Alla nuova edizione di “Fidarsi dei pazienti. Introduzione alla Control-Mastery Theory”, di Francesco Gazzillo, edito da Raffaello Cortina, non manca alcunché. Non è soltanto un’edizione ampliata e aggiornata, ma riesce a dare la misura di quanto tutti gli studiosi, attraverso i propri contributi, siano riusciti a inquadrare e restituire i temi centrali di una teoria della psicopatologia e della psicoterapia elaborata da Joseph Weiss e Harold Sampson a partire dagli anni Cinquanta del Novecento e verificata empiricamente dal San Francisco Psychotherapy Research Group negli ultimi quarant’anni.
Scrive Nino Dazzi nella prefazione: “La dimensione del senso di sicurezza è tanto centrale nella Control Mastery Theory quanto trascurata nella psicoanalisi classica, fatta eccezione per lo scritto di Sandler del 1960. È un aspetto, questo, molto rilevante nella conduzione di una psicoterapia, e sostanzialmente connesso alla costruzione di una buona alleanza terapeutica. Secondo Weiss, i pazienti sono motivati a adattarsi alla realtà, a diventare consapevoli di quali siano i loro obiettivi e a realizzarli, a superare gli ostacoli che glielo impediscono e a padroneggiare i loro traumi fondamentali, e per farlo hanno bisogno di sentirsi al sicuro. Il senso di sicurezza è quindi condizione imprescindibile affinché i pazienti possano utilizzare al meglio le loro funzioni mentali di livello superiore (valutare la realtà, porsi degli obiettivi sani, elaborare piani, anticiparne le conseguenze, prendere decisioni ecc.), consce e inconsce, e realizzare i loro piani adattivi”.
Raramente ho incontrato una radiografia così completa sui pazienti, sul rapporto che si instaura con i pazienti, con l’identificazione e la esplicitazione delle loro credenze patogene, con la comprensione e il superamento dei loro test. I capitoli sul lavoro sui sensi di colpa inconsci e sugli interventi che sostengano il piano dei pazienti hanno una straordinaria efficacia e chiarezza espositiva, come il lavoro sui sogni, la comprensione delle fantasie, gli studi clinici e le ricerche empiriche sulla psicopatologia, senza trascurare la parte dedicata ai disturbi gravi della personalità, dove vengono evidenziate le caratteristiche e le implicazioni per il trattamento. I due nuovi capitoli, sul counselling universitario e sul lavoro nei servizi sociali in ottica CMT arricchiscono e completano il volume.
Gazzillo nell’introduzione spiega com’è arrivato, giungendo da una formazione psicoterapica e psicoanalitica piuttosto classica, alla Control-Mastery Theory: “I miei primi dieci anni di lavoro clinico si sono svolti nel solco della tradizione, e sono stati poi influenzati dal pensiero degli autori postkleiniani, Herbert Rosenfeld e Donald Meltzer in primis, e di altri grandi maestri della psicoanalisi, come Donald Winnicott, Heinz Kohut e Ronald Fairbairn. Con il passare del tempo, però, alcuni pazienti particolarmente sofferenti (con organizzazione borderline di personalità o tematiche narcisistiche rilevanti, potrei dire utilizzando il linguaggio diagnostico) non mi sono sembrati adeguatamente comprensibili per mezzo dei modelli analitici più classici, e mi è parso anche che questi pazienti non potessero trarre adeguato giovamento da un trattamento analitico strictu sensu”.
Adesso tocca al lettore, al lettore esperto e a quello che intende avvicinarsi a temi inerenti la disciplina trattata, inoltrarsi nella teoria proposta, scorgervi pregi e difetti, non dimenticando che il paziente è il centro, che siamo tutti pazienti, che sul paziente occorre lavorare senza bende sugli occhi e con la disponibilità ad aprirsi a nuovi incontri, a nuove scoperte, a nuovi metodi.
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