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Da Orlando una lezione di psicologia sui danni sociali dell’Omofobia

22 Giu 16

A cura di Manlio Converti

E' necessaria a mio avviso una profonda riflessione sulle tragedie dei terroristi omosessuali, Salah e Mateen, che hanno sconvolto le nostre vite negli ultimi mesi, al fine di capire meglio quali strategie perverse possono essere messe in atto dai nemici del nostro stile di vita, come impedirglielo, ma anche e soprattutto, per capire qualcosa di più su noi stessi e sulla psicologia umana.

La questione omosessuale viene trattata dopo un necessario prologo generale non privo di innovative interpretazioni. Per chi volesse solo leggere la gravità della questione gay, segua le frasi in grassetto, perlomeno.

 

PROLOGO GENERALE

 

I terroristi occidentali, sappiamo benissimo, sono figli di migranti di seconda generazione oppure neoconvertiti, ma dar loro genericamente dell'esaltati o contrastare tutti i musulmani, soprattutto gli attuali migranti, in quanto tali, non serve a capire come prevenire questo fenomeno, ma garantirà invece, come leggerete, l'aumento dell'esaltazione radicale.

Sappiamo che ad esempio i terroristi occidentali sono degli emarginati, soprattutto socialmente, e questo ha permesso loro di viversi la radicalizzazione nello stesso modo con cui si creano nuovi adepti alla camorra oppure dei veri rivoluzionari.

Questo è un paradosso. La radicalizzazione islamica pretende di rivoltarsi contro il fallimento dell'edonismo occidentale e del suo imperialismo, imponendo con la violenza un'altra forma di imperialismo, non meno edonista. L'idea che il consumismo edonista sia un male evitabile entra in contraddizione immediata con la proposta dell'Isis di fornire subito ai foreign fighters (mercenari stranieri), schiave prostitute di ogni credo non radicalizzato, armi e automobili di lusso, case e alimenti preziosi, soprattutto in un ambiente come quello del Daesh, costituito fondamentalmente da deserto, città distrutte dalla guerra e impoverito dal blocco del commercio legale con tutti i Paesi circostanti.

L'idea fascista radicalizzata è la stessa in ogni latitudine a quanto pare, di violenza assoluta in cambio di potere assoluto, legato in modo deforme ad un'idea di trascendenza e purezza, virilità esaltata e idealismo nichilista.

Sappiamo da diverse fonti che l'idea di base è che la vita omologata dell'occidente sia inadeguata, e molti dei lettori di internet la partecipano, paradossalmente, essendo voi stessi teledipendenti e quindi figli dell'edonismo occidentale più omologante e frustrante. Una persona emarginata sarà più facilmente attratta da questo mix pericoloso ed esaltante, per sentirsi protagonista di una rivolta capace di costruire un nuovo ordine costituito.

E' la stessa spinta emotiva che ha trascinato in ogni parte del mondo alla rivolta operai e contadini, soldati e cittadini, dalla rivoluzione francese al Risorgimento, fino alle quattro giornate di Napoli ed alla guerra partigiana.

La disconnessione tra la realtà miserabile della condizione di vita media nel Daesh ed i privilegi concessi ai mercenari stranieri è immediata, ma per degli emarginati, diventare di colpo la classe privilegiata, non è forse il miglior risultato edonistico possibile?

 

Quanti uccidono in occidente sono tutti figli di seconda generazione o più raramente neoconvertiti, nati comunque negli stessi quartieri emarginati delle grandi città, laddove finora non risultano estremisti tra chi viva in campagna. L'educazione ricevuta non ha avuto evidentemente alcun peso, e questo ci insegna quanto sia allo stesso modo inutile lo sforzo di migliorare la nostra scuola se non mettiamo mano all'unica vera fonte di sapere che sono i social e i mass media. Chi vive in un contesto emarginato vede fallire ogni propria aspirazione edonista anche solo ad una normalità borghese, oggi sempre più precaria e irragiungibile.

 

Il fallimento è alla base anche del rapporto edipico. I genitori dei migranti di seconda generazione hanno fallito nel Paese d'origine, ma anche in quello dove hanno lasciato arenare in quel non luogo che sono le nostre periferie, le vite dei propri figli. Questo fallimento evidente è quello che deve essere riscattato dalla rivoluzione radicale anche dei neoconvertiti, i cui genitori hanno perso la condizione di borghesi o non hanno mai provato a raggiungerla.

Queste considerazioni sono note, ancorché poco divulgate. Nessun politico si impegna a cambiare le condizioni delle periferie urbane, vera fonte di dissociazione verso rivoluzioni islamiste e criminalità organizzate varie. Troppi invece si impegnano ad aumentare le frustrazioni di chi vive in periferia o sia migrante.

 

LA QUESTIONE GAY e TERRORISMO

 

Allo stesso modo il caso di Salah e Mateen, ormai notoriamente omosessuali, arriva in un clima infernale, in cui anche le altre ideologie religiose occidentali esaltano il gesto criminale avvenuto ad Orlando e continuano ad opprimere a loro volta la popolazione omosessuale.

Questo ci conduce verso una rivoluzione copernicana.

Le persone omosessuali non sono più solo dei capri espiatori, vittime di omofobia, minority stress e quindi di omofobia interiorizzata, fino alle loro estreme conseguenze psicologiche: aumentato abuso di sostanze (alcolici, nicotina, stupefacenti), aumento di patologie ansiose e depressive, aumento dei suicidi soprattutto tra i maschi adolescenti.

Le persone omosessuali oppresse e represse, ma dovremmo dire più correttamente soprattutto bisessuali, quando entrano in crisi diventano anche violente, fino alla radicalizzazione islamista ed alle stragi del Bataclan e del Pulse.

Questa nuova versione degli effetti del danno mette al solito al centro soprattutto il maschio, in questo caso omosessuale o bisessuale, ignorando il ruolo delle donne, principalmente lesbiche o bisessuali. Tralasciamo perché ancora politicamente trascurate le persone pansessuali, termine con cui io indico quanti amino fare sesso e quindi abbiano fantasie sessuali con persone transgender, transessuali e intersessuali. Queste persone sappiamo che sono tante, ma non possiamo parlarne a parte, per carenza di visibilità, tranne rari casi ormai insabbiati, per il momento, psicologicamente, per quanto ci riguarda, li assumerò nel discorso sotto la voce bisessuali, che pertanto assumerà il doppio significato proprio e ulteriore.

Sappiamo però che indipendentemente dal genere o dall'orientamento sessuale esiste all'interno della comunità Lgbt una violenza di genere che colpisce in un verso le persone effeminate e transessuali, nell'altro le ragazze più mascoline o le persone transessuali non operate, ma anche altri fenomeni in cui l'omofobia interiorizzata produce danni verso terzi. Pensiamo al terribile caso Varani, alle persone che non fanno Coming Out nonostante abbiano ampi mezzi di sussistenza e ripetano discorsi d'odio identici a quelli dei peggiori omofobi patentati, alle persone Lgbt note o menno anche tra politici psicologi e medici, che in pubblico fanno dichiarazioni oscene e violente. Pensiamo alle donne lesbiche, più o meno definite separatiste, che minacciano ogni idea di mascolinità in particolare gli stessi omosessuali maschi, entrando in conflitto diretto anche sulla questione riproduttiva. Pensiamo ai preti e cardinali di ogni religione, come il mio viceparroco, che fa discorsi d'odio ai ragazzi del mio palazzo, ma poi lo ritrovi su Grindr e nella stessa mia sauna gay a Roma la domenica pomeriggio!

E' in questo sommerso di odio per sé stessi, che trasforma le vittime in carnefici di sé stesse o delle altre persone Lgbt, che meglio possiamo inquadrare il caso di Salah e Mateen.

Dobbiamo però estendere la questione, dolorosamente, verso i maltrattamenti omofobi ma anche alle donne e al femminicidio. Le persone bisessuali o che si sforzano di essere tali, quando abbiano una profonda omofobia interiorizzata, o all'estremo quando abbiano un'evidente difficoltà ad essere virili, che la nascondano o meno con l'alcolismo e la tossicodipendenza, quando si nascondano a sé stessi odiandosi nel profondo e maltrattando altri gay o la propria donna, dalla propria posizione di apparente eterosessualità garantita dalla compagnia di una donna consenziente o ignara, ingannata o succube, oppure soddisfatta quando la bisessualità lo permetta, e in questo caso complice dell'omofobia, sono una realtà del tutto ignorata o sottovalutata in psicologia e coperta da diagnosi mediche e psichiatriche diverse.

Non è necessario che siano bisessuali le persone che commettono femminicidio, ma sicuramente, avere un orientamento sessuale non accettato, mette in crisi più velocemente nei confronti di una donna che pretenda l'emancipazione da chi non è capace di essere libero neanche con sé stesso.

Il ruolo della moglie di Mateen chiarirà meglio questo tra qualche mese, ma subito possiamo dire che non è un caso isolato probabilmente quello di un uomo bisessuale più o meno consapevole e soddisfatto, che maltratti la sua donna e che sia omofobo. La complicità del padre nello spostare l'odio per sé stesso del figlio verso gli omosessuali fino al sacrificio estremo, capace però di garantire il paradiso musulmano a chi in quanto omosessuale non lo avrebbe potuto avere, e purificando ogni altro familiare con questo gesto eroico, in senso radicalizzato islamista, dovrebbe farci capire quanto sia coinvolto in questo discorso di bisessualità repressa anche il padre di Mateen.

Salah viveva un contesto più profondamente disgregato, faceva la marchetta e come tutte le marchette migranti probabilmente si definiva uomo, ma allo stesso tempo bisognoso dei soldi dei gay che sfruttava, non potendo ammettere che è impossibile avere un'erezione senza provare piacere, così come, ben sanno le persone stuprate, non è possibile fermare l'orgasmo vaginale o anale durante una violenza.

Il sadismo di alcuni femminicidi, perfino lo stupro, garantisce in qualche modo all'uomo che lo pratichi quella virilità che in sé stesso, nelle proprie fantasie masturbatorie, non potrà mai avere. La donna che lasci un uomo che abbia difficoltà ad accettare la propria bisessualità è oggettivamente in pericolo perché ontologicamente un bisessuale oppresso e represso è sovraccaricato dalla società, dai familiari, dalla religione omofoba, di un profondo odio verso quella parte di sé, che egli purificherà con un'azione violenta, fino all'omicidio/strage con suicidio che è l'unica vera sua garanzia di liberazione.

Solo suicidandosi, o facendosi saltare in aria, l'omosessuale/bisessuale represso ed oppresso potrà, avendo compiuto un gesto di eroismo fanatico o di virilità perversa o di sadismo estremo, non meno liberatorio e gratificante, garantire a sé stesso la libertà dalle fantasie omosessuali da cui si sente perseguitato.

Oggettivamente diventa liberatoria a questo punto l'idea che un omosessuale si suicidi, piuttosto che sottomettersi ad una vita eterosessuale forzosa o a terapie riparative frustranti, costringersi ad un rapporto innaturale, o parzialmente innaturale e comunque parzialmente soddisfacente quando bisessuali, ma comunque fino a caricarsi di odio contro gli altri omosessuali e verso la donna che può e deve solo essere garante della propria virilità imperfetta.

Iniziare un mea culpa sociale e responsabilizzarsi per garantire la normalità del Coming Out a persone omosessuali, ma anche e forse soprattutto bisessuali è ancora lontano da venire, ma solo l'assunzione di responsabilità sociale contrasta l'oppressione sociale che causa il Minority Stress, la repressione e l'oppressione omofoba.

Come per la questione migrante, l'omofobia quindi colpisce donne e omosessuali, in modo estremo e radicale, ma non so se due chiacchiere in rete renderanno maggiormente responsabili tutti e faranno comprendere a tutti l'associazione forte e portante tra “misoginia” “omofobia” con “omofobia interiorizzata da persone omosessuali o bisessuali represse e oppresse a loro volta”.

Ogni discorso d'odio, in ogni caso, fatto anche dalla persona più eterosessuale della terra, aumentando la frustrazione di altre persone omosessuali e bisessuali causerà l'aumento dei suicidi e della sofferenza psicologica, come già sapevamo, ma anche delle azioni violente verso altre donne ed altri omosessuali, come ormai spero il caso Salaah e Mateen spieghino definitivamente.

PS La foto rappresenta le ali d'angelo di un gruppo folto di cittadini di Orlando che anno difeso il funerale di alcune vittime della strage dalle aggressioni fisiche e verbali di numerosi manifestanti omofobi e cristiani. Ecco un esempio di responsabilità sociale, che in Italia ancora non abbiamo avuto neanche tra medici e psichiatri, tutti in silenzio mentre un collega in televisione lancia discorsi d'odio omofobi, tutti ad alzare la voce contro i femminicidi o il razzismo.

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