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Dalla stalla a Twitter. La chimera dell’Io

25 Nov 13

A cura di castigliego

"Fortunati voi che siete nella stalla" scrive Battista Arrighini il 27 dicembre 1915 dal fronte della prima guerra mondiale, di sbieco, su una cartolina alla moglie.

"Ora solare, autunno, inverno: e noi, per scacciare la paura, nelle lunghe notti ci racconteremo favole, seduti intorno al fuoco di Twitter" scrive Giovanna Nuvoletti (@999nuvola) su Twitter il 26.10.13 23:44
 
L' immagine simbolica evocata da queste due #scritturebrevi é, aspetti olfattivi a parte, analoga: il calore fisico che diviene anche umano e narrativo. La stalla era per la civiltà contadina del primo novecento  " l'unico luogo caldo d'inverno – caldo di calore animale – " ma anche "un centro di incontro e quindi di 'cultura' "  scrive T. Cavalli, autore di quello straordinario "Isonzo infame", "soldati bresciani nella guerra '15-'18" dal quale ho tratto la citazione così come gli altri brani che twitto (quasi) ogni giorno appunto in #isonzoinfame. Giovanna Nuvoletti inventa ai nostri giorni la felice metafora del fuoco di Twitter che ci raduna e scaccia gli spettri delle nostre paure. 
Tra queste due immagini ci sono cent'anni di storia: un'evoluzione sociale, culturale e tecnologica difficile anche solo da racchiudere in un unico pensiero.
Se il bisogno di comunicazione e di legami sociali è sempre presente, è fin troppo evidente che non basta semplicemente applicare lo stesso concetto a mondi diversi: la stalla come "social" del mondo contadino, i caffè di quello borghese, i salotti letterari del mondo artistico-mondano così come Facebook, Twitter etc lo sono del nostro più omogenizzante tempo. 
 
La terza rivoluzione
In  questi 100 anni praticamente tutto è cambiato, in particolare il soggetto, la sua narrazione, la tecnologia con cui interagisce. 
Nello stesso anno 1915 in cui Battista Arrighini sospirava dalla trincea la stalla, senza purtroppo poterla mai più raggiunger perché poco dopo caduto in battaglia, S. Freud pubblicava, tra l'altro, " Caducità " in cui, meditando anche sulla guerra ancora in atto, constatava la nostra difficoltà ad accettare la finitezza, la nostra  "ribellione psichica contro il lutto". Nè più facile fu accettare il suo radicale ridimensionamento della coscienza umana, la sua terza rivoluzione – dopo le umiliazioni già inferte al nostro narcisismo dalla teoria eliocentrica di Copernico prima e da quella dell'evoluzione naturale di Darwin. Come ha recentemente scritto Recalcati  – preziosamente riportato in quella miniera di materiali psicanalitici, ma anche di precisione, competenza e umanità che è @rassegnaflp , alias  Luca Ribolini –  "La grande sovversione psicoanalitica del soggetto consiste nel mostrare che l’Io, come affermava Freud, non è padrone in casa propria ma è una unità strutturalmente scissa. Il soggetto….appare come un parlamento nel quale vi sono partiti rappresentanti di diversi interessi: morali, pulsionali, cognitivi, critici, erotici, vitali, aggressivi."
Ma che l'io sia molteplice ce l'avevano già fatto scoprire e "sentire" i grandi scrittori romantici, Hoffmann in testa i cui personaggi, frequentemente sulla soglia dello scompenso psicotico – e spesso oltre – si chiedono, come Medardo ne "Gli elisir del diavolo", chi sia a parlare, a pensare, a desiderare in loro. Nell'età moderna poi, come ci racconta Claudio Magris nei suoi splendidi saggi, si arriva alla progressiva scomposizione, disgregazione dell'io, che si scopre essere tutt'altro che quella solida ed omogenea unità celebrata dall'età classica ma invece appunto un un miscuglio di nuclei a stento tenuti insieme da una biografia che non è più obiettiva ed incontrovertibile successione di fatti ma disperata ricerca di unità e di senso tramite la stessa narrazione. 
Al tempo del fuoco di Twitter infine, alle tante pregresse, psicanaliticamente riconosciute, scomposizioni, scissioni, e frammentazioni si aggiunge quella tra virtuale e reale o molto meglio, fisico e digitale, offline e online. Abbiamo peraltro nel frattempo imparato, grazie tra l'altro a Jurgenson @nathanjurgenson , Giaccardi @GiaccardiChiara, e altre/i,  che non di scissione si tratta ma piuttosto di integrazione. Perchè "le persone – scrive Jurgerson – ormai mescolano il loro sé fisico e quello digitale fino a rendere la distinzione irrilevante" 
"E i nostri sé non sono scissi tra queste due sfere come come fossero un primo e un secondo sé contrapposti: formano piuttosto – continua Jurgenson –  un sé aumentato. Un sé cyborg , come lo chiama Donna Haraway: fatto di un corpo fisico e di un profilo digitale che agiscono in dialogo costante" 
 
Identità chimerica 
A me piace, si licet parva…, riprendere l'immagine mitologica della chimera  e parlare di chimera o forse meglio di identità chimerica per dire di una commistione eterogenea, non solo di parti di sè ma anche di molteplici livelli di realtà, che si costituisce in noi tra on- e off-line e che diviene transitoria e molteplice identità. 
Forse le nostre identità sui SN  si possono intendere proprio come  chimere  in mutevole equilibrio tra on- e off-line. Esse sono anche la più recente tappa di un percorso di percezione e rappresentazione dell'io che per la civiltà occidentale è cominciato in Grecia con Saffo – la prima, con gli altri lirici greci, a portare l'io, con il suo corpo, sulla scena poetica ed a rivendicare per questo stesso io la spesso dolorosa proprietà dei sentimenti, prima attribuiti agli Dei. Le chimere digitali dei nostri SN possono dunque anche essere viste come l'attuale esito di tale cammino, la narrazione della dissoluzione e trasformazione degli "atomi di io" nella nostra epoca  e della loro ricomposizione secondo nuove dinamiche sociali d'aggregazione. Davvero nuove? Confido avremo occasione, anche sulla scorta del recente quanto prezioso saggio di Balick, The Psychodynamics of  Social Networking,  di discuterne prossimamente…
 
Testi citati 
Balick Aaron, The Psychodynamics of  Social Networking, Karnak, London, 2014 (!)
Castigliego Giuliano, Venice Sessions 2010
Cavalli Tullio, Isonzo infame, soldati bresciani nella guerra '15-'18, Prefazione G. Bedeschi, Ed. del Moretto
Freud Sigmund, Caducità, 1915, Opere complete, volume 8, OSF, Boringhieri, Torino, 1989
Giaccardi Chiara, On line/off line? Per i nostri figli non c'è differenza, Agorà Domenica, Avvenire 9.9.2012
Hoffmann E.T.A., Romanzi e racconti, Einaudi, Introduzione di Claudio Magris
Jurgenson Nathan, In rete e fuori, il nostro io resta uno solo, Agorà Domenica, Avvenire 9.9.2012
Recalcati Massimo, “Se l’identità è un’ossessione”, repubblica.it, 21 novembre 2013
 

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