Quanti di voi hanno già visto questa foto? Mentre tutti andiamo in vacanza, Simonetta, immortalata in costume da bagno nel fiore dei suoi anni, non avrà mai giustizia. Chi si occuperà di lei ora che il padre Claudio Cesaroni non c’è più? Sono state abbracciate tante piste negli anni, come quella del portinaio Vanacore, verosimilmente suicidatosi in un lago, quella dell’architetto, quella del datore di lavoro e quella telematica; e che fine ha fatto il misterioso interlocutore virtuale di nome DEATH che avrebbe rivendicato il delitto nella chat rudimentale in cui Simonetta si affacciava occasionalmente? A tal proposito, mi chiedo che fine abbia fatto il biglietto trovato sulla scrivania con scritto “ce dead ok” e il pupazzo. Fu fatta una perizia grafologica all’epoca? Inoltre, ricordiamo la pista dell’ex fidanzato Busco, perfetto per un delitto d’autore e salvatosi in calcio d’angolo dalla morsa delle procure; agli atti vi sono anche le macchioline di sangue nel lavatoio e le impronte sul telefono e nell’ascensore. Insomma, di tracce l’assassino ne ha lasciate tante ma come accade in una scena criminis tutta all’italiana, questa non è stata congelata, permettendo a tutto il vicinato, oltre agli addetti ai lavori, di accedere al teatro dei delitto, proprio come al cinema. Tracce che parlano e ci raccontano qualcosa di Simonetta e del suo assassino, come ad esempio, la violenza sessuale mancata, le numerose coltellate e quelle scarpe riposte, in perfetta simmetria, in un angolo della stanza. Credo che quelle scarpe non siano state riposte da Simonetta, ma dall’assassino, altrimenti dovremmo pensare che Simonetta si preparasse a un incontro intimo. E Volponi nel suo libro allude, in questo senso, a una nuova conoscenza di Simonetta. Una cosa è certa, Simonetta conosceva il suo assassino per averlo fatto entrare: infatti, non ci sono segni di colluttazione né di tentativi di fuga. Simonetta è stata sorpresa, probabilmente nel tentativo di una violenza sessuale, data la natura maniacale del delitto. E se fosse stata una simulazione? Sorprende, tuttavia, il fatto che l’assassino abbia pulito l’appartamento e abbia sottratto alcuni indumenti intimi della ragazza, senza preoccuparsi dell’occultamento del cadavere. Inoltre, avrebbe dovuto avere gli abiti sporchi di sangue, invece non è stato notato all’uscita, contando probabilmente nell’assenza di diversi condomini durante le ferie estive. Non tutti gli inquilini del palazzo furono interrogati ma questo non ci sorprende. In questi anni, si è detto tutto di tutti e poco e niente dei servizi segreti, i quali erano interessati all’associazione AIG per il reclutamento di possibili agenti, senza contare che diversi immobili in via Poma erano intestati a società di copertura dei servizi. Non è mia intenzione parlare dei servizi e costruirci sopra un’altra pista simil-delirante; i servizi non uccidono la ragazza della porta accanto, colta nell'atto di scoprire i loro segreti misteriosi, i servizi uccidono, sebbene raramente, per altre ragioni che non sto qui a immaginare; il problema è che quando non si riesce a trovare i colpevoli si pensa a grandi verità e al coinvolgimento di grandi sistemi. Nella fattispecie di questo caso, invece, la soluzione potrebbe essere a portata di mano. La soluzione potrebbe essere nell'autopsia psicologica e nel profilo dell’assassino che ha riposto le scarpe da ginnastica di Simonetta – secondo la mia ricostruzione fantasiosa – in preda a un verosimile disturbo da simmetria, e che ha ripulito la stanza per cancellare e negare l’atto compiuto, più a se stesso che al mondo esterno. Per “Disturbo da ordine e simmetria” s’intende una tipologia di disturbo ossessivo compulsivo che porta, chi ne soffre, a non tollerare assolutamente che gli oggetti siano disposti in modo anche minimamente disordinato o asimmetrico, pena una sgradevole sensazione di mancanza di armonia e logicità: tutto deve essere perfettamente allineato, simmetrico e ordinato secondo una sequenza logica (per es. in base al colore o alla dimensione). I soggetti che ne soffrono, trascorrono molto tempo a riordinare e ad allineare finché non si sentono completamente tranquilli e soddisfatti. Potrebbe, altresì, rientrare in questo disturbo, a mio avviso, l’esigenza dell’assassino di dover ripulire la scena del crimine preso dalla morsa dei sensi di colpa. Sulla scia di queste piccole considerazioni conclusive, benché azzardate, pavento l’idea che l’assassino di Simonetta possa essere un individuo “sano” – dove per sanità mentale si intende un’insieme aree sane e di tratti nevrotici e borderline di personalità – ma con un’impellente necessità di “ordine e simmetria”.
"Mamma diceva sempre che dalle scarpe di una persona si capiscono tante cose, dove va, cosa fa, dove è stata"
(dal film “Forrest Gump”)
Bibliografia
Armati, C., Selvatella, Y., “Roma Criminale”, Newton Compton Editori, 2005, Roma.
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