Questa volta provo a portare acqua al mio mulino, senza pensare ad altro che al mondo autistico in cui ci rinchiudiamo noi psichiatri, al massimo accompagnati da figure alternativamente utili come gli infermieri, i sociologi, gli assistenti sociali ed i rarissimi OTA dei Centri di Salute Mentale.
Stamane, lo ammetto, mi sono sentito male io ascoltando i discorsi tra colleghi ed infermieri, già decimati negli ultimi tre anni e spostati in altri servizi proditoriamente a nome di tagli da terzo mondo, ergo feroci e disumani da parte dei governanti che li hanno operati a danno nostro e degli utenti.
Loro parlavano di come quest’anno o l’altro ancora sarebbero potuti finalmente andare in pensione.
Circa la metà dei pochi rimasti, incluso il Direttore del Dipartimento! Generalmente, ammettiamolo, noi colleghi parliamo solo di turni festivi e prefestivi, perlomeno nei dodici servizi di salute mentale e SPDC dove ho avuto il piacere di lavorare o frequentare uno stage in Campania.
La Regione Campania a nome della Spending Review sta fornendo gli alibi, i colleghi il consenso, giacché questo riduce rischi personali, responsabilità, visite domiciliari e turni di guardia notturni, mentre i sofferenti psichici e le loro famiglie vengono abbandonati progressivamente a sé stessi o reclusi nei Manicomi Privati.
Qui ovviamente nasce il paradosso.
Quanto costa perdere le vite dei sofferenti psichici o il tempo loro e dei loro familiari?
Quanto costa non incentivare il lavoro di cooperative sociali, medici e infermieri per il seguimento nel territorio delle varie fasi medicali e sociali, (soprattutto sociali), del percorso di vita dei sofferenti psichici?
Quanto costano i Manicomi Privati?
Quanto costano i Tagli?
I Tagli consistono solo nella riduzione del personale, giacché le strutture, legate a contratti più solidi perdurano vuote e inutilizzate nel tempo, a carico del contribuente.
A questo proposito devo dire che corrono voci altrettanto diaboliche, anche queste da me non verificabili, che alcune di queste strutture siano pagate in modo eccessivo e talvolta a vantaggio della camorra locale.
I tagli del personale sono assurdi, ovviamente e distruggono ogni speranza di funzionamento del SSN! Come pretendere di fare le pizze senza i pizzaioli… I Manicomi Privati, con i quali il pubblico mantiene ottimi rapporti e dove accade a volte che colleghi vadano a lavorare dopo l’età del pensionamento, sono un paradosso economico, perché pur essendo “privati” sono al 100% a carico dello stato, per spese esose superiori generalmente ai costi delle non equivalenti strutture pubbliche residenziali.
I Manicomi Privati hanno ovviamente pochissimo personale e il paziente viene recluso senza tempo invece che restare in contatto costante con la realtà sociale e quando possibile familiare.
PRIVATI allora vuole dire Manicomi dove i pazienti sono privati della propria dignità, del proprio tempo e della possibilità di vivere nella società civile, con poco personale che li possa seguire ma forti frustrazioni farmacologiche e architettoniche.
Il mio modo di vedere il diritto allo psichiatra è ovviamente diverso da quello della SIP in quanto pretende un cambiamento radicale del rapporto tra le Regioni e il servizio Privato, che va invece privato dei fondi pubblici da subito quando è manicomiale, con forte reinvestimento anche da parte del sociale e dei Comuni nell’ambito alberghiero, lavorativo protetto o anche solo risocializzante in modo organico in società e cooperative accoglienti con adeguato personale che ponga l’emancipazione del sofferente psichico al centro del proprio lavoro e non la reclusione e l’esclusione sociale..
Lo psichiatra non può che essere lui (ma sempre più spesso è una lei) ad occuparsi sulle 24 ore delle esigenze legate al disagio come all’emergenza psichica entrando nei contesti familiari in modo conservativo.
Gli infermieri e il resto del personale non sanitario dovrà invece occuparsi anch’esso di numerosi aspetti formativi dell’esistenza sociale dei sofferenti psichici e dei loro familiari, ottenendo la presa in carico da parte dei Comuni e della comunità sociale territoriale, usando le cooperative sociali e lavorando sempre sulle 24 ore per garantire tutti gli altri diritti di cui abbiamo parlato finora e come continueremo a fare.
Senza il personale medico e tutti gli altri, con centri aperti solo 12 ore nei giorni festivi, la fuga dalle terapie farmacologiche, dalla socialità, dalla relazione medico-paziente, dalla vita normale è la cosa più probabile per i sofferenti psichici e le frustrazioni per i loro parenti aumentano esponenzialmente ed inevitabilmente, non per colpa della malattia o del malato, ma per causa dell’abbandono da parte del SSN e della società del ruolo umano e professionale necessariamente legato al numero del personale che verrà invece presto dileguato e cancellato dalla storia dell’assistenza pubblica nel nostro confuso Paese.
Stamane, lo ammetto, mi sono sentito male io ascoltando i discorsi tra colleghi ed infermieri, già decimati negli ultimi tre anni e spostati in altri servizi proditoriamente a nome di tagli da terzo mondo, ergo feroci e disumani da parte dei governanti che li hanno operati a danno nostro e degli utenti.
Loro parlavano di come quest’anno o l’altro ancora sarebbero potuti finalmente andare in pensione.
Circa la metà dei pochi rimasti, incluso il Direttore del Dipartimento! Generalmente, ammettiamolo, noi colleghi parliamo solo di turni festivi e prefestivi, perlomeno nei dodici servizi di salute mentale e SPDC dove ho avuto il piacere di lavorare o frequentare uno stage in Campania.
La Regione Campania a nome della Spending Review sta fornendo gli alibi, i colleghi il consenso, giacché questo riduce rischi personali, responsabilità, visite domiciliari e turni di guardia notturni, mentre i sofferenti psichici e le loro famiglie vengono abbandonati progressivamente a sé stessi o reclusi nei Manicomi Privati.
Qui ovviamente nasce il paradosso.
Quanto costa perdere le vite dei sofferenti psichici o il tempo loro e dei loro familiari?
Quanto costa non incentivare il lavoro di cooperative sociali, medici e infermieri per il seguimento nel territorio delle varie fasi medicali e sociali, (soprattutto sociali), del percorso di vita dei sofferenti psichici?
Quanto costano i Manicomi Privati?
Quanto costano i Tagli?
I Tagli consistono solo nella riduzione del personale, giacché le strutture, legate a contratti più solidi perdurano vuote e inutilizzate nel tempo, a carico del contribuente.
A questo proposito devo dire che corrono voci altrettanto diaboliche, anche queste da me non verificabili, che alcune di queste strutture siano pagate in modo eccessivo e talvolta a vantaggio della camorra locale.
I tagli del personale sono assurdi, ovviamente e distruggono ogni speranza di funzionamento del SSN! Come pretendere di fare le pizze senza i pizzaioli… I Manicomi Privati, con i quali il pubblico mantiene ottimi rapporti e dove accade a volte che colleghi vadano a lavorare dopo l’età del pensionamento, sono un paradosso economico, perché pur essendo “privati” sono al 100% a carico dello stato, per spese esose superiori generalmente ai costi delle non equivalenti strutture pubbliche residenziali.
I Manicomi Privati hanno ovviamente pochissimo personale e il paziente viene recluso senza tempo invece che restare in contatto costante con la realtà sociale e quando possibile familiare.
PRIVATI allora vuole dire Manicomi dove i pazienti sono privati della propria dignità, del proprio tempo e della possibilità di vivere nella società civile, con poco personale che li possa seguire ma forti frustrazioni farmacologiche e architettoniche.
Il mio modo di vedere il diritto allo psichiatra è ovviamente diverso da quello della SIP in quanto pretende un cambiamento radicale del rapporto tra le Regioni e il servizio Privato, che va invece privato dei fondi pubblici da subito quando è manicomiale, con forte reinvestimento anche da parte del sociale e dei Comuni nell’ambito alberghiero, lavorativo protetto o anche solo risocializzante in modo organico in società e cooperative accoglienti con adeguato personale che ponga l’emancipazione del sofferente psichico al centro del proprio lavoro e non la reclusione e l’esclusione sociale..
Lo psichiatra non può che essere lui (ma sempre più spesso è una lei) ad occuparsi sulle 24 ore delle esigenze legate al disagio come all’emergenza psichica entrando nei contesti familiari in modo conservativo.
Gli infermieri e il resto del personale non sanitario dovrà invece occuparsi anch’esso di numerosi aspetti formativi dell’esistenza sociale dei sofferenti psichici e dei loro familiari, ottenendo la presa in carico da parte dei Comuni e della comunità sociale territoriale, usando le cooperative sociali e lavorando sempre sulle 24 ore per garantire tutti gli altri diritti di cui abbiamo parlato finora e come continueremo a fare.
Senza il personale medico e tutti gli altri, con centri aperti solo 12 ore nei giorni festivi, la fuga dalle terapie farmacologiche, dalla socialità, dalla relazione medico-paziente, dalla vita normale è la cosa più probabile per i sofferenti psichici e le frustrazioni per i loro parenti aumentano esponenzialmente ed inevitabilmente, non per colpa della malattia o del malato, ma per causa dell’abbandono da parte del SSN e della società del ruolo umano e professionale necessariamente legato al numero del personale che verrà invece presto dileguato e cancellato dalla storia dell’assistenza pubblica nel nostro confuso Paese.
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