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IL RITORNO DEL PADRE, AL DI LA’ DEL GENERE

21 Ott 14

A cura di Mario Galzigna

 

E' urgente, oggi, valorizzare la rivoluzione della funzione paterna (FP) che ha caratterizzato, in quest’ultimo trentennio, il nostro scenario sociale. Si tratta di partire, attraverso esempi tratti dall’attualità e dalla cronaca, da situazioni emblematiche che mettono in evidenza il tramonto della dicotomia tra maschile e femminile: nei social network, nei giornali e in genere in tutti gli old media emergono prepotentemente riconfigurazioni delle tradizionali identità di genere. In particolar modo, è saltata la dicotomia tra un femminile concepito come custode dell’intimità e un maschile concepito come garanzia del rapporto attivo con la realtà e con il mondo. I due registri si intersecano, si ibridano, si mescolano, e questa metamorfosi appare evidente nell’àmbito della gestione e dell’accudimento dei figli, laddove gli aggettivi « paterno » e « materno » scandiscono un’area semantica mobile, fluida e in perpetuo mutamento. 

 
Nei media, vecchi e nuovi, oltre che nella pubblicistica e nella saggistica, si incontra spesso il tema del declino, del tramonto, dell’eclissi del padre: una sorta di refrain, di luogo comune, dato quasi per scontato. Tra gli « psy », ma anche tra i filosofi e i cultori delle scienze umane, questo leitmotif ricorre frequentemente, nella sorprendente e quasi generale ignoranza della presenza diffusa, almeno a partire dagli anni settanta, di quella figura relativamente inedita che in ambito anglosassone è stata definita con locuzioni molto pregnanti ed esplicite: nurturing father, caregiving father. Nella nostra lingua padre accudiente (o accudente), nel linguaggio degli psicoanalisti padre primario: una figura enfatizzata dai pubblicitari (basti pensare alle immagini diffuse da Prenatal), radicalmente contrastante con il leitmotif appena citato, che enfatizza, al contrario, l’assenza del padre, la sua « evaporazione » (Lacan).
Occorre mettere in scena – entro la cornice di una paternità diffusa in vari àmbiti del tessuto sociale – il ruolo paterno e la funzione paterna  così come si configurano sia dentro la famiglia sia fuori dal suo perimetro specifico. L’esercizio della FP non è necessariamente l’appannaggio esclusivo del padre biologico di sesso maschile ma coinvolge molto spesso – in maniera diretta ed esclusiva oppure vicariante ed ausiliaria – altre figure, maschili e femminili, che concorrono, in diversa maniera, ai processi formativi (alla formazione, alla Bildung) dei « figli ». Questa mutazione antropologica rimodella i consueti profili del nucleo familiare e gli assetti identitari dei due ruoli tradizionali che lo sostengono: il ruolo maschile paterno e il ruolo femminile materno. Tra i due ruoli vi è tutto un gioco di scambi, di ibridazioni e di mescolanze, che rende fluida, variabile nel tempo e nello spazio, la distinzione tra ciò che è paterno e ciò che è materno e che rappresenta quindi il brodo di coltura di un profondo rinnovamento, di una profonda trasformazione dell’identità maschile: un'identità che ora, in questo nuovo scenario, può finalmente emanciparsi dalle catene di un dover essere performativo, più orientato verso il fare che verso l’essere.
La FP, così ridefinita, implica un superamento della egoità a profitto di una presa in carico plurale dei bambini – bambini condivisi, quindi, all’interno di un rapporto amoroso radicale tra gli agenti di questa condivisione – e quindi a profitto di una noità che rompe la barriera che ha sempre separato maschile e femminile, paterno e materno, esteriorità e interiorità. E’ proprio l’irrompere di questa noità che scandisce la crisi e l’obsolescenza di due modelli fondativi dell’antropologia occidentale, oggi radicalmente « evaporati »: Edipo e Narciso.
La FP, così ridefinita, assegnando un futuro dionisiaco alla relazione amorosa, riapre, soprattutto per le giovani generazioni, il tempo del progetto e della speranza.
PS
Affronterò più distesamnente i temi di questa nota nel mio prossimo libro.

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  1. admin

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