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INTERSOGGETTIVITA’ E GRUPPALITA’

27 Mag 17

A cura di lmontecc@libero.it

Gruppalita'

 
Un caos che mescola odori, sapori, suoni,durezze, morbidita', colori,ombre e luci nel presente continuo di aion, qui il mucchio indistinto e mobile di flussi molteplici e tracce mute intercetta il tempo dell'incontro con se, il kairos,attraverso la domanda di uno sconosciuto: 
– quanti anni hai?  
la domanda e' un "attrattore strano"che  fa sorgere una singolarità, i frammenti frastagliati si riconoscono in un frattale, l'ala della farfalla comincia a battere,il caos si organizza in un vincolo. L'altro e' l'io che si riconosce: 
-quattro anni e mezzo. 
Cronos  comincia a macinare una rete di vincoli che definiscono lo spazio in un dentro ed un fuori. Dentro la comunità e fuori la società , dentro il famigliare e fuori il formale.
L'appartenenza  e lo straniamento. 
Con alcuni episodi inquietanti all'interno del familiare, nella comunità.
Durante una escursione proprio al bordo della valle,la dove finisce un territorio conosciuto appare una casa disabitata e dentro la casa qualcosa che non doveva esserci, un letto appena sfatto, un paio di pantofole da camera che creano un assente possibile il segno dell'inquietudine: l'unheimliche ,il perturbante, ciò che è estraneo nel famigliare. Un orrore profondo indicibile che riporta al presente continuo,alla zona del tempo fermo,all'incantesimo o alla stregoneria. Come in Twin Peaks Il bordo  fra sonno e veglia, fra possibile e impossibile, fra realtà e sogno e' stato varcato. 
Seguono catastrofi: il cadavere  sul letto di morte circondato da donne piangenti:
 -vedi dorme…
Non dorme e' morto…credono che non capisca. 
 
E i licenziamenti, i trasferimenti, gli scioperi. Chiuderanno la miniera cosa succederà di noi? 
Continua con un volto interrogativo,trasfigurato dalla angoscia: – sono cattiva? 
Poi il cemento che chiude il pozzo, la disgregazione della comunità, la frantumazione dei vincoli.
La dove c'era una città ora c'è l'erba.
 Eventi  frattali che funzionano da "allontanatori ordinari" da cui emergono  individui isolati, atomizzati,parcellizzati.
Pronti per inserirsi nella società ed entrare in relazione gli uni con gli altri per comprare e vendere. 
Stop con gli scambi di emozioni e sentimenti si va nel Viet Nam della solitudine e del consumo. 
Dalla qualità dei vincoli alla quantità delle merci.
La solitudine della città attraversa mentre la scuola ricostruisce dei vincoli solo formali. 
Ma esiste un'aula vuota e li:
– facciamo che saliamo sui banchi e a turno ci raccontiamo un ricordo- 
un nuovo "attrattore strano"che costruisce un vincolo che è ancora presente.
E poi quei passaggi riminesi nel sottopasso della ferrovia con la nausea di Roquentin addosso fanno emergere la solitudine dell'esistenza e l'estraneità degli altri che comprano e vendono e si comportano formalmente in giacca e cravatta, come vuole la disciplina della scuola.
Ma The Times They Are A Changin, siamo nell'autunno del 1967 il corpo del " Che" appare nelle foto come una rinnovata immagine del Cristo morto, come chi "paga di persona" e dagli studenti dell'Istituto Tecnico Industriale di Forlì arriva la richiesta di scioperare per solidarietà con loro che volevano l'orario unico: più tempo per la vita. E perché no? 
L'individuo,nella solitudine della esistenza,incontra gli altri, non per comprare e vendere ma per scambiare emozioni e ricordi, per una lotta comune,per un cambiamento.
Il 30 ottobre 1967 non sono più solo. Entro nella gruppalita'. Migliaia di studenti sciamano per le vie di Rimini, allegri e ridenti. I corpi si ribellano all'ordine disciplinare.
Non entrano nelle scuole,non vanno a sedersi nei banchi. La mosca che non avrebbe dovuto volare, ronza per le strade.
Gli studenti di ragioneria, che erano costretti ad indossare l'uniforme dell'ufficio,giacca e cravatta,sventolano festanti la cravatta che si sono tolti in segno di liberazione. All'ingresso della scuola i picchetti fermano gli studenti, qualcuno entra, si discute, circola l'idea di richiedere non solo l'accorciamento alla sola mattina del orario per gli studenti del ITI ma anche la costituzione di comitati rappresentativi di studenti per ogni istituto. E perché no? Contro potere.
 La moltitudine e' una forza, la gruppalita' e' una forza istituente. 
Che cosa significa? 
Significa che l'aspetto istituito della società, il suo ordine disciplinare, viene contestato nella sua legittimità. Perché  debbo accettare l'imposizione di un modo di vestire,di comportarmi,di un abito che non corrisponde in nulla al mio ideale? 
Qui si manifesta un conflitto fra l'imposizione del super-io,sotto forma dell'altro generalizzato, o del grande Altro, come dice Lacan, e l'io che aveva subito come ineluttabili gli ordini stabiliti nel perimetro circoscritto della propria solitudine che ora si apre agli altri che condividono la sensazione di aria fresca.
Finalmente si respira.
L'aspetto istituente si manifesta come mescolanza di sguardi, pensieri, desideri, ma soprattutto respiri. La gruppalita' e' un respiro ma anche un sospiro che fa entrare aria nuova, la dove c'era asfissia. 
Cospirare e' respirare assieme.
Si percepiscono nuove e impensate via di fuga si condividono orizzonti e ideali dell'io e sorgono vincoli imprevisti, incontri con ragazzi e ragazze sconosciute che ora divengono famigliari. 
Si parla del evento negli autobus, nelle piazze,si scopre il desiderio di gruppalita'che rovescia la formazione individualistica.
La solidarietà reciproca si contrappone alla responsabilità individuale. 
Poi tutto si allarga. Il sentimento del noi è un rizoma che collega quello che di li a poco si chiamerà movimento.
Certo, la gruppalita' e' un noi, un flusso in cui si sperimenta la molteplicità in se è per se, ma anche la consapevolezza di una enunciazione collettiva inedita.
Non più ripetizioni di enunciati altrui ma la felicità di parole sconosciute che entrano nel lessico quotidiano.
Ognuno si scrive il romanzo della propria vita.
Sono eletto nel comitato rappresentativo, ma presto prendiamo coscienza che il movimento non si rappresenta, si vive: e' necessaria la democrazia diretta.
 
Qualcuno dice: 
 
– il Parini ha occupato, dobbiamo occupare anche noi.
 
Già ,il noi gruppale, il noi che convoca  altri noi nel momento istituente della assemblea.
Ed è un desiderio di gruppalita' che ci spinge, e' la gruppalita' a sciogliere gli abiti istituiti ed imposti e a fare sorgere vincoli laterali,identificazioni multiple. 
Una matrice da cui sorgono pensieri, sogni, fantasie e prospettive.
 Lo spazio mentale si apre a orizzonti lontani.
 
In tutto questo dove sta il soggetto? Chi è l'autore di queste vicende? 
E chiaro che non sono io, o meglio non sono solo io.
Che fare quando ci si sente parte di questo "potente spettacolo" ?
 
 citando Withman
 
Che tu sei qui,
che la vita esiste e l’identità,
Che il potente spettacolo continui,
e che tu puoi contribuire con un verso.
 
Quale sarà il mio verso? Non lo so, ma so che ho partecipato ad un lavoro collettivo che è stato votato dalla Assemblea e quel lavoro ad un certo punto dice:
 
"La legge non è fonte di valore ma il valore e' fonte di legge; non è la legge ad originare la democrazia, ma la democrazia ad originare la legge. In nome della democrazia siamo andati contro la legge e abbiamo scelto l'illegalismo"
 
Chi parla qui? E' un soggetto collettivo in cui si esprime la gruppalita' che è anche, in questo caso un soggetto istituente.
 

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