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JACQUES LACAN, “Il desiderio” (1958-1959)

5 Apr 16

A cura di Mario Galzigna

LACAN: IL DESIDERIO                                                                                            
Propongo
all'attenzione dei nostri lettori il LIVRE VI del Séminaire di Lacan ("Le désir et son interprétation", Paris 2013, ora in uscita per Einaudi, grazie alla curatela di Di Ciaccia).

QUALCHE PAROLA, A MO' DI PREMESSA.

Il desiderio non è articolabile nella parola – di qui l’inconsistenza dell'Altro, la barra sull'Altro – e il fantasma (che era stato concepito come ponte, come cerniera tra il soggetto e l’oggetto) vela e copre questa inconsistenza, mettendo in scena un oggetto insieme immaginario e simbolico, che non arriva mai ad essere completamente reale.
L’oggetto del desiderio è quindi fantasmatico, per la buona ragione che il desiderio stesso non è riducibile a una funzione biologica: di qui la sua dimensione di realtà inafferrabile, anomala, stravagante, imprendibile per chiunque pretenda di dominarlo. Il desiderio si prende gioco di noi: anche quando non viene riconosciuto produce SINTOMI, cioè messaggi che esso stesso nasconde, cela, occulta. 
La libido non può essere interamente assorbita dal fallo, in quanto significante. Cioè: il significante fallico non può rappresentare lo strumento di comprensione di tutta la libido. Lacan arriva a questo esito anche attraverso il commento ad “Amleto” e la centralità assegnata, in esso, alla figura femminile (cioè alla figura della regina madre). 
Il desiderio ci spiazza, ci depista, pur offrendoci continuamente strumenti e ancoraggi che favoriscono il nostro orientamento. Fino a ieri questi strumenti, pur nella loro molteplicità e diversità, ci portavano tutti verso il Padre: verso una mèta comune. Scrive Jacques-Alain Miller, presentando questo Séminaire VI: “Si credeva che il patriarcato fosse una invariante antropologica. Il suo declino è stato accelerato dall’eguaglianza delle condizioni, dall’accresciuta potenza del capitalismo, dal dominio della tecnica. STIAMO USCENDO DALL’ETA’ DEL PADRE”.

Freud appartiene all’età del padre.
Ha fatto molto per salvarlo. La Chiesa ha finito per accorgersene. Lacan ha seguìto la strada aperta da Freud, che però lo ha portato a sostenere che il Padre è un sintomo. Lo mostra, qui, con l’esempio di Amleto”. Questa sottolineatura di Miller, che condivido, dovrebbe necessariamente aprire ad una problematica di tipo storico-genealogico, assente in Lacan: è forse possibile intrecciare – sto solo ponendo il problema, sperando che altri lo affrontino – l'analitica lacaniana con l'approccio "genealogico" inaugurato da Michel Foucault.

Il Séminaire VI (“Le désir et son interprétation”, pp. 618, Le Champ freudien éditeur, 2013) è un’autentica miniera: un pozzo senza fondo dove campeggia un serrato corpo a corpo con il testo freudiano.

Un libro che va STUDIATO, non letto.

E soprattutto: un libro che dovrebbe essere commentato – non certo con fatui e superficiali chiacchiericci, troppo frequenti in rete – da lettori che conoscono a fondo, quanto meno, Freud e Lacan.

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1 commento

  1. galzigna

    Vorrei sentire, tra gli
    Vorrei sentire, tra gli altri, cosa pensano Egidio Errico e Roberto Pozzetti di questo Seminario (Libro VI).

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