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Il rimaneggiamento in adolescenza, e l’ulteriore rimaneggiamento nella sua fase finale, oggi

17 Ago 22

A cura di dinange


Rimaneggiare in psicoanalisi allude ad un lavorio interno al soggetto che lo spinge in continuazione a rimettere a posto, in base alle esigenze del presente, le varie parti del proprio mondo interiore che in precedenza si erano, sempre provvisoriamente, cristallizzate in un equilibrio dinamico funzionale alle esigenze del passato.
 
S. Freud usa il termine “rimaneggiamento” allorché vuol mettere in evidenza quel particolare momento in cui il sognatore, nel momento del risveglio, compie quell’insieme di attività nei confronti del materiale onirico che va sotto il nome di censura, e che si riferisce a quella seconda censura che il sognatore fa al risveglio, e perciò dopo il sogno, sul materiale onirico già in precedenza trasfigurato nel sogno; censura volta come la prima a espungere dalla trama e dalle figure del sogno quegli elementi che risultano distonici rispetto all’immagine diurna che il sognatore ha di se stesso.
Più in generale possiamo dire che sia nella riflessione freudiana sugli stadi dello sviluppo psicoaffettivo, sia parallelamente nel concetto piagettiano di “assimilazione – adattamento” ci sono elementi che alludono abbastanza esplicitamente ad una continua opera di rimaneggiamento: si pensi da una parte al discorso sulle varie imago genitoriali introiettate mano a mano che il bambino cresce, che non sostituisco quelle anteriori, ma si giustappongono ad esse; dall’altra al rapporto fra intelligenza senso-motoria e rappresentativa. Così è in base ad una attività di continuo riaggiustamento del proprio mondo interno che si definiscono sia l’universo difensivo interno (Anna Freud) sia la struttura caratteriale (Bergeret).
E ugualmente, se noi partiamo dagli stadi dello sviluppo dell’uomo di Erikson e cerchiamo di comprendere la natura del paradosso che li sottende (rimanere se stessi nel cambiamento), vediamo come anche in questo ancora efficacissimo racconto della crescita sia implicito ipostatizzare una continua opera di rimaneggiamento che sul piano identitario il soggetto deve compiere per corrispondere al paradosso, e rimanere se stesso nonostante i cambiamenti catastrofici cui è continuamente sottoposto.
Le stesse considerazioni possiamo fare sul concetto winnicottiano di “processo maturativo” specie là dove Winnicott allude ad un materiale nuovo che deve continuamente agglutinarsi con il vecchio. Stesse considerazioni infine sul concetto mahleriano di “individuazione – separazione” che tanta influenza ha avuto su Blos e sulla sua teoria dell’adolescenza come seconda individuazione.
 
Se poi, a partire da Blos, dalla Benedek e da Anthony, guardiamo non solo all’adolescente, ma anche all’ecosistema adulto che orbita intorno ad esso vediamo come il cambiamento catastrofico che prende l’adolescente sconvolga anche questo ecosistema.
Ecosistema che, come sappiamo, comprende i genitori innanzitutto, ma anche i proff, gli allenatori, etc.: molti dei quali da una parte, come dicono i sociologi, vanno facendo i conti con la contemporanea loro crisi di mezza età, dall’altra, e contemporaneamente, come dicono gli psicologi, di fronte agli adolescenti di cui si devono prender cura non possono esimersi dal tornare a fare i conti con la propria adolescenza. Con i propri introietti adolescenziali che sono eccitati, nella scena attuale, dalle cose che dice e che fa oggi, di fronte ad essi, l’adolescente che li saluta, che pretende di andare da solo per il mondo, che li provoca, etc. etc.-
Ma, ovviamente, l'attività di rimaneggiamento per eccellenza è quella degli adolescenti che, nel mezzo di una tempesta che sconvolge corpo e psiche, devono rimanere se stessi nel cambiamento; devono trasformarsi non perdendo mai del tutto il senso della loro appartenenza, ma anzi agglutinandola con i nuovi modelli del presente; e devono vincere questa sfida osando immatricolarsi nell’adolescenza, e vincendo la tendenza passiva che li porterebbe a rimanere in quell’atmosfera tebana fino ad un momento prima imperante in famiglia, che per tutta la prima fase della vita era risultata fondamentale per definire la loro identità di bambini, ma che ora diventa all’improvviso afosa e irritante.
In adolescenza, più che negli altri passaggi, il processo maturativo implica un rimaneggiamento così radicale che, sia il corpo che la psiche del ragazzo prima, e del giovane poi risultano alla fine così sconvolti, specie nelle realtà sociali fortemente dinamiche come la nostra, che a stento alla fine del processo è possibile riconoscere nella geografia corporea e mentale dei neoadulti le tracce delle influenze iniziali che, invece, in realtà meno dinamiche della nostra spesso implicano un rimaneggiamento più circoscritto e imitativo dei vecchi modelli di passaggio delle generazioni passate.
A livello corporeo l’adolescente, nel momento in cui si immatricola nella nuova dimensione, cioè non appena si rende conto di non essere più un bambino deve acconciarsi ad abitare un nuovo corpo. Un neo-corpo che all’improvviso si ritrova addosso, e che rischia di sconvolgerlo se una attività di rimaneggiamento non viene posta in essere. Tale rimaneggiamento consiste nella definizione di imago corporee nuove che nascono in rapporto spesso polemico con che vecchie imago della corporeità, oscenamente intrise di incestuosità. Immagini di un corpo sessuato adulto, ma anche di un corpo atletico, virile, femminile, etc. a cui si aspira e che si definiscono in base ai nuovi modelli derivanti dai nuovi idoli che emergono in adolescenza.
A livello mentale, sempre nel momento della immatricolazione, deve acconciarsi a ridefinire tutta la teoria degli introietti e a far convivere questo universo di vecchie presenze rivisitate con quelle nuove che derivano dall’attraversamento dei nuovi luoghi dell’adolescenza: il gruppo adolescenziale, i nuovi adulti con cui si ha la ventura di imbattersi: tutor, mentori: presenze nuove così come presenze più pigramente attestatesi sui versanti di una genitorialità divenuta ormai afosa e insopportabile.
 
Ma oggi tutta da studiare e da approfondire è quell'attività che potremmo definire di ulteriore rimaneggiamento che avviene in post-adolescenza. Attività che è collegata al ritardato ingresso del giovane nell’età adulta, ed alla sua malsicura collocazione nell’ambito della produttività e delle riproduttività familiare e sociale.
In base a tale ritardo e, in ultima istanza, in base all’emergere di una parte finale dell’adolescenza, che abbiamo definito come post-adolescenza, si va infatti definendo un ulteriore lavoro di rimaneggiamento. Lavoro che non è corrispondente al rimaneggiamento tipico dell’ingresso nell’età adulta dei loro genitori, basato, come sappiamo, da una parte su un “processo di imborghesimento” del personaggio eroico adolescenziale, dall’altra sul riemergere di un Super Io edipico e riparativo capace di convivere con la rinuncia alla grandiosità e con l’accettazione della relatività della propria potenza.
Ciò che sta avvenendo oggi, e che a mio avviso non è stato sufficientemente studiato, è un fenomeno che viene innescato ed esasperato dalla precarizzazione del lavoro, e che potremmo definire come: – nel migliore dei casi la definizione di un Ideale dell’Io romantico volto a immaginare il futuro come tinto di improbabili tonalità rosa; – nel peggiore in una caduta verticale del sogno megalomanico adolescenziale, che celermente si trasforma in un vuoto che implica non l’assenza del progetto, ma la dolorosissima constatazione che fra sogno e progetto non c’è alcun nesso possibile.
Di fronte a questa difficoltà di accesso in maniera dignitosa e credibile alla dimensione adulta, sempre più spesso assistiamo ad un riemergere nel neo-adolto odierno di aspetti superegoici arcaici e vendicativi che possono facilmente condurre verso un uso autoplastico o alloplastico dell’aggressività e dell’odio.

 
 
Bibliografia
 
– Anthony, E., Benedek, T., Parenthood: Its psychology and psychopathology, Little, Brown, Boston, 1970
– Bergeret J, Personalità normale e patologica, Cortina, Mi, 1984
Blos P., L’adolescenza, F.Angeli, Mi, 1980
– Erikson E., Infanzia e società, Armando, Roma, 1966
– Freud A., L'io e i meccanismi di difesa, Martinelli, FI, 1967
– Freud S., L’interpretazione dei sogni, Boringhieri, To, 2011

 
 

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