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FAVOLA DI NEW YORK di Victor Lavalle

8 Giu 19

A cura di Marzia.giansante

Titolo: Favola di New York
Autore: Victor Lavalle
Traduttore: Sabina Terziani
Pagine: 510
Prezzo: 17,00 Euro

Ormai credo di odiare le favole” disse alzando le mani con un gesto di pace, come a placare un interlocutore che lo contraddiceva abitualmente. “Non parlo delle fiabe in sé, ma del finale, di quelle quattro parole che rovinano tutto: vissero felici e contenti”.


C’era una volta… O meglio, per essere più precisi: c’era, nel 1968 a New York, un giovane immigrato che, come nel più classico dei cliché fiabeschi, si innamora perdutamente di una donna, vive con lei una romantica storia d’amore che viene coronata dalla nascita di un figlio: Apollo.
Ma nelle favole, si sa, non fila tutto liscio e quest’uomo, il giovane immigrato, inaspettatamente e improvvisamente, abbandona moglie e figlio e scompare nel nulla. Apollo cresce con la madre, si appassiona alla lettura e sarà proprio tra i vecchi libri polverosi scovati in cantine fatiscenti che troverà il suo lavoro: cercare e rivendere libri rari e antichi.

Poi la storia si ferma e ricomincia. Uguale.
L’incipit tradizionale si ripete.
C’era una volta un giovane mercante di libri, Apollo, che si innamora perdutamente di una bella bibliotecaria. I due si sposano e mettono al mondo un figlio. Di nuovo la storia si inceppa, il lieto fine non c’è. Accade qualcosa di inaspettato, di grave.
La narrazione cambia tenore e assume via via contorni sempre più misteriosi.

Mito e magia spazzeranno via la realtà di New York per fare posto ad atmosfere cupe e ombrose, la follia e la leggenda si insinueranno con prepotenza tra le pagine spiazzando il lettore e sorprendendolo con ambientazioni suggestive e rarefatte. Apollo verrà catapultato in una dimensione quasi onirica popolata da creature spaventose e pericolose con le quali dovrà lottare. Il romanzo è un’allegoria ben riuscita del viaggio di un essere umano attraverso le sue paure più recondite.

Le atmosfere cupe, i mostri e il percorso di Apollo richiamano alla memoria “il paese dei mostri selvaggi”, il celebre racconto di Maurice Sendak dove, seppur con una struttura più semplice e breve, l’Autore racconta la storia di Max, un bambino che per affrontare i suoi timori utilizza l’espediente dell’immaginazione e trasformando le emozioni negative in mostri che alla fine riuscirà a sconfiggere e sottomettere riuscendo così a ritrovare la serenità. Il viaggio di Apollo nel romanzo di Victor Lavalle ricalca in qualche modo quello di Max, entrambi infatti, dopo aver sperimentato un evento traumatico, decidono di sottrarsi alla realtà per immergersi ed esplorare il proprio inconscio.

Il romanzo è coinvolgente e dinamico e arricchito da dialoghi ben strutturati. Una lettura piacevole e utile anche come spunto di riflessione sull’utilizzo consapevole dei social e soprattutto sul rischio correlato alla pubblicazione sul web di fotografie dei minori. Testate decisamente autorevoli come “Time”, “The New York Times” e “USA Today” hanno collocato il romanzo di Lavalle tra i migliori libri dell’anno e Marlon James (man booker prize 2015) lo ha definito “un’opera ipnotica, monumentale”.

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