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EROS & PORNOGRAFIA

22 Ago 21

A cura di Sarantis Thanopulos

Instagram ha censurato la locandina del nuovo film di Pedro Almodovar “Madri parallele”. Poi ci ha ripensato e ha chiesto scusa. Nella locandina è raffigurato realisticamente un capezzolo femminile dal quale esce una goccia di latte. Il capezzolo è situato come pupilla al centro di uno spazio chiaro a forma di occhio. L’insieme ricorda la rappresentazione dell’occhio di Dio che ci guarda dall’alto del suo imperscrutabile sguardo a cui nulla sfugge.  

Non si sa quali erano le intenzioni coscienti dell’autore dell’immagine, tuttavia essa sul piano fantasmatico rimanda allo sguardo divino sul mondo della madre che allatta.  E per dirla tutta, il capezzolo, seguendo una linea di ambiguità sempre presente nei film di Almodovar, richiama anche la vista di un pene da cui sgocciola il seme. In altre parole nell’immagine si incontrano due prospettive sul divino. La prima prospettiva è quella della madre erotica che aprendosi al desiderio del bambino, durante l’allattamento, vede la vita dal dentro della propria materia psicocorporea, che si agita, verso il fuori dell’esperienza mondana, espande la materia desiderante di due corpi in amore verso prospettive inconsuete, rivelando loro i misteri del mondo. La seconda prospettiva è quella della madre pantocratore (che tutto domina), la madre autarchica, androgina che assumendolo in sé elimina il padre. La madre che allattando il figlio, lo “ingravida”, colonizza il suo spazio interno e il suo destino. 

La forza di Almodavar sta nel suo sostare nell’area di tensione tra le due prospettive che dominano da sempre l’immaginario individuale e collettivo. Il potere patriarcale guarda il mondo da una direzione opposta a quella femminile: dal fuori (come un osservatore esterno non coinvolto eroticamente, non smosso, agitato dal desiderio internamente) verso il dentro (l’esperienza vissuta come processo da controllare, rendere prevedibile e gestibile a proprio piacimento). La società patriarcale è tendenzialmente voyeur e a un suo estremo pornografica: desoggettiva l’oggetto del desiderio, lo trasforma in strumento autoerotico, da conoscere come meccanismo di eccitazione e di scarica e da manipolare per ottenere sollievo. 

L’eros femminile, indissociabile da quello materno, destabilizza la visuale patriarcale, sconvolgendola, riporta gli esseri umani alla più importante delle verità: Dio e l’immortalità alloggiano nel letto coniugale. Da sempre il letto coniugale è il terreno di battaglia tra la pornografia e l’eros che dischiude gli amanti alla divinità dell’esperienza: li porta oltre la concretezza delle loro azioni, aprendoli all’infinito del vissuto insaturo che mai si chiude e finisce  in  stesso. 

La madre pantocratore installa al potere il figlio messianico, l’incarnazione di un Padre ideale assessuato che sceso in terra, come un fantasma tanto potente quando invisibile, diventa la misura totalitaria di tutte le cose mondane. Storicamente il potere patriarcale è stato fondato sul privilegio accordato al padre di regolare in senso repressivo l’eros femminile e il rapporto erotico tra il corpo materno e il corpo del bambino. L’estremo pornografico che invade la nostra vita, elimina il padre, la madre erotica e il letto coniugale. Installa al potere un principio anonimo che fa sparire la differenza sessuale. Medea come forza demoniaca cancella Medea la donna. 

Instagram ha assegnato un significato pornografico alla locandina del film di Almodovar. Al di là delle motivazioni coscienti ha voluto cancellare l’ambiguità interrogante dell’immagine che ci obbliga a pensare e a scegliere tra eros e autoerotismo, tra profondità e superficie, tra madre reale e madre astratta. Optando per la pornografia (nulla è più pornografico dello sguardo dei censori) Instagram ha seguito un mainstream poco visibile e la sua retromarcia non ha riparato nulla. Ci dice che la più grande contraddizione della nostra epoca crea solo imbarazzo.  

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