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Diritto alla Co-genitorialità

18 Apr 19

A cura di manlio.converti

Nel 50% dei casi lei lavora ed è sottopagata, ma quando è casalinga è una disoccupata che fa da cameriera senza essere pagata a marito e figli. I ricchi infatti li pagano i camerieri e le tate…
Quindi è un problema solo della classe povera e borghese.
Esistono anche donne che fanno solo le casalinghe anche solo con un figlio, perché il padre o il marito si offendono se sono economicamente indipendenti, o quelle con più di due figli (di solito perché le prime due sono femmine) perché i padri delegano completamente il ruolo di genitori….
Ora se trasformo queste famiglie in divorzi o separazioni, osservo molti separati in casa, di solito per tradimento, che non possono permettersi due case e dividono i letti mantenendo i ruoli.
Poi ci sono quelli che avevano delegato tutto alla madre, ma hanno i redditi in nero (l’Italia è piena di evasori fiscali) che si rifanno una vita e lasciano la moglie casalinga in povertà e quella che lavora senza il contributo figli. Se avevano delegato tutto alla madre durante la convivenza, perché una legge dovrebbe imporre tempi pari?
Poi ci sono quelli che hanno uno stipendio statale, che rischiano la povertà per mantenere due case. Se la moglie lavora, comunque le spese di due case sono enormi e obbligare al doppio domicilio i figli raddoppia le spese. I padri accudenti sono pochi e non è giusto che non sia riconosciuto loro un ruolo paritario. Dubito che questo gruppo abbia forti livelli di separazione e divorzio ma le statistiche italiane dicono poco. Sicuramente la legge sulla co-genitorialità è inattuata, spesso a causa degli avvocati che istigano al divorzio violento approfittando della inevitabile fase della rabbia che è uno stadio iniziale di ogni lutto, in questo caso da separazione.
I padri accudenti hanno diritto ai tempi paritari, agli avvocati va imposta la moderazione, e ai giudici di usare questo criterio per imporre o meglio garantire la continuità della co-genitorialità.
La separazione oltre al problema economico e della co-genitorialità porta anche ad elevato rischio suicidario per i maschi e ad un simile rischio di femminicidio, ma le statistiche sul suicidio non emergono mai.
In entrambi i casi i maschi sono vittime del patriarcato, anche quando carnefice.
La legge sullo Stalking sembra sia diventata asimmetrica. Paradossalmente protegge poco le vittime di stalking ma è un arma usata spesso, perché suggerita da avvocati guerrafondai, per impedire la co-genitorialità al padre.
I maschi che fanno i casalinghi solamente o condividono i lavori domestici lavorando stanno aumentando anche in Italia ma i primi soffrono moltissimo del pregiudizio maschilista perché non contribuiscono al bilancio economico familiare e sono a maggior rischio di non fare nulla, neanche in casa, e diventare etilisti, depressi, suicidi o delinquenti.
Il pregiudizio maschilista o patriarcale pesa sempre sul padre e lo allontana dalla condivisione del ruolo di casalinga e cura dei figli esattamente come allontana le donne dal lavoro e le costringe al ruolo di domestiche e tate non pagate.
Nel caso di pazienti psicotici, ai quali nessuno nega più il diritto alla genitorialità, se l’uomo è disabile al lavoro ma riceve almeno una pensione di invalidità, se non l’accompagnamento, anche se non fa nulla in casa, resta un padre accudito.
Se la madre versa nelle stesse condizioni, non basta. Deve essere in grado di procreare (e il costo per la sua salute non è mai preso in considerazione) ma soprattutto di svolgere i lavori domestici e i compiti di cura dei figli. Non ha quasi mai lo stesso diritto di essere accudita e spesso viene abbandonata.
In caso di separazione la sua malattia psichica anche se non produce disabilita è una delle cause più frequenti di perdita per la madre della genitorialità. Questo produce una violenza in tutte le separazioni per dimostrare la malattia mentale della madre, anche in assenza di essa o di disabilità.
Per i padri separati il problema è meno rilevante dato che la co-genitorialità o l’affido esclusivo sono rari in Italia…
Le madri insegnano questi ruoli ai bambini (abbiamo detto che sono pochi i padri accudenti) ma i bambini lo imparano anche dai fatti. Le nonne e le suocere rinforzano il pregiudizio e sostengono questi ruoli oppure perseguitano la madre che lavora o il padre accudente, soprattutto se casalingo o solo disoccupato.
Quindi dire patriarcale o maschilista non significa affatto che le donne sono sempre vittime, perché sono loro a trasmettere esattamente se non più dei padri padrone le discriminazioni di genere.
I giochi mainstream divisi in azzurro e rosa, d’azione per lui e casalinga/bambolotto per lei sono comunque influenti, non possiamo negarlo…
D’altra parte i muscolosi bambolotti dei supereroi non hanno aumentato i gay, quindi il ruolo è meno forte dei ruoli vissuti in famiglia. Televisione e Internet ci educano e diseducano allo stesso tempo, difficile dire in quale direzione. Il legame affettivo profondo non si creava con uno schermo, ma forse questo è diverso per i nati dopo il 2007….

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