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Invisibili

6 Ott 16

A cura di info_1

Viviamo tempi talmente sovraesposti, iperfarmacologizzati, colmi di rimedi chimici pronti a curare le nuove patologie del dsm che, paradossalmente, chiamarsi fuori da questa logica può apparire la sola resistenza possibile.
Ma in questo mare omogeneo, in questa distesa di aumenti vertiginosi di antidepressivi, pillole per l’impotenza, sedativi somministrati come noccioline, mi chiedo, dove sia la parola del soggetto.
Se riesce ad uscire dalla stanza, dalla famiglia, dall'ufficio, incontra nell’omologazione del pensiero una tenace resistenza al cammino.
Fuori dalla porta, infatti, si trovano in vendita ovunque abiti paranoici per tutte le taglie e per ogni età. Cause esterne già belle che isolate, confezionate e servite ad arte.
Il migrante, il diverso, il disabile, il transessuale, l’omosessuale. Svariate figure pronte a catalizzare sentimenti persecutori diffusi sono disponibili in ogni dove.
Quante persone, uscite di strada , incontrando tutte queste resistenze, sedativi chimici, vivendo un opera costante di scoraggiamento del pensiero autonomo e della parola libera, trovano o troveranno la forza di sedersi su un lettino e dare vita al dispiegarsi delle parole uniche, chiare, distillate che realmente raccontano gli intoppi e le ferite della loro vita?
Per questo la psicoanalisi oggi, deve rivolgersi agli invisibili.
Deve cioè saper bussare alle porte di chi si è barricato, di chi si è isolato, e in deserti silenziosi e privi di dialogo, coltiva una propria cripta fatta di farmaci, abuso di sostanze e dipendenze varie da aggeggi elettronici. Se c’è un furto della parola, è laddove essa oggi è imprigionata.
Gli invisibili, coloro i quali accettano la sospensione della vita a seguito della fine del lavoro.
Senza speranza, desiderio, e alcun sostegno.
Questo è il progetto di sostegno che alcune municipalità hanno accettao di fare proprio, in provincia di Modena.
Dare la possibilità ai non – morti, vittime della ferocia del libero mercato, di ritessere la propria storia. 

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