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IL RAZZISMO NELLA RIVISTA “NATURE”

1 Gen 23

A cura di Luigi Benevelli

Fondata nel 1869 a Londra più 150 anni fa, “Nature” è una delle più autorevoli e importanti riviste scientifiche al mondo; porta un’eredità prestigiosa e carica di glorie, ma anche di ombre. Nel corso del 2022 la rivista ha dedicato grande attenzione al problema della perdurante presenza del razzismo nella scienza contemporanea.

Nature” si affermò in tempi in cui l’Impero Britannico controllava le risorse di più di un quarto delle terre emerse del pianeta e fu la rivista di riferimento di intellettuali vittoriani che si sentivano legittimati a sostenere la superiorità della razza bianca europea nel mondo e a discutere dei mezzi più efficaci da mettere a disposizione dell’Amministrazione dell’Impero per governare i popoli assoggettati in quanto appartenenti a razze arretrate.

A tale riguardo è stata rievocata la figura di Francis Galton (1822-1911), cugino di Charles Darwin, antropologo, esploratore, geografo, psicologo, uno dei più importanti e famosi scienziati del suo tempo, che nel suo libro del 1883 Inquiries into Human Faculty and its development, coniò il termine “eugenetica” a indicare le scienze che si occupano dei fattori che possono migliorare e potenziare la qualità dei nati della razza umana e rendere possibile una selezione artificiale volta al miglioramento della stessa.

L’eugenetica ispirò un influente movimento internazionale di scienziati e politici. All’indicazione di Galton seguirono gli interventi di molti altri antropologi, etnografi, ecologi, biologi a sostegno delle tesi per le quali esisterebbero gruppi umani, per lo più di colore o poveri, che sarebbero costituzionalmente inferiori rispetto ai Bianchi, con questo giustificando razzismi e politiche di discriminazione. Ad esempio Richard Gregory, direttore di “Nature”dal 1919 al 1939, un ventennio cruciale fra le due guerre mondiali, scriveva nel 1921 che mentre le razze civilizzate di Europa ed America avevano alle spalle secoli di sviluppo e progresso, i popoli che abitavano i Balcani non sarebbero state in grado di raggiungere tali livelli di sviluppo ancora per molti anni a venire. E sempre negli anni ‘30 la rivista pubblicò scritti antisemiti del fisico Johannes Stark che parlava dell’influenza dannosa degli Ebrei sulle scienze tedesche.

Questi e altri assunti furono alla base delle teorie circa l’esistenza di una  gerarchia fra le razze umane e la superiorità razziale di quelle bianche, poi riprese nelle legislazioni di Stati dell’Europa continentale, la Germania nazista in particolare. Ma anche il Regno Unito, molti Stati USA e alcuni paesi dell’America Latina adottarono programmi di eugenetica che prevedevano la castrazione in particolare delle donne ritenute portatrici di caratteri regressivi o patologici, delle persone con disabilità, dei malati di mente e degli indigenti.

Alla fine della seconda guerra mondiale divenne evidente cosa avevano prodotto le teorie eugenetiche razziste che avevano ispirato il razzismo dei regimi nazifascisti in Europa con l’Olocausto delle popolazioni ebraiche, lo sterminio dei Sinti, dei Rom, delle persone disabili e dei malati di mente ritenuti incurabili.

Sono stati soprattutto gli studiosi della genetica delle popolazioni, fra tutti in particolare Luigi Cavalli Sforza, a dimostrare scientificamente che esiste una sola “razza umana”. Ma il pregiudizio razzista non ha cessato di pesare nelle mentalità e nel senso comune di molte persone, alcune della quali anche con responsabilità di governo, ancora nel nostro 21° secolo, come dimostra il fatto che continuano ad esserci persone che soffrono di discriminazioni per il colore della pelle, per il loro sesso e orientamento sessuale, per le loro povertà economica e marginalità sociale.

Nature” invita oggi noi contemporanei all’impegno, alla tensione critica, a saper riconoscere la falsità delle radici “scientifiche” dei pregiudizi razzisti perché, ancora oggi, resta inquietante e problematico il pregiudizio razzista, questione della quale l’autorevolezza di cui godeva Galton favorì la messa all’ordine del giorno dei ricercatori nonché delle politiche dei governi nei decenni che ci hanno preceduto.

 

P.S. rinnovo gli auguri di buon anno e che, soprattutto, non ci sia la guerra.

 

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