Percorso: Home 9 LA VOCE DELL'INDICIBILE 9 Il Poeta e il militante politico: chi dei due è “matto”?

Il Poeta e il militante politico: chi dei due è “matto”?

18 Feb 23

A cura di Sabino Nanni

        Viviamo in un’epoca di conflitti, di prese si posizione contrastanti che hanno provocato rotture dei rapporti fra amici di vecchia data, persino tra famigliari. Su particolari questioni spinose si sono formate come due fazioni che spesso usano i metodi della lotta politica per imporsi l’una sull’altra. Ciò comporta la soppressione della capacità di comprensione empatica dei propri avversari. Solo poche persone la conservano: sono coloro che posseggono una particolare sensibilità per la vita interiore, soprattutto i Poeti e tutti quelli che comprendono e sentono la Poesia. Sono gli unici, a giudizio di chi scrive, che hanno la possibilità di ricomporre le fratture; all’opposto, coloro che sono impegnati nella lotta politica possono solo esasperare i conflitti. Saba ce ne parla nella poesia “A un giovane comunista”. Qui egli cerca, senza riuscirvi, d’illustrare al ragazzo il significato profondo della grazia e del canto del suo canarino.

 
Ho in casa – come vedi – un canarino.
Giallo screziato di verde. Sua madre
certo, o suo padre, nacque lucherino.
 
È un ibrido. E mi piace meglio in quanto
nostrano. Mi diverte la sua grazia,
mi diletta il suo canto.
Torno, in sua cara compagnia, bambino.
 
Ma tu pensi: i poeti sono matti.
Guardi appena; lo trovi stupidino.
Ti piace più Togliatti.

 

        Se per “matto” s’intende colui che è al di fuori della realtà, chi dei due è “matto”? Il Poeta o il giovane militante politico? Quest’ultimo non ha dubbi: lui sì che è sano, così pensa, perché s’interessa a cose importanti, concrete, “reali”. Al contrario, a suo avviso, il Poeta è “matto” perché si occupa di sciocchezze: è preso da fantasticherie frivole, che lo portano ad attribuire tanto valore ad uno “stupido” uccellino.
        Il Poeta sa bene che è vero l’esatto contrario. Sa altrettanto bene che è impossibile farlo capire al ragazzo finché questi è preso dall’infatuazione per il suo leader. La passione fanatica del giovane è causa ed effetto di un modo primitivo di vedere il mondo che gl’impedisce di comprenderne la realtà. È frutto di una scissione e di una negazione degli aspetti tutt’altro che amabili del suo idolo, e di un’idealizzazione estrema di ciò che, a torto o a ragione, ne ritiene positivo.   
       All’opposto, il Poeta è a stretto contatto con la realtà interiore di sé stesso e dei suoi simili. Ogni aspetto di ciò che percepisce mette in moto, in lui, l’immaginazione creativa che gli permette di coglierne i significati emotivi profondi. Vede, nel canarino, un ibrido, e oggettivamente si sbaglia. Ma non è questo che conta: nella fusione di due nature diverse che (erroneamente) attribuisce all’animaletto egli vede sé stesso bambino. Anche Saba, infatti, fu un “ibrido” nato dall’unione di due esseri umani profondamente diversi fra loro. Anche il piccolo Saba, anticipando quel che presto diverrà il Poeta, seppe armonizzare le due nature dei genitori, tra di loro in conflitto ed entrambe da lui ereditate, ricomponendone la frattura tramite la sua grazia e il suo canto. Seppe ricondurre sotto il dominio della Bellezza il contrasto fra i due modi di essere di chi l’aveva messo al mondo. Si trattava del conflitto non solo fra due personalità, ma anche fra due culture e due mondi: quello ebraico materno e quello “gentile” e laico del padre.
        La capacità del Poeta d’armonizzare le diversità è all’opposto di chi, impegnato nella lotta politica, tende ad esasperare i contrasti e non conosce altro modo, per superarli, che non siano la sopraffazione e l’annientamento dell’avversario. Chi dei due è “matto”?  

 

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