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Il vuoto a sinistra. Una lettura psicologica

31 Lug 22

A cura di Luigi D'Elia

Siamo pronti per la più estiva campagna elettorale della Repubblica? Probabilmente anche la più inutile della storia.
La classe dirigente politica del nostro paese, la più commissariata d'Europa (persino il Papa ci prende bonariamente in giro contando 20 governi negli ultimi 22 anni), si appresta all'ennesima pantomima che vedrà con ogni probabilità come primo fenomeno la vittoria schiacciante degli astenuti. Come secondo fenomeno una penosa rincorsa a riempire, senza alcun contenuto politico significativo, i vuoti di potere nel campo della destra-destra (prevista vincente) e soprattutto della destra-centro (dai fuoriusciti di FI al PD).
Per tutti gli spiriti democratici il messaggio neanche tanto subliminale di questa campagna è l'augurarsi la vittoria dello schieramento di destra-centro invece di quello di destra-destra per il timore che tale vittoria significhi un importante arretramento sul piano delle libertà e dei diritti. Ma tra i due mali non esiste una vera e propria concorrenza. Tutto si muove su un piano di apparenze, su un''emotività piuttosto smorta.Ma diciamoci una verità, almeno qui tra noi, tra pochi… Il governo realisticamente provvisorio di un piccolo paese periferico de-sovranizzato, di un continente periferico, non è una grande notizia e non cambia nulla sul piano geopolitico, e neanche una grande notizia sul piano filosofico: non siamo per nulla un laboratorio di idee e innovazione, siamo la solita italietta fascistella e clientelare (e super-commissariata) che sgomita e cerca di stare a galla per non affogare.
Il peggio che ci può capitare è che la Meloni annulli alcune libertà e alcuni diritti civili e restringa ancor più il ruolo dello Stato nell'economia lasciando ancor più spazio alla vera economia trainante: quella mafiosa.
Personalmente mi auguro che questo scenario sia davvero ancora più serio e triste di quello prevedibile appena accennato e che l'enorme elettorato democratico tramortito riemerga grazie a un temporaneo rigurgito antifascista dopo una legislatura devastante, recuperando parte dello spirito costituente.
Qualcuno però avrà notato che non ho preso in alcuna considerazione il campo della sinistra, ignorandolo, come se non esistesse. Eppure uno spirito di sinistra sopravvive in molto elettorato, specie quello astensionista, ed esistono anche molti partitini sparsi con percentuali meno che omeopatiche. Come mai non ne parlo e non lo prendo minimamente in considerazione?
E' semplice, è cosa nota, la sinistra ha perso elettori e rappresentanza e non copre più da tempo immemore le domande di giustizia e di progresso dei cittadini.
Storicamente la sinistra ha sempre fatto gli interessi dei più svantaggiati lottando affinché tutti potessero avvantaggiarsi dei progressi tecnologici e economici delle società avanzate e non. I diritti sociali e civili, l'uguaglianza, la giustizia, le pari opportunità, i bisogni essenziali, la cooperazione e la sussidiarietà, sono tra i principi che hanno da sempre denotato le battaglie politiche della sinistra in tutto il mondo.
Quindi dobbiamo dedurre che la sinistra è evaporata perché le sue battaglie non sussistono più? Che il benessere è ormai diffuso e le disuguaglianze appianate? Che i lavoratori hanno ottenuto ciò che chiedevano e adesso sono più protetti e soddisfatti?
Assolutamente tutto il contrario: le disuguaglianze aumentano a vista d'occhio; il disagio e la precarietà dominano; il welfare e i diritti sociali e civili arretrano; le famiglie si sfaldano; le nuove generazioni sono spesso allo sbando e senza futuro.
Le sinistre non esistono più per un problema di "framing". Assistiamo al paradosso per il quale le nostre società creano maggiore disagio (sociale e psicologico), ma la politica non è in grado di inquadrare e comprendere (e quindi rispondere a) i problemi emergenti.
La sinistra ha accettato il frame dominante, ha introiettato profondamente la cornice interpretativa dominante della realtà, e secondo tale cornice la nostra società ha realizzato meglio che poteva il raggiungimento dei desideri sociali. Il vecchio inganno del capitalismo, fin dall'epoca fordista, che prometteva l'estensione dei benefici a tutti e che ancora oggi è il marketing principale con cui fa adepti.
Anche se ciò è palesemente falso, ciò che conta è che questo assunto risulti verosimile sul piano delle semplici "aspirazioni", che sia cioè un campo emotivo condiviso.
La sinistra non esiste più perché ha le medesime aspirazioni della destra e questo è sufficiente per annullarne ogni potenziale innovativo e trasformativo della realtà. Non propone alcuna alternativa valida al modello neoliberista perché non sa immaginare una realtà valoriale e organizzativa della società che si discosti anche solo di poco da quello costruito nelle società avanzate e che appare quello che garantisce, nella lettura autoreferenziale del framing dominante, il massimo di protezione e stabilità sociale possibile.
Il disagio profondo e diffuso non viene osservato come effetto di una visione distorta della natura umana e del modello di sviluppo esistente, qual effettivamente è, ma viene difensivamente derubricato come effetto indesiderato strutturale del migliore dei mondi possibili. Dove al limite sono gli individui che fanno fatica ad adattarsi.
Gli elettori che vivono questo disagio tendono anch'essi a pensare di non essere sufficientemente integrati e a mostrare qualche difetto soggettivo di resilienza e contestualmente hanno del tutto rinunciato a immaginare di essere compresi da classi politiche che non hanno argomenti per spiegare le nuove disuguaglianze e le nuove forme di schiavitù, di precariato, di vuoto esistenziale, di totale a-progettualità.
Un disagio che non trova nome, non esiste.
Quindi quella vecchissima sinistra che trovava nomi nell'opporsi alla dittatura, allo sfruttamento padronale, all'ingiustizia e al classismo, alla mancanza di libertà e autodeterminazione, oggi non ha alcun lessico per descrivere e rispondere al disagio e all'infelicità diffusa di chiunque provi ad integrarsi in questa realtà (sia riuscendoci, sia non riuscendoci).
La sinistra non ha la capacità di cambiare il framing e di determinare e individuare ciò che è sotto gli occhi di tutti. Non sa e non riesce a intercettare i bisogni, anche quelli più essenziali dei cittadini, sempre più soli, sempre più distaccati.

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2 Commenti

  1. nikkopsi887

    Caro Luigi, la sinistra
    Caro Luigi, la sinistra esiste ancora seppur fuori dai partiti politici dominanti come il PD. Se venite in Puglia a Polignano a Mare vedrete che la nuova amministrazione è fatta perlopiù da giovani (il sindaco, mio caro amico, ha 41 anni come me) e sono ascrivibili alla sinistra vendoliana che tanto bene ha fatto con la Primavera Pugliese anni luce lontana dall'”Italia sovrana e popolare” dei rossobruni Rizzo e Ingroia. Parlo da anarco- individualista pacifista di stampo Stirneriano. La Sinistra c’è… Siamo noi e i nostri atti! Non buttiamoci giù abbracciando il triste catastrofismo dominante e rimbocchiamoci le maniche! Saluti…

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  2. nikkopsi887

    Perché non risponde dottor
    Perché non risponde dottor D’Elia?

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