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Il trattamento della fobia sociale: farmacoterapie e psicoterapie a confronto

21 Ott 14

A cura di Gabriele Melli

Recentemente è stato pubblicato su Lancet Psychiatry un’interessante studio sull’efficacia dei trattamenti per il disturbo dell’ansia sociale negli adulti, dal titolo “Psychological and pharmacological interventions for social anxiety disorder in adults: a systematic review and network meta-analysis” (DOI: 10.1016/S2215-0366(14)70329-3)
L’articolo presenta una review davvero sistematica di tutte le ricerche sull’efficacia dei trattamenti sul disturbo dell’ansia sociale dal 1988 fino al settembre 2013. Nel complesso sono stati presi in considerazione 10894 studi trovati attraverso i database di ricerca. Dopo diverse selezioni (studi duplicati, studi considerati non rilevanti, studi ancora in corso o per altre diverse motivazioni) sono stati selezionati per lo studio vero e proprio solo 101 studi (per un totale di 13164 soggetti), che presentavano tutti i crismi di scientificità e validità scelti dagli autori del presente articolo.
Dall’analisi delle ricerche pubblicate, gli studi presentavano le seguenti caratteristiche: un range da 18 a 839 partecipanti; gli interventi proposti sono stati classificati in 17 diverse categorie; per la maggior parte gli studi erano basati su disegni sperimentali a due gruppi. La media degli interventi proposti era di 12 settimane con un range da 2 a 28. Lo strumento più utilizzato di assessment è stato la Liebowitz Social Anxiety Scale, con un punteggio medio iniziale di 78.
Gli interventi considerati sono stati sia farmacologici che psicoterapeutici.
I farmaci SSRI e NSRI sembrano essere l’intervento più diffuso in assoluto e dimostrano la loro superiorità sia rispetto alla lista d’attesa che ad altri interventi farmacologici. In particolare, rispetto alla lista d’attesa tutte le classi farmacologiche (SSRI, SNRI, IMAO, benzodiazepine, anticonvulsivanti) hanno dimostrato la loro efficacia, ma soltanto SSRI e SNRI hanno mostrato una loro maggior efficacia rispetto a farmaci placebo.
Anche gli interventi psicologici o psicoterapici hanno dimostrato la loro superiorità rispetto alla lista di attesa. Nell’ordine, gli interventi ritenuti più efficaci sono la terapia cognitivo comportamentale (CBT) individuale, la CBT di gruppo, le tecniche di esposizione insieme a training di abilità sociali, gli interventi di auto aiuto con un supporto, gli interventi di auto aiuto senza supporto ed infine la psicoterapia ad orientamento psicodinamico. In particolare, la CBT individuale si dimostra la più efficace se comparata ad altre forme di psicoterapia o a interventi psicologici considerati come placebo.
Nel complesso la CBT individuale si dimostra, dato anche il basso indice di effetti collaterali, l’intervento di prima linea e più efficace per questo tipo di pazienti; in alternativa, se fosse richiesto dal paziente il solo intervento farmacologico, gli SSRI sono la classe farmacologica più indicata.
Ancora una volta, dunque, c’è evidenza clinica a supporto del fatto che la terapia cognitivo comportamentale sia il trattamento elettivo per questo tipo di disturbi.

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