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DIRITTO ad ESISTERE

2 Gen 17

A cura di manlio.converti

LEZIONE ESISTENZIALE

 

Sono qui, in una mattina di gennaio, mentre il sole scorre in modo visibile e il freddo del mattino mi lascia vive le sensazioni del mio corpo in movimento. Sono qui, ma so benissimo che ieri non c'ero e domani non sarò lo stesso. Sono una funzione virtuale di questo corpo, che dice a sé stesso ogni volta IO in modo inconsapevole, ricollegando banchi di memoria, ormai estranei, data l'estrema variabilità delle esperienze e la fuga del tempo con segni visibili sul corpo. Il neonato dimenticato, il bambino appena accennato, il ragazzo, l'adolescente, il giovane, sono in un istante tutti ben presenti anche nella memoria cinestetica, quella che stabilisce la posizione e il movimento del corpo. Eppure sono qua, solo io, col tempo che scorre in ogni fenomeno che mi coinvolge, mentre scorrono le dita la tastiera, mentre assaporo una cioccolata, mentre vedo la luce muoversi sulle pareti, mentre respiro, facendoci o meno caso, mentre il mio cuore batte, inevitabilmente.
 

Sono qui e non sono altrove, legato a questo corpo dalla nascita, funzione virtuale e variabile, capace di ingannare sé medesima nel dirsi sempre uguale nonostante l'evidente diversità sostanziale e psicologica. Una continuità per salti in alcuni momenti della vita, più lenta, quando il ritmo quotidiano diventa ossessivo e alienante, quando la televisione copre con le vite degli altri il vuoto della mia.

 

Non c'ero prima.

Come il computer spento, non sognavo neanche, e in fondo provo la stessa sensazione serena, ogni notte, finché la fase REM non rievoca appunto l'io virtuale in una simulazione chiamata sogno.

E' proprio l'esistenza nei sogni a dimostrare l'assurdità del dirsi reali, dal momento che la funzione è un programma acceso spento, rapidissimo, al ritmo alfa dell'Encefalogramma.

 

Dopo c'è solo l'inutile vita, piena di piaceri e dolori, fini a sé stessi e rigorosamente fenomenici, legati all'arco di tempo e al tempo della loro memoria, in cui avvengono o sono ricordati in modo più o meno vivace. L'evento è una memoria vivace, un sogno reale, in cui milioni se non miliardi di stimoli sono comunque ignorati dal mio sistema centrale cosciente, che altrimenti ne sarebbe sommerso.

Memoria, sogno, vita reale, ossia io cosciente, sono alternative quasi contemporaneamente possibili, perché l'io virtuale, per il nostro limite non può seguire due conversazioni, più di tre eventi reali, ricordare e sognare mentre si è attenti a un discorso o pedalare e dormire allo steso tempo.

 

L'io virtuale è una funzione limitata, quindi, eppure onnipotente, giacché esistiamo solamente in questo senso possibile e nella sua continuità fenomenica, ma determinata nello scorrere del tempo. Nonostante alcune fantasie romantiche, non possiamo che scorrere nel tempo, ancorché diamo un valore diverso a questo scorrere, aumentando o riducendo il suo differenziale, la sua percezione, a seconda degli stimoli ambientali. Esistiamo nel tempo, non possiamo esistere senza tempo, ma il suo scorrere può essere leggermente rallentato o accelerato, grazie ad altre funzioni cerebrali virtuali.

L'onnipotenza del nostro Io virtuale, di cui non possiamo liberarci, limitato dallo scorrere del tempo, dalla sua funzione solo in una modalità (io reale, memoria, sogno), limitato dalla sua ipocrita credulità, è tanto più violenta quando compiono patologie mentali.

I limiti di capacità cognitiva, le caratteristiche talentuose o deficitarie della nostra intelligenza, modificano radicalmente e definitivamente l'onnipotenza del nostro Io, ma allo stesso modo i limiti delle capacità comportamentali, relazionali, emotive, empatiche, che producono a volte vantaggi sociali, altre volte inibiscono e limitano l'esistenza fino alla totale estraneità alle relazioni, come per i paranoici, i sofferenti di allucinazioni, i sofferenti di angosce innominabili, i depressi o i maniacali psicotici, quelli per i quali insomma il mondo dell'Io è profondamente doloroso comunque. Esistono anche limitazioni minori, come le fobie, le ansie, le ossessioni lievi, che sfumano poi nelle superstizioni, nelle fedi politiche e religiose, nelle visioni poetiche o politiche o nel semplice ragionamento sul futuro, quando a fine d'anno valutiamo il passato.

Tutte queste modalità, che appartengono come varianti e limitazioni dell'Io sono comunque onnipotenti, perché non possiamo impedirle o evitarle. Possiamo scegliere volontariamente o inconsapevolmente solamente dentro la limitazione di quello che possiamo chiamare un campo di possibilità dell'Io virtuale. Le limitazioni sono a volte reali, sociali o materiali, più spesso endogene, causate cioè dalla costituzione e costruzione del nostro Io cosciente.

 

L'Io virtuale è una funzione quindi che può funzionare o meno a seconda del contesto sociale, materiale o individuale, in presenza o meno di limitazioni endogene, (fede, cultura, nevrosi, psicosi), rigorosamente in un arco di tempo, variabile entro limitate possibilità rispetto allo scorrere calcolabile del tempo di tutti gli altri eventi che ci circondano e che ci determinano.

L'Io virtuale è onnipotente rispetto e a dispetto della nostra volontà medesima,eppure è una funzione limitata che viene attivata, che può essere sospesa, che può subire per patologie neurologiche, più che psichiatriche, salti e variazioni le più variegate, permanendo però l'aspetto di onnipotenza qualunque sia la natura che emerga dalle limitazioni endogene, sociali e materiali.

Questo Io virtuale resta un mistero ontologico, sia nel senso laico e filosofico, sia nel senso religioso, rispetto a tutte le fedi che lo confondano in parte o in tutto con un'altra funzione virtuale.

Per i filosofi si parla di ente, soggetto, essenza, soggetto….

Per gli uomini di fede si parla di anima…

Le due funzioni per teologi e filosofi esegeti non sono necessariamente la stessa, ma tutti questi giocano semplicemente intorno al concetto di Io virtuale, inventando o meno un soggetto NULL o appunto un concetto di anima NULL del tutto inesistenti e non esperibili in alcun modo, con cui far relazionale attraverso paradossi teologici o filosofici l'unico reale e assolutamente misterioso Io virtuale.

 

Il mistero dell'Io virtuale è semplice.

Perché sono qui, adesso? Perché sono ancora qui, rispetto a ieri e a meno di morte, rispetto a domani?

Dalla seconda domanda nasce la religione, dalla prima la filosofia.

Non esiste una possibile risposta, così come non è possibile far uscire dal flusso temporale l'Io virtuale, che esiste solamente dentro il flusso del tempo.

L'onnipotenza e le limitazioni, in primis quella del legame necessitante al flusso temporale, non sono investigabili.

Aprendo e apprendendo dal cervello le sue funzioni impareremo sempre meglio a smontare l'Io Virtuale in nuclei celebrali, collegamenti stabili o funzioni variabili tra parti diverse del cervello, ma il passaggio tra flussi cerebrali ed emergenza proprio di QUESTO IO VIRTUALE con tutte le sue caratteristiche non è chiaro.

Insomma "perché sono proprio QUI ADESSO?" non sarà risolto dalle neuroscienze, ma neanche dalle religioni, perché loro rispondono alla domanda rispetto ad un concetto NULL con cui dialogano. Le religioni rispondono ad un'altra domanda, ma soprattutto usano un soggetto NULL non esperenziale che ovviamente è ancora più aleatorio dell'Io virtuale che non possono spiegare, ma controllarlo, come i filosofi e soprattutto i politici.

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