Diciotto anni fa, il G8 di Genova. Giorni trascorsi nei dibattiti e nelle iniziative di luglio 2001, di altissimo livello, con scienziati e studiosi di fama mondiale, tra loro anche diversi premi nobel, a discutere insieme a centinaia di migliaia di persone da tutto il mondo la necessità e la possibilità di un mondo migliore. Giorni trascorsi il luglio 2001 del G8 a Genova come avvocato sulle strade. Insieme ad altri/e Colleghi e Colleghe, ricorrendo al Tribunale Amministrativo Regionale per contestare la legittimità dell’ordinanza che istituiva la zona rossa. Come Avvocati in maggioranza dell’Associazione Giusti Democratici, tentammo in quei giorni di garantire i diritti di tutti, anche coloro che non partecipavano al social forum, insime ai manifestanti sulle strade. Era evidente che ci sarebbero state delle violazioni, avevamo i precedenti svedesi e di Napoli di pochi mesi e settimane prima. Ma non avremmo mai immaginato, nessuno avrebbe immaginato violenze così numerose, gravi, sistematiche e ripetute sulle strade, la “macelleria messicana” alla Diaz, le torture a Bolzaneto. Per le centinaia di migliaia che eravamo a Genova dal 20 luglio, fu comunque un punto di passaggio dopo il quale qualcosa cambiò in noi, nella nostra vita.
Eravamo a casa, nelle strade, nelle aule di giustizia, in piazza, alla Diaz ed alla scuola Pascoli.
Tante speranze. Tanti bei ricordi seguiti da tanti, troppi brutti ricordi. Giorni di entusiasmo, emozione, paura, orrore, lacrime, rabbia, lacrime e soffocamento da lacrimogeni, sangue, urla, rumore di ossa spezzate, auto e edifici in fiamme, blindati sui marciapiedi contro la gente inerme, candelotti di lacrimogeni gettati dai tetti delle case dagli elicotteri sui manifestanti, fotogrammi di immagini che avevi visto prima solo nei reportage o nei film di guerra.
L'incredulità nello scoprire molte delle violenze, come una mano strappata in due come un foglio di carta tirando le dita con due mani, una ragazza svenuta e coperta di sangue trascinata giù dalle scale per i capelli, con la testa che fa “toc” su ogni gradino.
La rabbia dei nostri documenti di avvocati scomparsi, sottratti dalla Polizia e dei nostri computer alla Pascoli devastati, privati degli hard disks.
Ricordi che si fondono e confondono, dove non distingui più quello che hai visto direttamente e quello che hai visto nei video, nelle fotografie, nelle testimonianze e negli atti processuali.
Tante notti dopo, ancora sognando quello che avevi visto di persona, letto negli atti processuali, ascoltato nelle parole delle vittime.
Per tanti anni dopo passare in alcuni luoghi familiari della città sempre con un nodo alla gola, la tensione che sale ogni volta che, ovunque tu sia, sentivi il rumore dell'elicottero in cielo; il guardarsi intorno alla ricerca delle divise, cercare di capire quanta gente sia intorno a te e quali siano le vie di fuga.
Il pallore del tuo assistito dopo l’udienza.
Vederlo paralizzato e terrorizzato dall’idea di salire in un ascensore di Palazzo di Giustizia che casualmente ha dentro dei poliziotti in divisa. Anni dopo che era stato pestato a sangue, in mondovisione, dai poliziotti.
La rabbia, le lacrime trattenute a stento ascoltando in nel processo ragazzi e ragazze che raccontavano testimoniando il macello della Diaz.
La loro voce e lo sguardo assente – per non rivivere il dolore – mentre raccontano il pestaggio, le ossa che si frantumano, i denti che saltano, la violenza psicologica, il sangue, l’idea di un mondo migliore soffocata dalla repressione più violenta.
Il Collega che racconta l’udienza di convalida dell’arresto di uno dei ragazzi della “macelleria messicana” alla Diaz. Alla fine del racconto dell’arrestato (che verrà liberato), tutti, il Giudice, il Cancelliere, l’interprete, il Pubblico Ministero, l’Avvocato difensore stesso, tutti in lacrime. Lacrime di rabbia per l’ingiustizia e di vergogna per lo Stato in cui vivi. Le vittorie in Tribunale. La storia di tutti e tutte, che va avanti. La Storia del G8 2001 – G-HATE, come chiamato in un documentario – che non deve ripetersi.
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