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Festeggiamenti sussurrati. Gli Psicologi compiono trent’anni

18 Giu 19

A cura di Rolando Ciofi

Il 18 Febbraio 1989 veniva varata la legge n. 56 Ordinamento della professione di psicologo.



A trenta anni di distanza, il 20 giugno 2019 l'Ordine Nazionale degli Psicologi decide di festeggiare questa ricorrenza con un convegno dal titolo





"1989-2019 PSICOLOGO: UN PROFESSIONISTA MODERNO AL SERVIZIO DEL PAESE"



Bella iniziativa si potrebbe dire, ed in effetti almeno in parte lo è. La mia impressione è però che si tratti più di un timido sussurro che di una festa. 



Avrei preferito festeggiare diversamente, in modo più incisivo, più "grintoso", meno prudente. 



Lo faccio a modo mio riportando un bel "pezzo" di Oriana Fallaci



"Sono stupendi i trent'anni, ed anche i trentuno, i trentadue, i trentatré, i trentaquattro, i trentacinque! Sono stupendi perché sono liberi, ribelli, fuorilegge, perché è finita l'angoscia dell'attesa, non è incominciata la malinconia del declino, perché siamo lucidi, finalmente, a trent'anni! Se siamo religiosi, siamo religiosi convinti. Se siamo atei, siamo atei convinti. Se siamo dubbiosi, siamo dubbiosi senza vergogna. E non temiamo le beffe dei ragazzi perché anche noi siamo giovani, non temiamo i rimproveri degli adulti perché anche noi siamo adulti. Non temiamo il peccato perché abbiamo capito che il peccato è un punto di vista, non temiamo la disubbidienza perché abbiamo scoperto che la disubbidienza è nobile. Non temiamo la punizione perché abbiamo concluso che non c'è nulla di male ad amarci se ci incontriamo, ad abbandonarci se ci perdiamo: i conti non dobbiamo più farli con la maestra di scuola e non dobbiamo ancora farli col prete dell'olio santo. Li facciamo con noi stessi e basta, col nostro dolore da grandi. […] Siamo un campo di grano maturo, a trent'anni, non più acerbi e non ancora secchi: la linfa scorre in noi con la pressione giusta, gonfia di vita. È viva ogni nostra gioia, è viva ogni nostra pena, si ride e si piange come non ci riuscirà mai più, si pensa e si capisce come non ci riuscirà mai più. Abbiamo raggiunto la cima della montagna e tutto è chiaro là in cima: la strada per cui siamo saliti, la strada per cui scenderemo. Un po' ansimanti e tuttavia freschi, non succederà più di sederci nel mezzo a guardare indietro e in avanti, a meditare sulla nostra fortuna."



Il mio augurio alla psicologia professionale italiana è quello di non avere paura. Neppure la paura di affrontare le proprie "malattie" che parlano di paranoia, di disturbi dissociativi, di narcisismo distruttivo.



Lo sappiamo, quella tra i trenta e i quaranta è l'età ideale per risolvere le crisi di identità ed è nel lavorio che in questi anni si sviluppa che affondano le radici della maturità.



Alziamo un calice alla psicologia professionale ed al suo ingresso nel mondo delle professioni adulte.



Una lettura per sorridere (perchè a trent'anni possiamo permettercelo)

Storia comica della psicologia

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