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Dante e l’Amore, tra guerra e pandemia

24 Mar 22

A cura di Davide D'Alessandro

L’amore, ha scritto Dante, muove il sole e le altre stelle. Dovrebbe muoverle sempre, anche in tempi di guerra e pandemia, ma è all’amore perduto che affida la sua riflessione Raffaele Floro, psicoterapeuta illuminato, già autore di libri importanti con l’editore Moretti&Vitali. Penso a “Chi si umilia s’innalza” del 2020 e “Alla ricerca di Anima” del 2016. Ora, con “Ne li occhi porta la mia donna amore. Dante, la Divina Commedia e l’amore perduto al tempo della pandemia”, sempre per Moretti&Vitali, passeggia con Dante in compagnia dell’Amore, si pone il problema della sostenibile leggerezza dell’amore, analizza ciò che l’amore non è per cercare di ritrovarlo attraverso le immagini che esso è.
È un cammino, un cammino verso la purificazione, un cammino mentre ci si interroga anche sull’elaborazione di un amore doloroso, da Petra a Matelda, in attesa dell’amore sublime, di un qualcosa per cui valga davvero la pena di vivere. Che belle le pagine su Maria, sull’anima che dà la vita per le persone che ama! Che belle le pagine sull’inganno del narcisismo rovinoso, del narcisismo che tutti ci affligge e condanna alla lontananza dall’amore, dallo scambio reciproco di sentimenti, emozioni, piaceri!
Gli ultimi anni, e Floro lo sa per la pratica clinica, ci hanno allontanati e separati dall’amore poiché la paura, l’angoscia, il terrore, giocano contro, seminano tristezza e non gioia, mettono buio dove dovrebbe esserci luce. Ma a noi, e soprattutto agli scrittori, ci è di conforto Dante, è lui che arriva a soccorrerci in ogni modo e in ogni tempo. Con la sua discesa nell’Oltretomba, con i suoi incontri, con i suoi canti immortali, ci restituisce, tenendola fermo, la purezza di qualcosa di eterno, di qualcosa che non sfiorisce. È la lettura di Dante, con il coinvolgimento emotivo che ne deriva, a salvarci, a convincerci che le tenebre sono un passaggio momentaneo, terribile e persino necessario, prima di uscirne, prima di rivedere le stelle.



Scrive Floro: “Dante sembra dirci che l’amore resta pur sempre una passione perpetuamente agitata dall’inesausta smania di potere e di sesso ma che, ove gli venga fatto spazio nel cuore, ha in sé la forza di spingere verso la ‘virtute e canoscenza’, diventando l’asse intorno a cui gira l’animo umano. Il viaggio dantesco è allora un percorso di crescita in cui, dopo aver affrontato le delusioni e le paure della vita, si approda alla scoperta che l’amore si serve della donna per muovere il cuore dell’uomo affinché prenda coscienza dell’anima presente in lui”.
Il sentimento ha davvero una forza motrice che si manifesta ‘come spinta all’azione’, per dirla con Edith Stein. È un daimon a cui collegarsi. Floro l’ha fatto, guardando dentro sé stesso e dentro gli altri e, accompagnato da Dante, ha raggiunto una meta importante: trasmetterci l’amore in un tempo complicato, difficile, tremendamente difficile, in un tempo in cui l’amore sembra essersi oscurato. Sembra.

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