partiti.
Preferisco fermarmi ai precedenti studi, che confermano ancora una volta che siamo gli stessi off- e online. Sia da comuni nevrotici che da sadici. E che la tecnologia può tutt'al più facilitare tendenze che stanno non in rete ma nella nostra testa. Sta poi alla responsabilità, al senso civico di noi tutti e se necessario alle leggi, che già ci sono, impedire che i sadici facciano danni irreparabili, sia fuori che dentro la rete.
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