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EMANCIPATION, alla francese!

27 Apr 16

A cura di Manlio Converti

Ma chi mi ceca a me?
Chè siccome che sono cecata…

Esco da un turbamento emotivo forte, una delusione impressionante, dopo aver visto i video denigratori sulla capacità di memoria del 25 aprile da parte dei giovani moderni. Come se gli italiani analfabeti degli anni ’50 fossero poi migliori.

Si vive sempre nel presente eterno, a causa della televisione ed oggi di internet, dimenticando le nostre radici culturali e in questo caso anticulturali e soprattutto il potere del montaggio e degli effetti speciali di creare realtà virtuali omogenee o paradossali, verosimili o violente, nelle quali finiamo per credere e vivere in luogo dello spazio-tempo mediocre e reale che occupiamo al di fuori delle suggestioni dei mass-media ed all’interno delle nostre modeste vite avventizie.

Mi è toccato anche un altro shock emotivo, appena alla radio ho ascoltato una voce innocente e raggiante di una giovane collega alle prime armi, di fatto appena una studentessa universitaria, che ha ricevuto l’onore di presenziare da sola come ferrista ad un’operazione chirurgica o anatomo-patologica.

Accadde anche a me, lo ricordo benissimo, quando mi selezionarono, casualmente, lo ammetto, per aiutare in un trapianto di fegato in pediatria. Ho scoperto così che la mia schiena non può reggere molto a lungo senza bloccarsi dolorosamente e riverberare alle mani, sadicamente, una paralisi parziale, una rigidità, che peggiora la mia notoria imperizia nei movimenti fini.

Ero pronto pertanto ad accogliere questo ricordo giovanile con maggiore pienezza e perfino fierezza, rispecchiandomi in chi invece in quel momento si è sentita orgogliosamente dentro il ruolo di chirurgo che spera di ricoprire un giorno, ma patatrac!

Lei si è sentita proprio come l’infermiera Grace dei telefilm americani, tutto era rosa e fiori come in un cartone animato di Candy Candy, mentre il presentatore ha preteso di conoscere la taglia del seno, nonostante le fragili proteste della co-conduttrice donna alla radio.

Avevo disceso in questo modo completamente la scala dei valori dell’aberrazione omologante della società contemporanea, cui fa da sponda la follia rivoluzionaria dell’Isis e di tutti gli altri pericolosi kamikaze del mondo, camorristi inclusi, giacché stiamo sempre parlando di pericolosi e facinorosi violenti e fascisti moderni.

Non potendo riformarmi come musulmano o come spacciatore, ero finalmente pronto ad accettare quel lavoro in una clinica privata a Marsiglia, nonostante qui abbia un contratto col SSN, che ormai pesa sempre più come umiliante; come se fosse un peso aver studiato e meritato un lavoro stabile, per cui la società stessa, tra tagli alla sanità e persecuzioni alla classe medica, mi ha tolto quasi del tutto la credibilità e l’onorabilità, che paradossalmente è diventata un pezzo di carta, anch’essa elargita dall’Ordine dei Medici.

A questo punto mi metto a studiare veramente le leggi nel merito in Francia, la dolce Francia: la costa meridionale meravigliosa, la Patria dei diritti civili, della libertà, dell’Uguaglianza, con la U maiuscola e della fraternità, concetto a me rimasto sempre vago, e reinterpretato con la grande capacità di socializzare che comunque a noi napoletani riusciva benissimo lo stesso, anche durante la monarchia e la dittatura.

E invece parte un altro patatrac!

La Francia, dal 2011 solamente, si è dotata di una legge che, a parole, consente, in circostanze davvero limitate, le terapie, pur sempre obbligatorie, ma volontarie, “sans contrainte”, senza costrizione in un luogo di cura, dove spesso si viene anche costretti materialmente in un letto!

In compenso la stessa legge stabilisce tre modalità e varie sottomodalità per obbligare alla terapia “avec contrainte”, cioè con ospedalizzazione forzata e appunto con costrizione fisica in un letto, che può durare dodici giorni, rinnovabili per sei mesi, o per un mese, rinnovabile di mese in mese, e via dicendo, insomma vita natural durante, ma con l’obbligo per i medici di riempire scartoffie ogni tanto per giustificare la costrizione fisica in una casa di cura pubblica o convenzionata.

Ecco il sito in francese da cui prendere ogni informazione dettagliata:
http://www.psycom.org/Droits-en-psychiatrie/Modalites-de-soins-en-psychiatrie

Ovviamente la terapia è decisa esclusivamente dal medico e può includere la sismografia, che è un modo elegante, alla francese, di dire che ti mandano in coma con un elettrochoc, più volte alla settimana, finché non diventi completamente deficiente. I termini della questione elettrochoc, lo ammetto, anche in Italia sono molto ambigui ed ideologici, ma appunto noi propendiamo per evitare o vietare pratiche che comportino danni al paziente.

In Francia le terapie al paziente psicotico diventando coercitive e in sedi manicomiali, pubbliche o convenzionate, possono produrre o meno danni al paziente. L’importante è la coercizione e l’esclusione totale.

Il dibattito conseguente a questa legge lo trovate al sito francese:
http://www.cairn.info/revue-l-information-psychiatrique-2014-7-page-575.htm

In breve la discussione parte dall’ideologia perversa che anche le vaccinazioni sono obbligatorie e che quindi non c’è nessuno scandalo a definire obbligatorie le terapie psichiatriche.

Il fatto che esistano dati scientifici sulla causa delle patologie virali e batteriche, se ne conosca tutto il percorso etio-patogenetico e si consegua in termini scientifici alla valutazione matematica dell’efficacia delle terapie e dei vaccini, mentre in psichiatria non esiste nulla di tutto questo, non viene mai preso in considerazione.

Il fatto che il vaccino sia una puntura una tantum e la terapia antipsicotica duri per anni quando non sia a vita, neanche.

Il fatto che se uno non si vaccina nessuno lo manda in galera, mentre lo scopo della legge francese sia proprio esclusivamente quello di mandare in manicomio (galera) qualcuno, è accennato vagamente.

Il fatto che se uno mette come obiettivo della cura la reclusione manicomiale, il farmaco diventi di fatto una droga per mantenere tranquillo il coscritto, neppure.

Il fatto che vengano citati eventuali danni alla persona, a cose o a terzi, appare da subito come una foglia di fico ed un ribaltamento del concetto di responsabilità personale.

Lo psichiatra, come anche si sta provando a dimostrare in Italia, ribaltando e annullando la riforma Basaglia, diventa responsabile penalmente delle azioni compiute da chiunque venga dichiarato sofferente psichico (di fatto anche su denuncia di un vicino di casa) e la pena eventuale per eventuali azioni negative commesse dal supposto paziente, in ragione o meno della malattia mentale, diventa un fantasma potentissimo che giustifica la guerra preventiva ossia la definitiva esclusione sociale di ogni sofferente psicotico o presunto tale.

Insomma doppio patatrac… nel giro di poche ore…

Ora non so più dove girarmi e rigirarmi, ma solo disperarmi in rete, con il consenso di chi avrà la pazienza di leggere le mie idee, che in Francia, potendosi chiamare deliri tranquillamente, causerebbero il mio immediato internamento, come paziente, invece che come Medico Psichiatra come speravo di diventare, nella patria della Libertà, Uguaglianza e Fraternità.

Anche il mio sogno di matrimonio, eventualmente con un bell’uomo francese, viene per adesso rimesso nel cassetto!

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